“Svizzera dei Clan”: il Puc è la madre di tutte le mafie – per la magistratura potrebbe essere la grande occasione per smantellare la borghesia mafiosa e per annientare la struttura “familiare”- criminale della potente e sanguinaria cosca Lubrano – Occorre un agguerrito pool di magistrati impegnati sul “caso Pignataro Maggiore”

“Svizzera dei Clan”: il Puc è la madre di tutte le mafie – per la magistratura potrebbe essere la grande occasione per smantellare la borghesia mafiosa e per annientare la struttura “familiare”- criminale della potente e sanguinaria cosca Lubrano – Occorre un agguerrito pool di magistrati impegnati sul “caso Pignataro Maggiore”

PIGNATARO MAGGIORE – Il Puc (Piano urbanistico comunale, ex Piano regolatore) di Pignataro Maggiore, famigerata città conosciuta quale “Svizzera dei clan”, è naturalmente la madre di tutte le mafie, il concentrato di ogni appetito affaristico nato sotto l’ombrello delle collusioni politico-criminali. Le grandi manovre sono in atto o già in parte perfezionate; e a nulla servono le presunte buone intenzioni di chi dice che terrà gli occhi aperti sugli interessi delle cosche e sulle connesse complicità istituzionali. Nella “Svizzera dei clan”, infatti, terra di un vasto apparato di distorto consenso sociale per i boss mafiosi, i prestanome possono essere numerosi, con la conseguenza che è molto difficile individuare gli insospettabili cui sono intestati terreni riconducibili alle cosche (in particolare alla potente  e sanguinaria “famiglia” locale dei Lubrano). Il Puc, pertanto, dovrà per forza essere un grande banchetto camorristico-mafioso.

Si tratta di uno scenario tutto negativo, tutto da buttare? Paradossalmente, il Piano urbanistico comunale potrebbe anche rappresentare – a nostro avviso – un’occasione da non perdere, un fatto positivo nel senso che tra poco diremo. La magistratura, per esempio, con indagini molto approfondite e sofisticate sul Puc, potrebbe cogliere il momento giusto per smantellare la rete dei prestanome e dei complici (politici, imprenditori, professionisti, la borghesia mafiosa insomma) del clan Lubrano e con essi annientare la struttura propriamente “familiare”-criminale della pervasiva consorteria.

Vero è che per la magistratura e le forze dell’ordine si tratta di operare in una situazione ambientale difficilissima, ma è altrettanto vero che non si può creare un latifondo mafioso e poi riciclarlo con il Puc senza lasciare nessuna traccia. Un dettaglio da cui partire ci può essere, ci deve essere. Saremmo felici di vedere all’opera non un singolo magistrato (o singoli magistrati) al lavoro sul “caso Pignataro Maggiore”, ma un agguerrito pool di magistrati impegnati nella più bella indagine antimafia che sia mai stata fatta in Campania, proprio a Pignataro Maggiore, “Svizzera dei clan” e testa di ponte dei “corleonesi”.

Rassegna Stampa

articolo di Rosa Parchi

da pignataronews.myblog.it

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