VITULAZIO – “Concorso in voto di scambio, con l’aggravante di aver agito avvalendosi della forza di intimidazione del sodalizio camorristico del clan dei Casalesi”. Inizia il processo a carico dell’ex Direttore del Consorzio unico di Bacino per i rifiuti della Provincia di Caserta, il dr. Antonio Scialdone, accusato del reato di voto di scambio, unitamente a Maurizio Fusco, rilevante esponente del clan dei Casalesi e reggente del gruppo Schiavone nell’area di Vitulazio, Grazzanise, Pastorano, Bellona, Triflisco e paesi limitrofi. Il processo, iniziato lo scorso 07-03-2017, innanzi alla Seconda Sezione C del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, di cui è presidente la dr.ssa Maria Francica, vede imputato soltanto Scialdone, poiché il ras Maurizio Fusco è stato già giudicato e condannato con rito abbreviato.
L’accusa era rappresentata dal Pubblico Ministero della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, la dr.ssa Simona Bellucci, mentre l’imputato, il dr. Antonio Scialdone, era difeso dagli avvocati Elio Palombi e Ida Sagnelli. Il boss Maurizio Fusco, già condannato per i reati di associazione di stampo camorristico e di estorsione aggravata ai danni di numerosi imprenditori dell’Agro caleno (come si evince dalle quattro sentenze emesse dalla Corte di Cassazione che si allegano a margine), per tale reato è stato già condannato con il rito abbreviato ad otto mesi di reclusione e circa 12mila euro di multa. Pena, peraltro, ridotta in appello e che ha visto decadere l’aggravante mafiosa (di aver agito avvalendosi della forza di intimidazione del sodalizio camorristico del clan dei Casalesi). Per questo Fusco è stato condannato per il semplice reato di “concorso in voto di scambio”. (Sentenza della Corte di Cassazione – Seconda Sezione Penale n. 20578 del 10-03-2015 – Allegato 1);
Nell’udienza di martedì, ad essere ascoltato come teste dell’accusa è stato il maresciallo Gaetano Pirozzi, in servizio presso il Comando Stazione dei Carabinieri di Vitulazio. Questo procedimento penale, riguardante il cosiddetto “voto di scambio”, ad eccezione degli altri, per i quali Scialdone risulta già indagato dalla Procura delle Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, è aggravato dal metodo mafioso e la pubblica accusa è rappresentata dai Pubblici Ministeri della DDA di Napoli.
Il faccendiere dei rifiuti, Antonio Scialdone, ed il boss del “clan casalesi” Maurizio Fusco, vennero arrestati il 22 luglio del 2014, dai Carabinieri della Compagnia di Capua e della Stazione di Vitulazio, dopo un’articolata indagine condotta dai Magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia, in seno alla Procura della Repubblica di Napoli, dr. Luigi Landolfi e dr. Giovanni Conzo. In quella data, 22-07-2014, aseguito dell’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Napoli, dr.ssa Federica Colucci, vennero predisposti gli arresti domiciliari per Scialdone, mentre Fusco, all’epoca già recluso presso il Carcere di Prato, per scontare diverse condanne accumulate – per i reati di associazione di stampo camorristico ed estorsione aggravata -, venne ordinata solo la notifica dell’ordinanza di arresto, poiché lo stesso già risultava sottoposto al regime carcerario. In seguito, il Tribunale del Riesame di Napoli annullò l’ordine di arresto per Scialdone poiché i suoi legali riuscirono a dimostrare che sui 22 voti promessi da Fusco allo Scialdone, solo 11 conoscenti del capozona del “clan dei casalesi” sarebbero andati davvero a votare. (Sentenza della Corte di Cassazione – Seconda Sezione Penale n. 26776 del 30-04-2013 – Allegato 2)
Difatti, dall’indagine coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Napoli, emerge che lo Scialdone Antonio abbia fornito posti di lavoro al suo amico-boss, Maurizio Fusco, in cambio dei voti del “clan dei casalesi” per sostenere l’elezione della sorella, Giovanna Lina Scialdone, candidata alle elezioni amministrative del Comune di Vitulazio che si tennero nel mese di giugno del 2009. All’epoca dei fatti, la lista “Vivi Vitulazio” – che la spuntò per soli due voti rispetto alla lista avversaria -, capeggiata dal candidato sindaco Achille Cuccari, vide la sorella dello Scialdone la più votata con ben 268 preferenze.
