Omaggio alle monache Clarisse che abitano il convento di Pignataro Maggiore per le quali pregare Dio è la cosa più importante non solo nel giorno di Pasqua – È anche un nostro invito alla lettura per credenti e non credenti

Omaggio alle monache Clarisse che abitano il convento di Pignataro Maggiore per le quali pregare Dio è la cosa più importante non solo nel giorno di Pasqua – È anche un nostro invito alla lettura per credenti e non credenti

PIGNATARO MAGGIORE – Pure a Pignataro Maggiore la Pasqua 2020 (con annessa Pasquetta) potrebbe essere ricordata perché non è stata l’occasione tribale per ingoiare in soli due giorni il cibo che a un essere umano sarebbe sufficiente per vivere almeno un’intera settimana. Non dobbiamo divertirci per forza, non siamo costretti a rischiare la pelle correndo in automobile verso qualche fogna a cielo aperto che ci ostiniamo ancora a chiamare mare; potremmo addirittura prendere in mano uno di quegli ordigni che definiamo libri, ma forse dovremmo ribattezzarli “liberi” perché aiutano a pensare, educano alla libertà. Leggere non per laurearsi, non per diventare colti o sapersi difendere dalle accuse in tribunale, non per diventare giornalisti e poi vendersi al potere o per trovare un qualsiasi lavoro (magari, come piace ai genitori di tutti i giovani pignataresi e alle fidanzate ragazze da marito: “Sotto le armi”). Avere un lavoro è utile, ma non è il destino, non è la missione. “Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. (…) E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro” (Vangelo di Matteo, capitolo 6, versetti 26, 28 e 29).
Ci hanno raccontato che in questi tempi di Coronavirus e di didattica a distanza, a uno zelante docente che intendeva segnalare quale fosse la ricetta magica per un futuro migliore (con brillante carriera post-accademica per l’allievo) una madre ha così risposto: “No professore, l’unica cosa importante è pregare Dio”. La fede ci interroga tutti e su tutto. E inquieta chi non è stato predestinato a ricevere questo immenso dono. Arrivare sulla collina di San Pasquale (Pignataro Maggiore), a Pasqua e Pasquetta in tempi di Coronavirus (o in pieno agosto, quando il resto del folle mondo è in fila da ore agli svincoli autostradali nei pressi dei centri commerciali, frutto di menti criminali), non si può non pensare a chi – le monache Clarisse – al di là delle mura del convento è stato chiamato (la vocazione!) a credere che, come per la madre sopra ricordata, l’unica cosa importante è, appunto, “pregare Dio”. “Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati” (Lettera di San Paolo ai Romani, capitolo 8, versetti 28, 29, 30).
Nella giornata di Pasqua la luce sulla collina di San Pasquale si è mostrata in tutto il suo splendore. Ma forse neanche serviva a consacrarne l’incanto. Scendere poi verso piazza Umberto I, vuota, poteva – senza retorica – avere un sapore di rimpianto. “E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente. Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello” (Apocalisse di Giovanni, capitolo 21, versetti 21, 22 e 23).
E’, il nostro, non solo un omaggio alle monache Clarisse ma anche un invito alla lettura delle Scritture citate (per credenti e non credenti). Le foto che pubblichiamo sono state scattate nella giornata di Pasqua 2020 dal giornalista Enzo Palmesano. Avvertenza finale, restate a casa: è ovviamente vietato andare sulla collina di San Pasquale senza giustificati motivi (per esempio se non siete un cronista che deve scattare delle fotografie per una testata giornalistica o scrivere questo articolo). “Ciascuno rimanga nella condizione in cui era quando fu chiamato” (San Paolo, Prima Lettera ai Corinzi, capitolo 7, versetto 20).

Red. Cro.

 

 

 

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