Processo Caleno: sentiti un altro boss e il comandante dei carabinieri di Pignataro, Di Siena. Il 20 si ritorna in aula

Processo Caleno: sentiti un altro boss e il comandante dei carabinieri di Pignataro, Di Siena. Il 20 si ritorna in aula

PIGNATARO M. – Continuano a sfilare testimoni davanti alla seconda sezione della Corte d’Assise del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nell’ambito di uno dei procedimenti nati all’indomani dell’operazione “Caleno” (quello che vede imputati Raffaele Ligato, i figli Pietro e Antonio, il pentito Giuseppe Pettrone, Primo Letizia, Michele Lettieri, Maurizio Mauro e Pietro Mercone). Questa mattina (7 novembre) sono saliti sul banco dei test il boss Domenico Buonomano, il comandante della stazione dei carabinieri di Pignataro Maggiore, Antonio di Siena, e Gennaro Simonetti, militare dell’Arma a riposo. Il ras della camorra (per lui già due condanne per associazione per delinquere di stampo mafioso, già passate in giudicato), chiamato in causa dal boss Cesare Tavoletta, ha confermato di aver passato un periodo detentivo nel carcere di Lanciano, dove avrebbe incontrato proprio il capoclan di Villa Literno. Buonomano ha ammesso di conoscere Raffaele Ligato ma di aver avuto maggiori contatti con la famiglia del pentito Antonio Abbate.

Il maresciallo di Siena, invece, ha descritto alcune delle operazioni condotte contro il clan Lubrano – Ligato. Tra queste, il servizio di controllo che portò i carabinieri a fermare Giuseppe Pettrone e Primo Letizia, i quali, a bordo di una Fiat Tipo in via del Conte, – secondo quanto racconta anche lo stesso collaboratore di giustizia – attendevano l’ok per dare avvio ad una azione intimidatoria nei confronti del direttore dell’ex Silia, per indurlo a pagare il pizzo alla locale cosca criminale. Il racconto del comandante dell’Arma si è poi incentrato sul ritrovamento di una bomba carta, munizioni, parti di armi di guerra e droga, in uno stabile di via Vittorio Emanuele nel quartiere Partignano di Pignataro Maggiore, sottoposto a perquisizione dai carabinieri l’8 novembre 2007 e per il quale furono sottoposti a fermo Pietro, Antonio Raffaele e la sorella Felicia Ligato. Il suggerimento fu dato proprio da Pettrone, il quale indicò come “deposito” delle armi del clan anche la villa bunker confiscata ai Ligato e un terreno nei pressi del nuovo campo sportivo. Sulle indagini riguardanti il clan pignatarese, è stato interrogato anche Simonetti.

Nella prossima udienza (martedì 20 novembre) saranno chiamati a deporre altri tre test. Avvalendosi dell’ex articolo 195 del codice di procedura penale, il pubblico ministero Liana Esposito ha richiesto la deposizione del tenente dei carabinieri, Cerro, mentre il collegio difensivo (composto dagli avvocati Antonio Di Micco, Luciano Polizzi, Angelo Raucci, Mariano Omarto, Alessandro Barbieri, Giuseppe Romano, Carlo De Stavola, Nicola Filippelli, Emilio Martino) ha chiesto di sentire il dottor Lorenzo Di Camillo e il titolare della ditta di onoranze funebri, Silvio Cenname – sarebbero stati indicati da “uccello” come vittime di estorsioni. Entrambe le richieste sono state accolte dal presidente della Corte d’Assise, Maria Alaia. In quella sede, inoltre, la corte dovrà sciogliere anche la riserva sulla richiesta delle parti, le quali – sempre appellandosi all’articolo 195 c.p.p. – hanno richiesto anche l’escussione di Raffaele Piccolo, Enrico Chierchiello e Pasquale Vargas.

Red.cro.

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