Dopo le bocciature di Cosentino, Landolfi e del suo delfino Magliocca, tanto cabaret per il congedo

Dopo le bocciature di Cosentino, Landolfi e del suo delfino Magliocca, tanto cabaret per il congedo

CASERTA – “In Campania la situazione è drammatica”. Questo è il giudizio inequivocabile che Claudio Scajola ha dato del Popolo della Libertà campano (e non solo), all’indomani della presentazione delle liste. L’ex ministro non poteva fotografare in modo più chiaro la situazione nel partito sfilato dalle mani di Nicola Cosentino. L’epurazione dell’ex sottosegretario rappresenta la fine di un’epoca caratterizzata dal controllo totale della politica e delle istituzioni, da parte di un gruppo guidato da “Nic ‘o merican” e composto da gente come Mario Landolfi, Gennaro Coronella, Paolo Romano e Pasquale Giuliano. Dai presunti rapporti con il clan del deputato casalese, alla gestione del consorzio dei rifiuti Ce 4 fino alla costruzione della centrale a Turbogas di Sparanise (la centrale dell’inciucio, così come l’affaire rifiuti, controllato in combutta con il centrosinistra), questo gruppo ha esercitato un notevole potere reale che si avvaleva addirittura dei buoni auspici di Prefetti casertani (da Maria Elena Stasi a Paolino Maddaloni, entrambi candidati da Cosentino).

L’enorme potere di influenza e di condizionamento esercitato a vari livelli (tanto da fruttare incarichi di sottosegretario e di ministro in settori chiave), avrebbe potuto comportare una uscita di scena “onorevole” dalla politica che conta e, invece, il gruppo cosentiniano è stato “licenziato” dal duo Alfano – Berlusconi in modo indecoroso e quasi comico.  Secondo Karl Marx, infatti, la storia si ripete prima come tragedia e poi come farsa, ma in Terra di Lavoro la storia si ripete prima come buffonata e poi come una barzelletta. E per il deputato azzurro e la sua banda non è andata diversamente: tutti costretti a raccontare maldestramente improbabili storie e a nascondere comiche verità.

Non può che essere bollata come cabarettistica l’esclusione di Cosentino che il 16 marzo (con l’insediamento del nuovo parlamento), in virtù delle ordinanze di custodia cautelare che pendono sulla sua testa con accuse gravissime, rischia di finire in carcere. “O’merican” dopo aver minacciato pandemie e ritorsioni, una volta trombato, ha provato a scappare con le liste (anche se il Pdl ha smentito la circostanza) e poi – mestamente – ha dichiarato: “Pensavo che il mio partito e il presidente Berlusconi potessero tenere in piedi una cultura garantista, perché il mio partito vedeva e vede tante persone indagate”. Per la serie: ma con tanti indagati, proprio con me ve la dovete prendere?

In tema di commedia, però, il più folkloristico è stato l’ex ministro Mario Landolfi. Qualche mese fa aveva tentato lo strappo con Cosentino, per cercare di accreditare la sua neonata corrente come quella degli onesti e scavalcare l’amico Nicola nelle gerarchie campane del partito. Lo stratagemma non ha funzionato e don Mario da Mondragone è stato messo da parte. In una dichiarazione al Corriere della Sera, l’ex alleanzino ha dichiarato: “La gente guarderà a quale Maradona si è dovuto fare spazio. E se Maradona non lo troverà, si regolerà”. Insomma, non c’era esempio migliore per rendere appieno l’idea. Con Maradona si va sul sicuro.

Ma anche chi in parlamento non si è mai seduto e avrebbe voluto fare il grande salto, è stato costretto a motivare in qualche modo il niet dei vertici pidiellini. L’ex consigliere provinciale Giorgio Magliocca, imputato in almeno cinque processi, pensava di poter avere maggiore fortuna nel partito più garantista del globo, ma tuttavia è andata male. L’ex sindaco ha spiegato: “Domenica 20 gennaio ho un contatto con il senatore Nitto Palma. Mi comunica il numero con il quale sarei stato candidato. Non era quello che mi avevano indicato da Roma (dal 6° al massimo 15° posto). Dopo una breve ma intensa discussione rifiuto la candidatura”. In altri termini, oltre ad essere inserito nel listino bloccato, Magliocca avrebbe voluto anche la certezza di essere eletto, ma quando questa è arrivata, “qualcuno” aveva portato via le liste (“…mi chiedono di correre urgentemente a Benevento per firmare nuovamente la lista e di consegnare nuovamente il certificato elettorale perché non si trovava più la documentazione”). Insomma, ognuno si congeda dal pubblico come meglio gli riesce.

Red.pol.

 

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