PIGNATARO M. – Vi proponiamo la mail di un nostro lettore che interviene in merito all’udienza del processo che si è svolto ieri mattina (7 gennaio) e che vede quale persona offesa l’ex vicesindaco Piergiorgio Mazzuoccolo e quale imputato il giornalista Salvatore Minieri. Ecco il testo della lettera:
Gentile direttore,
al processo contro il giornalista anticamorra Minieri c’erano tutti i rappresentanti dell’antiminierismo e qualche persona vicina al clan Lubrano.
Erano tutti presenti, forse sono arrivati a bordo della stessa vettura, organizzata la sera prima. Non parliamo di un gruppo di appassionati delle sette note, giunti trafelati a un importante concerto di raffinata musica da camera, ma dell’accanito gruppo pignatarese che, come comune denominatore, ha almeno una querela prodotta contro il giornalista Salvatore Minieri, da anni impegnato in importanti inchieste sulla camorra e sui più pericolosi clan del meridione.
All’udienza pubblica del 7 gennaio mattina (che vedeva imputato proprio il cronista, querelato, guarda caso, da un altro elemento di spicco del gruppo pignatarese “anti Minieri”, l’ex vicesindaco Piergiorgio Mazzuoccolo) presidiavano l’aula i referenti più accesi dell’antiminierismo militante.
Giulio Parisi, ex socio del boss Raffaele “Lello” Lubrano e firmatario di una querela contro Minieri, giornalista che sarebbe – a detta dello stesso Parisi – troppo attivo e curioso sulle fedine penali altrui.
Il Parisi, al quale qualche tempo fa è stata sequestrata una pistola, qualche tempo fa, si rese anche protagonista di alcune minacce (il tutto denunciato agli organi di Polizia Giudiziaria) contro una congiunta del Minieri (episodio clamorosamente avvenuto fuori casa del giornalista) per un articolo che parlava proprio dei trascorsi del Parisi con la famiglia camorrista dei Lubrano di Pignataro Maggiore; Pietro Ricciardi, titolare di alcune querele contro il giornalista anticamorra (molte delle quali già archiviate), responsabile di un sito internet locale che, stranamente, si interessa solo alle condanne e, molto spesso, alle vicende privatissime della vita del giornalista, ma non accenna a scrivere nemmeno un rigo quando lo stesso Minieri viene assolto o le querele prodotte dal gruppo antiminierista vengono archiviate.
Ricciardi è stato candidato (non eletto perché titolare di un irrisorio pacchetto elettorale) in una lista capitanata dall’ex sindaco Giorgio Magliocca (quest’ultimo accusato di aver cenato con il boss Raffaele Lubrano) ed è stato miracolato proprio dall’ex primo cittadino con un posto, dalla remunerazione notevole, nella Pignataro Patrimonio, municipalizzata che si occupa della raccolta rifiuti a Pignataro. Pietro Ricciardi, secondo una scottante inchiesta del sito di giornalismo investigativo “pignataronews.myblog.it”, sarebbe stato a conoscenza della frequentazione di Giorgio Magliocca con il boss Raffaele Lubrano già dal 2003, ma avrebbe omesso di scriverlo per anni sul sito del quale ora è responsabile.
Non poteva mancare un elemento da pattugliamento esplorativo della famiglia Magliocca. Era, infatti, presente all’udienza – manco fosse il processo di Norimberga – persino Alfonso Magliocca, fratello dell’ex sindaco di Pignataro, Giorgio Magliocca, quest’ultimo finito in carcere per circa un anno per 416 bis e in attesa di sentenza per questioni riguardanti proprio i suoi incontri con il boss Raffaele Lello Lubrano (lo stesso mafioso che era in società con l’altro antiminierista Giulio Parisi, presente al processo).
La presenza ai processi contro Minieri di alcune persone che, direttamente o indirettamente, hanno intrecciato rapporti di vario genere con la sanguinaria e potente famiglia Lubrano di Pignataro, sembra essere una coincidenza sempre più inquietante e pericolosa per il cronista originario di Pignataro Maggiore.
A completare il quadro, c’era Piergiorgio Mazzuccolo, già segnalatosi nel 2010 per un divieto di dimora che gli era stato irrogato nell’ambito dell’inchiesta “Biopower”. Mazzuoccolo rivestiva il ruolo di querelante contro Minieri per alcuni comizi che il giornalista professionista tenne nella campagna elettorale del 2011 proprio a Pignataro Maggiore. Piergiorgio Mazzuoccolo era vicesindaco nella giunta dell’arrestato sindaco Magliocca e, incredibile a credersi, solo qualche anno prima era stato il primo a denunciare all’antimafia i rapporti tra il boss Lubrano e il Magliocca (alcune cene in un ristorante della zona), salvo poi essere folgorato sulla via per la vicesindacatura, candidandosi proprio con il tanto vituperato Giorgio Magliocca.
Insomma, un processo più seguito di quello che scaturì dal delitto Fenaroli, più intenso in termini di pathos di quello dell’omicidio di Wilma Montesi.
Strano però che a seguire le fasi processuali contro Salvatore Minieri siano persone che hanno querelato sempre e costantemente il giornalista quando lo stesso ha affondato le mani delle sue inchieste in fatti riferibili alla camorra. Elemento non secondario della vicenda, sono le certificate frequentazioni con ambienti della pericolosissima camorra locale di alcuni componenti del gruppo che non si perde un’udienza contro Minieri: quel gruppo che ormai tutti conoscono come “la congrega dell’antiminierismo”.
Da ricordare che nel 2008 Minieri fu anche vittima di un terribile attentato camorristico: colpi di fucile contro il suo cancello nella notte tra il 20 e il 21 gennaio di quell’anno. Inutile sottolineare che la Giunta di allora, composta anche da Giorgio Magliocca e da Piergiorgio Mazzuccolo, preferì stranamente non portare alcun messaggio di solidarietà al giornalista professionista e alla sua famiglia. Minieri stava indagando sui beni dei clan e sulla loro gestione da parte degli organi politici.
Lettera firmata