L’Islam è una grande religione universale che ha prodotto una civiltà estremamente complessa e affascinante grazie al suo libro sacro – il Corano – rivelato da Allah al profeta Maometto: la lingua e la letteratura araba, gli edifici religiosi, l’arte e le tradizioni islamiche oggi rappresentano la base su cui poggiano la fede e la cultura di un insieme enorme di popoli differenti, circa 1,8 miliardi di persone, il 23 per cento della popolazione mondiale. Il secondo volume del “Dizionario dell’Islam (K-Z)” (Jaca Book, 386 pagine, 50 Euro) a cura di Mircea Eliade continua il lavoro intrapreso nel primo tomo sulla scorta della monumentale “Enciclopedia delle Religioni” che lo studioso rumeno del sacro aveva in progetto di trasformare in dizionari indipendenti per una maggiore diffusione dei temi trattati. Questo secondo volume del “Dizionario dell’Islam” contiene alcuni dei lemmi fondamentali per la comprensione della religione musulmana. In apertura troviamo infatti il termine Ka’ba (il Cubo), il più importante santuario dell’Islam situato al centro della moschea aperta Haram, alla Mecca in Arabia Saudita. La Ka’baè, sia dal punto di vista spirituale sia da quello geografico, il faro della vita di ogni fedele musulmano: indica la qibla, il riferimento preciso verso cui ci si deve rivolgere per prostrarsi durante le cinque salat (preghiere obbligatorie) quotidiane.
Il musulmano, dall’arabo muslim, fa atto di sottomissione di sé a Dio e tale concezione di fede si esprime anche materialmente nella pratica degli obblighi prescritti durante la preghiera. Tale atto di sottomissione impegna ogni musulmano come credente di fronte a Dio e, come persona, lo unisce in modo inscindibile alla sua comunità chiama Umma. La preghiera si fonda sulla rivelazione ricevuta e trasmessa da Maometto, profeta dell’ultimo e ultimo profeta che ha richiamato sia il mistero di Dio creatore e misericordioso sia l’imminenza del Giudizio: per tale motivo viene anche chiamato il “Sigillo dei Profeti”. Ogni musulmano afferma la sua fede nel Tawhidovvero l’unicità di Dio, Creatore e dispensatore di tutti i beni necessari, Signore del Giorno del Giudizio, cui è dovuta ogni lode.
L’ayat Allah,che significa “Il Segno di Dio”, è per i musulmani la prova della creazione e il fondamento della loro fede professata attraverso la Sahada, in cui si dichiara l’unicità di Dio e la chiusura della sua rivelazione da parte di Maometto. La professione di fede costituisce l’esperienza di Dio di ogni musulmano e la sua testimonianza di adesione al credo dell’Islam.
Ogni essere umano è considerato come una creatura animata dal soffio di Dio e per tale motivo gli uomini devono rispondere delle proprie azioni al Creatore. Da questa condizione derivano gli obblighi sanciti nei cosiddetti “Cinque Pilastri” dell’Islam, vale a dire le pratiche cultuali di ogni credente che sono la testimonianza di fede (sahada), la preghiera obbligatoria (salat), l’elemosina legale (zakat), il digiuno nel mese di Ramadan(sawm) e il pellegrinaggio alla Mecca (Hajj).
Entrambi i volumi del “Dizionario dell’Islam” rappresentano un ottimo approccio per comprendere il mondo islamico, la fede nel Dio unico su cui si basano le preghiere quotidiane, il digiuno del mese di Ramadan, l’emozionante e mistico pellegrinaggio alla Mecca, tutti elementi che costituiscono il fondamento storico della fede musulmana e il motore del dinamismo dell’Islam moderno.
Massimiliano Palmesano