“Caso Pallante”: la replica di Mario Turino. Otto punti per chiarire (dal suo punto di vista) la questione

“Caso Pallante”: la replica di Mario Turino. Otto punti per chiarire (dal suo punto di vista) la questione

PIGNATARO M. – Pubblichiamo la lettera di Mario Turino che, in merito agli articoli pubblicati nei giorni scorsi sul “caso Pallante” e sulla maxi speculazione che si vorrebbe realizzare con la variante cosiddetta “ad maccheronum”, precisa alcune questioni:

Mi corre l’obbligo di intervenire per rispondere ai continui tentativi di diffamazione cui sono stato sottoposto, pubblicati rispettivamente  il 4 e il 5 novembre u.s. sul sito caleno24ore dal titolo: “Tra stampa, “amici” e strani “disoccupati”, tutte le pressioni per la variante “ad maccheronum” ai Pallante  e -Da Pignataro a Fondi: spuntano gli affari della famiglia Turino in una interrogazione del dipietrista Pedica,.  La Sig.na o Sig.ra “Rosa Parchi”, come si firma il soggetto che scrive tali articoli, cerca, palesemente, di sputare veleno contro la famiglia Turino e in particolar modo contro il sottoscritto, reo, secondo il suo giudizio, di tutte le possibili ed impossibili macchinazioni politico-sociali e imprenditoriali della Campania e ora anche del Lazio. E’ da precisare che la campagna  diffamatoria ha inizio nei lontani anni ’80 quando mi stabilii a Pignataro per gestire i terreni agricoli di proprietà, ed ebbi modo di relazionarmi con la famiglia Bovenzi “i re”.

In merito alla summenzionata tendenziosità degli articoli intendo precisare e confutare quanto ad arte viene riportato “ solo parzialmente” nei due articoli a firma della “Parca Rosa” in merito ai:

  1. legami affaristici  con famiglie mafiose, limitati a due acquisizioni di beni,  utilizzati uno per attività agricola e l’altro  per la realizzazione di un’unità abitativa personale. Delle stesse acquisizioni  esistono atti pubblici, la cui assoluta e totale regolarità è stata completamente accertata in seguito ad una serie di dienunce denunce che hanno dato la stura ad una penetrante attività investigativa da parte delle competenti autorità giudiziarie, la quale ha sortito ESITI NEGATIVI CHE HANNO ATTESTATO E CERTIFICATO PIENAMENTE LA REGOLARITÀ DEL MIO OPERATO. I PRESUNTI “legami affaristici” tanto paventati nell’articolo sono legati a queste due acquisizioni, non esistendo altro rapporto personale con i soggetti menzionati nell’articolo. A supporto di quanto affermato voglio ricordare che, a differenza di tanti “paladini di giustizia”, sono personalmente stato, nel lontano 1991, oggetto di minacce ed atti intimidatori da parte di un esponente di spicco dei clan locali. Tutto è agli atti della locale stazione CC, infatti inizialmente  denunciai l’accaduto e poi, con il maresciallo Tipaldi e altri carabinieri, collaborai alla sua cattura e alla successiva condanna….. L’esponente camorristico risultava poi essere certo Scamperti, killer camorristico,  condannato per le minacce subite e per la richiesta del pizzo ad anni 4 e mezzo. Subii altre minacce ed atti intimidatori da parte dei clan quando mio padre era impegnato nella realizzazione di sedici villette a schiera a Riardo. Uomini del clan camorristico prima fecero irruzione nel cantiere poi, con le armi in pugno, intimarono agli operai di abbandonare i lavori per riprenderli solo quando avessi contattato “chi di dovere”. Non accettando tali imposizioni denunciai l’accaduto ai carabinieri di competenza. Conseguentemente furono esplosi numerosi colpi d’arma da fuoco contro gli immobili in costruzione. Nulla di tutto ciò conosce e riporta la “Sig. ra Parchi”
  2.  Per quanto attiene “al grande affare fatto da Turino ed altri con la vendita del terreno” per la realizzazione del pastificio Pallante – che cita “Rosa Parchi” nei suoi articoli – preciso che il presunto “grande affare”  della vendita del terreno,  inizialmente interessava i signori  Bovenzi G, figlio di Michele,  Bovenzi G., di Vincenzo,  delle sig.ne Bovenzi, eredi Giovanni, e in minima parte un mio terreno, (circostanza, questa, che la “Sig. ra Parchi” deve aver dolosamente rimosso) poiché l’individuazione dell’area da occupare ed acquistare da parte del pastificio Pallante era ricaduta sul terreno antistante il bivio di Pignataro, direzione Calvi.  Tale progetto venne però successivamente accantonato, a causa del fatto che l’estensione del terreno non era corrispondente alle esigenze del pastificio, nonché per alcuni gravami archeologici che insistevano su una parte dell’area. Solo in una seconda fase fu individuato il terreno poi realmente acquistato che, come affermato dalla stessa “Rosa Parchi”, appartiene in parte anche alla parrocchia di Teano ed in parte alla famiglia Castaldo.
  3. Per ciò che riguarda la vicenda della surroga nella carica di consigliere comunale dalla quale fui momentaneamente ed indebitamente destituito, come ricorda “Rosa Parchi”, va necessariamente precisato, per onore di verità, che fui oggetto di accurata attività investigativa con esito anche stavolta del tutto negativo tanto che dopo pochi mesi, sempre con decreto ministeriale, fui reintegrato, a pieno titolo, nel consiglio comunale di Pignataro Maggiore.
  4. In merito ai rapporti con il Palladino, ulteriormente menzionati dalla “Parchi”, preciso che questi sono iniziati negli anni ’80, quando lo stesso era collaboratore di mio padre Antonio, da cui ha acquisito capacità imprenditoriali tali che, intorno alla metà degli anni ’90, gli hanno permesso di iniziare attività in proprio. Il nome del figlio Antonio si ritrova nella società a responsabilità limitata “Kiwees” in quanto detentore fiduciaro delle quote azionarie di mio fratello Salvatore.
  5. 5.         “Rosa Parchi” arriva poi financo ad inventarsi un inesistente, fantomatico e non meglio specificato “supporto” che il sottoscritto avrebbe offerto al Parisi Giulio, tramite Facebook, “per la sua campagna di diffamazione contro gli investigatori anticamorra”. A prescindere dal fatto che la pubblicista omette di chiarire in cosa consista o in che forme si sia manifestato tale “supporto”, in ogni caso la stessa sembra ignorare che qualsiasi attività fatta su Facebook rimane incancellabile e sempre riscontrabile, in ogni momento, e pertanto la invito fin d’ora a fornire, a me stesso o agli investigatori, le prove di questa sua ennesima menzogna, in caso contrario si ritenga già querelata!
  6. 6.         Con la seguente ulteriore affermazione “Rosa Parchi”, afferma che:  “lo stesso Turino ha potuto sicuramente beneficiare dei vergognosi ritardi investigativi che per tanti anni hanno caratterizzato Pignataro Maggiore, città tristemente nota come la “Svizzera dei clan”. Parole che riecheggiano come note e già sentite, tanto che sembra di leggere uno dei tanti articoli di altre giornaliste, come Silvia Ravera e Maria Cavalieri.
  7. Anche il secondo articolo dal titolo  “Da Pignataro a Fondi…”  E’ completamente falso in quanto il sottoscritto non ha nulla  a che vedere con la Società agricola immobiliare Fondi – SAIF SpA. La predetta società, originanata dalla vecchia  Agrim SpA, di cui era socio mio padre  quando aveva semplici attitudini agricole, con produzione di kiwi e di asparagi, ha subito una ripartizione azionaria, nel 1989,  a seguito di azione legale da parte di mio padre Turino Antonio. Da tale periodo con la AGRIM SpA non esiste alcun tipo di contatto o di rapporto, figurarsi con la SAIF Immobiliare.
  8.  Per quanto riguarda “ le cointeressenze” con  la Pignataro Calcio, menzionate dalla “Signora Parchi”,  voglio premettere che ho fatto vivere, durante la mia presidenza, a quei “pochi” sportivi pignataresi, un sogno rincorso da tempo, offrendogli la gioia di numerose vittorie che han permesso alla squadra di salire dalla terza categoria alla promozione portando in alto il nome ed il prestigio del nostro paese in tutta la regione. Ritenuto che l’esperienza fosse stata soddisfacente, invece di vendere il titolo ed incassarne la quota, pari a circa € 15.000, ho ritenuto più opportuno donarlo al paese tramite la gestione del comune, con l’impegno vincolante di non doverlo mai vendere. Il sindaco dell’epoca, che lui accusa di cointeressenze, era Giorgio Magliocca che responsabilmente, in qualità di diretto rappresentante del comune, si prese momentaneamente carico delle sorti della società in quanto essa rappresentava un bene comune per la nostra collettività. Prassi questa che viene normalmente seguita da tanti altri presidenti di società di calcio e amministratori, talvolta anche a livello professionistico e che tutti gli sportivi conoscono. Eccetto “Rosa Parchi”.

Mario  Turino ( Fernando)

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