A seguito dello scandalo mediatico-giudiziario del Consorzio unico di Bacino per i rifiuti della Provincia di Caserta, il Nucleo di Polizia Tributaria del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta, durante una perquisizione compiuta presso l’abitazione dell’ex Direttore del citato Consorzio, rinveniva un’agenda dell’anno 2009, sulla quale venivano annotate, con dicitura “voti 6-7giugno-Vitulazio”, una serie di nominativi evidentemente relativi al calcolo dei voti per le elezioni del Consiglio Comunale di Vitulazio, con la specifica indicazione del Fusco Maurizio e di persone a lui vicine. Dall’agenda, sequestrata dalla Guardia di Finanza di Caserta, emergevano elementi di collegamento tra Scialdone Antonio e Fusco Maurizio. Scialdone inizialmente – secondo gli inquirenti – avrebbe glissato sui patti con il referente del “clan dei casalesi”, ma solamente nell’agosto del 2012 la macchina della giustizia iniziò ad indagare sui plateali e pubblici rapporti “d’amicizia” tra il faccendiere dei rifiuti vitulatino ed il referente del “clan Schiavone” per la zona di Vitulazio e Grazzanise. A “vuotare il sacco”, durante un interrogatorio con la DDA di Napoli, fu lo stesso Fusco che confermò di aver dato una mano allo Scialdone, sia per l’elezione della sorella, Giovanna Lina Scialdone, che per la candidatura della compagna, Michela Pontillo, rispettivamente candidate elle elezioni comunali di Vitulazio del 2009 ed alle elezioni per il Consiglio Regionale della Campania del 2010.
Nel 2012 Maurizio Fusco confermò che Scialdone si sarebbe interessato – siamo nel 2010 – alla ricerca di un posto di lavoro per il fratello, Giuseppe Fusco, che verrà poi assunto da una ditta specializzata nella raccolta dei rifiuti solidi urbani, la Ecological Service Srl di Boscoreale – ditta che in passato ha anche ricevuto dei piccoli affidamenti dal Comune di Vitulazio. Oltre a questa prima intercessione, secondo gli atti d’inchiesta prodotti dalla Procura Distrettuale Antimafia di Napoli, Antonio Scialdone, all’epoca dei fatti Direttore Generale del Consorzio di Bacino per i rifiuti della Provincia di Caserta, non si sarebbe interessato soltanto all’assunzione del fratello del “capozona” di Vitulazio del “clan dei casalesi”, ma avrebbe finanche favorito l’assunzione della moglie di Maurizio Fusco, la signora Antonietta Stellato di Bellona, presso la “International Security Guard” di Vitulazio, società di vigilanza non armata che aveva anche ricevuto degli affidamenti di guardiania presso lo stesso Consorzio diretto dallo Scialdone.
Da alcune intercettazioni ambientali, compiute presso il Penitenziario di Benevento, dove Maurizio Fusco era recluso nell’anno 2014, emerge chiaramente da un colloquio avuto con la moglie, Antonietta Stellato, che il capozona del “clan dei casalesi” si lamenta, con i propri congiunti, del comportamento assunto dallo Scialdone in relazione al mancato pagamento delle somme dovute al fratello a titolo di stipendio. Risulta chiaro il riferimento, nel colloquio intercettato in carcere tra i coniugi Fusco-Stellato, all’assunzione di Giuseppe Fusco presso la ditta Ecologial Service e alle spettanze retributive che non erano state corrisposte allo stesso.
Dall’ordinanza a firma del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Napoli, la dr.sa Federica Colucci, notificata allo Scialdone in data 22-07-2013, si legge: “L’unica spiegazione plausibile è che il Fusco abbia garantito quei voti grazie al suo ruolo di capozona del clan dei casalesi nel Comune di Vitulazio, concordemente riferito da tutti i collaboratori di giustizia e che Scialdone Antonio era ben consapevole del ruolo ricoperto da Fusco Maurizio nel clan dei casalesi e del pacchetto di voti che, proprio in tale qualità, lo stesso era in grado di gestire…” – continua il Gip Federica Colucci – “… la gravità del reato contestato, la spregiudicatezza mostrata dello Scialdone nel rivolgersi al capozona del clan dei casalesi per procacciarsi i voti necessari alla elezione della sorella … nonché la circostanza, che analoghi sospetti sono emersi nella tornata elettorale alle regionali del 28 e 29 marzo 2010, in cui era candidata la compagna dello Scialdone, Pontillo Michela”.
