CAPUA – Ringrazio il Signore, che mi ha scelto e condotto per mano per sentieri non ancora noti. Per 17 anni ho fatto il Parroco in un quartiere povero, afflitto da tante sofferenze umane e spirituali.
Ho consumato le diverse polacchine per stare vicino alla gente. Sempre con fare spedito ho percorso i diversi tratti stradali per andare ad insegnare Filosofia al Liceo del Seminario e Religione al Liceo Statale “Carducci” di Nola.
Sono stato un ottimo educatore dei giovani fervorosi, intelligenti. Oggi hanno una rappresentatività a livello nazionale.
Nella chiesa del Carmine ho parlato sovente con la Madonna, consegnando la mia vita. Ella mi ha risposto, guardandomi nel cuore. Ho amato la povertà, amando il loro luogo di dolore, la loro quotidianità inquieta e stanca, il loro grido di angoscia. Sono stato impastato di umanità, di fede indiscussa, appassionate.
La Croce è stata la mia salvezza, che lentamente ho visto, dapprima all’orizzonte e poi sempre più vicina.
Sono trascorsi 25 anni di Episcopato. Ricordo ogni cosa come se vedessi tutto in un giorno, senza scansione del prima e del dopo.
Anche da vescovo ho continuato la mia stessa vita. Sono fatto così e non so cambiare. La stanchezza alcune volte mi prende, ma poi continuo sempre più a lavorare. Conosco abbastanza i miei difetti per negarli!
Sono portato quasi irrazionalmente a trasferire negli altri la mia natura benevola, ma qualche volta, poi, mi accorgo che sono stato ingannato.
Allora desidero cambiare, ma mi accorgo che persevero nel mio errore.
Varie volte mi avvedo che faccio opere di supplenza alla cattiva volontà, infingarda, degli altri, che poi sono sempre pronti a criticare e a non fare niente.
Nei problemi della sofferenza ilprimo impatto sembra sereno; poi scende nel cuore il dramma del vivere quotidiano come profonda ferita dell’anima.
Sono sincero, vero, aperto, accogliente. Mi appassiona la filosofia, la grecità, l’arte.
Non sono legato alla vita, ho paura del dolore, non della morte.
Amo la Croce, la Vergine del Carmine, i poveri. Sogno un mondo diverso, che non esiste. Da buon cristiano mi cibo di silenzio e di solitudine, come linguaggio interiore del mio spirito. Nel silenzio, la pace che tocca il cuore.