In tutto il continente europeo a partire dagli albori dell’era moderna si scatenò una cruenta repressione ad opera delle classi dominanti contro la cultura delle classi subalterne e popolari. Questo conflitto, passato alla storia come “Caccia alle streghe”, vide perseguitate donne (ma anche uomini) che praticavano antichi rituali, curavano con rimedi naturali e arcaici, erano custodi di tradizioni e usanze che affondavano le loro radici nella notte dei tempi. L’archivio storico arcivescovile di Capua custodisce numerosi documenti in merito a processi celebrati contro streghe e fattucchiere; e proprio da queste fonti storiche è stato attinto il prezioso materiale per scrivere il libro a cura di Augusto Ferraiuolo “Agata la palermitana – Un processo per stregoneria nella Capua del XVII secolo” (Edizione Frammenti, 261 pagine, 12 euro) nel quale – grazie alle carte processuali – viene ricostruita la vicenda di questa donna che all’epoca dei fatti era considerata una delle streghe più potenti in circolazione nella città campana. Augusto Ferraiuolo non è nuovo in questo campo di studio, anzi da anni raccoglie testimonianze orali e miti popolari, svolge un instancabile lavoro di ricerca sulle fonti processuali del Sant’Uffizio, ha pubblicato già diversi anni fa saggi in cui veniva approfondita la storia della stregoneria e delle credenze delle classi subalterne in epoca moderna nel territorio della sua città.
Il nuovo libro è per alcuni versi il compimento di una serie di studi che lo avevano portato alla pubblicazione del saggio “Pro exoneratione sua propria coscientia” in cui già compariva l’oscura figura di Agata la palermitana e della sua lunghissima e affascinante vicenda processuale. Nell’attuale volume Augusto Ferraiuolo in un certo qual modo “dirige” un’orchestra di studiosi, storici e psicologi – tra cui il linguista Antonio Del Castello e il teologo e archivista Francesco Ciociola – che analizzano la vita di Agata sotto diversi aspetti, al fine di fornirne un quadro complessivo dal punto di vista storico, antropologico e anche psicologico.
Agata era una “fattocchiera” e – in seguito a una denuncia sporta presso il tribunale del Santo Uffizio di Capua da parte di una sua vicina di casa il 12 dicembre del 1677 – il suo mondo segreto e le sue pratiche magiche vengono disvelati con pressanti interrogatori. La donna è accusata di praticare rituali proibiti e demoniaci (ricostruiti in dettaglio nel volume) per provocare la morte, per guarire dalle malattie o per incantare amori non corrisposti. Si tratta di racconti a volte dai connotati fantastici e fiabeschi, come ad esempio quello relativo a uno scarafaggio che Agata teneva legato con una cordicella d’argento e che nutriva come fosse un animale da compagnia. Il libro a cura di Augusto Ferraiuolo è ricco di documenti storici e di approfondimenti sulla cultura tradizionale, grazie al quale è possibile comprendere i meccanismi sociali che portarono a una delle più pesanti repressioni contro le donne appartenenti delle classi subalterne nell’epoca moderna.
Massimiliano Palmesano