La vicenda del “concorso in voto di scambio” tra l’ex Direttore del Consorzio Rifiuti, Antonio Scialdone e il capozona del “clan de casalesi”, Maurizio Fusco, è stata parte integrante di un altro procedimento penale che da poco si è risolto presso la Corte di Cassazione. Stiamo parlando della tentata estorsione, commessa ai danni dei titolari della Dhi – Di Nardi Holding Spa, con sede in Pastorano, per la quale, sono stati condanni (fino al terzo grado di giudizio) sia il Fusco Maurizio che il suo luogotenente, Benito Natale (oggi collaboratore di giustizia). Dalla sentenza di condanna, emessa a carico degli appena citati esponenti del “clan dei casalesi”, tra l’altro si legge: “…gli appuntamenti con i Di Nardi al fine di esercitare esclusivamente una fondata pretesa creditoria nell’interesse del proprio fratello Fusco Giuseppe il quale era stato dipendente della Ecological Service S.p.A. cui era subentrata la DHI S.p.A. e che vantava nei confronti della prima delle due società il pagamento di due mensilità dello stipendio. Il legame tra le due società era legato – a dire del ricorrente – sulla circostanza che l’amministratore di fatto della Ecological Service (tale SCIALDONE Antonio) era cointeressato anche nella gestione della DHI S.p.A.”. Sempre dalla medesima sentenza, si legge: “Per dovere di completezza deve essere ancora aggiunto che nelle more di celebrazione dell’odierna udienza la difesa dell’imputato Natale ha fatto pervenire nella Cancelleria di questa Corte Suprema diverse memorie (anche corredate da allegazioni) relative, in particolare, agli esiti di operazioni di intercettazioni ambientali compiute nel procedimento principale dal quale è stato stralciato quello che in questa sede ci occupa, riguardanti colloqui carcerari tra l’imputato Fusco ed i suoi congiunti all’indomani dell’arresto per i fatti di cui al presente processo, atti dai quali – ha evidenziato la difesa del ricorrente – che il Fusco ed i suoi congiunti erano rimasti sconcertati dell’arresto del Natale il quale, a loro dire, aveva detto la verità al Giudice e che il contenuto della nota “busta gialla” era diverso da quello prospettato dal DI Nardi Alberto riguardando anch’esso la causale del tutto alternativa del recupero degli stipendi arretrati sollecitato da Fusco Maurizio per il fratello Giuseppe. Ha, inoltre, ancora sottolineato la difesa dell’imputato Natale le emergenze documentali (come da produzione di provvedimenti in materia cautelare da parte della difesa dell’imputato) riguardanti i rapporti FUSCO – DI NARDI – SCIALDONE legate ad un mercimonio elettorale individuato nella promessa che Scialdone Antonio aveva fatto per fare assumere presso aziende sulle quali poteva intervenire per mezzo dei suoi poteri di pubblico funzionario Stellato Antonietta e Fusco Giuseppe, rispettivamente moglie e fratello di Fusco Maurizio, affinché quest’ultimo garantisse il sostegno elettorale proprio e dei propri familiari alla sorella del primo – Scialdone Giovanna Lina – candidata alle elezioni comunali di Vitulazio del maggio 2009. Ciò, anche sulla base delle conversazioni intercettate conforterebbe il fatto che il Fusco Maurizio si sarebbe recato dai Di Nardi per risolvere la questione del credito che il di lui fratello Giuseppe vantava in relazione ad alcune mensilità di stipendio arretrate”. (Sentenza della Corte di Cassazione – Seconda Sezione Penale n. 45659 del 21-10-2014 – Allegato 3);
Ricordiamo che il dr. Antonio Scialdone, successivamente alla destituzione del Consorzio Unico di Bacino per i rifiuti della Provincia di Caserta, nell’anno 2010, consolida dei rapporti di amicizia con l’imprenditore dei rifiuti, Alberto Di Nardi di Vitulazio, e lo stesso viene anche ingaggiato come consulente della Dhi – Di Nardi Holding Industriale Spa, con sede in Pastorano. Per completezza e correttezza, anche verso i titolari della Dhi Spa di Pastorano, forniamo uno stralcio dell’ordinanza a firma del Giudice per le Indagini Preliminari in seno al Tribunale di Napoli, la dr.ssa Emilia Di Palma, che su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli (Sostituto Procuratore – dr. Alessandro D’Alessio), in data 05-05-2016, portò all’arresto, tra gli altri, del camorrista Benito Natale e dell’ex Presidente del Consorzio Unico di Bacino per i rifiuti della Provincia di Caserta ed ex Sindaco di Grazzanise, il dott. Enrico Parente (successivamente deceduto). È importante rimarcare che il luogotenente del capozona Fusco, Benito Natale, da pochissimi mesi si è pentito, diventando uno dei più attendibili collaboratori di giustizia per le vicende criminose, allacciate alla criminalità organizzata e contigue sia al mondo dell’imprenditoria che alla politica locale e territorialmente riconducibili non solo per la piana dei mazzoni ma anche all’Agro caleno. (Ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari di Napoli – dott. Emilia Di Palma – eseguita in data 05-05-2016 – Stralci – Allegati 4 e 5)
Questo processo è stato rinviato al prossimo mese di giugno e, in attesa di conoscere le mosse dell’accusa (Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli), è plausibile, salvo qualche altro colpo di scena, cosi come è avvenuto per il Fusco, anche per il dr. Scialdone, che venga meno l’aggravante mafiosa e si procederà, nel giudizio penale, per il semplice reato di “concorso in voto di scambio”, imputazione che si avvicina alla prescrizione.
10-03-2017
Alfredo Di Lettera
4 All – Ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari di Napoli – dott. Emilia Di Palma – eseguita in data 05-05-2016 – Pagine 1 e 25 All – Ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari di Napoli – dott. Emilia Di Palma – eseguita in data 05-05-2016 – Pagine da 122 a 128
SCIALDONE VOTO SCAMBIO REPUBBLICA
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