Al lettore di romanzi italiani spesso può capitare che gli arrivi tra capo e collo un dilettante, qualche personaggio che vuole fare l’investigatore a tempo perso nei ritagli di tempo rubati al suo lavoro vero – per esempio – di cantante lirico o direttore d’orchestra. Lo scrittore Giancarlo De Cataldo ha però resistito alla tentazione e si è meritoriamente limitato a fare del protagonista da lui creato un semplice appassionato di musica lirica, un melomane come si dice. Per il resto l’autore è rimasto sul professionale: chi indaga in “Un cuore sleale” (Einaudi, 256 pagine, 17 Euro) lo fa per mestiere, è il pubblico ministero Manrico Spinori, qui impegnato in un nuovo caso (quello precedente è nel romanzo “Io sono il castigo”).
La trama. Natale è vicino e Manrico Spinori si ritrova solo in una Roma fredda e umida: tanta malinconia, ma è lo scenario ideale per concentrarsi su un mistero che pare un autentico «giallo della camera chiusa» (un classico). Quando il mare di Ostia restituisce il cadavere del palazzinaro Ademaro Proietti – un soggetto che ha le mani in pasta nelle vicende politiche ed economiche romane – l’iniziale ipotesi è che sia annegato in seguito a una disgrazia, cadendo dal suo enorme yacht; ma c’è qualcosa che non sfugge al fiuto dell’investigatore: un piccolo indizio che potrebbe richiedere per l’episodio una spiegazione alternativa. E qui ci fermiamo per non sottrarre nulla al colpo di scena finale, perfetto nel suo genere.
Alla conclusione del romanzo ci si arriva con piacere, presi da una scrittura di cui forniamo un assaggio ai nostri lettori: «Manrico aspirò un odore composto, che sapeva di salmastro, alghe corrotte, catrame, acido fenico e pioggia. L’odore del porto. Amava quell’odore. Gli ricordava l’infanzia. Le gite in barca. Le ore passate a rosolarsi al sole. E l’adolescenza. Il turbamento delle prime forme femminili intraviste fra passerelle, arenili e cabine. Certe compagne dai capelli fini, il loro timido incedere su gambe troppo lunghe, troppo sottili. La sua curiosità assillante: dove andranno a finire quelle benedette gambe? Ma stava divagando. Era scomparso un uomo».
Il protagonista del romanzo, pubblico ministero Manrico Spinori, ha le carte in regola per farsi seguire con attenzione; ma nemmeno la sua collaboratrice, ispettora Deborah Cianchetti (bel personaggio), è da sottovalutare. Del resto, è lo stesso Manrico Spinori a chiedersi se si è lasciato suggestionare dall’abitudine a pensar male dell’impulsiva ispettora Cianchetti, il più recente acquisto della sua squadra investigativa. Potremmo chiederci se pure lo scrittore Giancarlo De Cataldo sia rimasto preda di una segreta suggestione provocata da quel suo personaggio femminile, allo stesso modo di “certe compagne dai capelli fini, il loro timido incedere su gambe troppo lunghe, troppo sottili”.
Red. Cro.