E’ in vendita sul noto sito di commercio elettronico Amazon il primo libro dell’avvocato Salvatore Piccolo: “Il Calice di San Vitaliano – Storia e culto di un santo patrono”. Un libro autoprodotto e pubblicato direttamente da Amazon sia in formato cartaceo al prezzo di 13 Euro sia in formato ebook (kindle) al prezzo di 7,5 Euro. La curiosità di conoscere la storia del Santo Patrono della propria cittadina ha spinto l’autore in un viaggio alla ricerca di antichi luoghi scomparsi da ritrovare. Una storia documentata che riguarda nello specifico San Vitaliano, vescovo di Capua, patrono di Catanzaro, di San Vitaliano in provincia di Napoli e di Sparanise in provincia di Caserta, ma che può essere la storia di un patrono di una qualsiasi cittadina dell’Europa cattolica. La cultura cristiana, dalle origini ad oggi, rappresenta in questo caso il filo conduttore del viaggio. Un racconto con fini divulgativi, ma che ha la pretesa di riportare fatti storici documentati e realmente accaduti. Il lettore incontrerà cavalieri e monaci, re ed artisti, papi, cardinali e vescovi, tutti in un qualche modo legati al culto del Santo Patrono. Una serie di ritratti inediti o inaspettati, evocati dai luoghi e dai monumenti. Storie di santi e di villani, ma anche miti e leggende alimentati dalla fede popolare a volte inspiegabili. Il viaggio parte dagli albori del cristianesimo attraversando il Medioevo per arrivare all’età moderna senza trascurare misteri ed enigmi frequenti nelle storie medievali. Il libro, scritto durante il periodo della pandemia, è documentato con fonti a volte molto antiche.
L’obiettivo del libro è quello di rintracciare notizie storiche certe sulla figura di San Vitaliano e sul suo culto. Avendo a mente che nel 988, secondo le scritture del Chronicon Volturnensis, l’abbate Roffredo del monastero bendettino di San Vicenzo al Volturno edificò a Sparanise una chiesetta. Nell’esaminare le fonti storiche l’autore evidenzia che esistono diversi aspetti enigmatici intorno alla figura del Santo. Un vero e proprio mistero che ha portato Salvatore Piccolo in un viaggio lungo tutto il Medioevo passando anche attraverso l’intervento di un successore di San Vitaliano sulla cattedra di Capua, il cardinale Roberto Bellarmino (canonizzato nel 1930), sino ad arrivare a Giovanni Paolo II, ultimo Papa a visitare l’antica diocesi di Capua Vetere che pure volle lasciare un messaggio teologico, legato alla Cristologia ed alla connessa Verginità della madre di Cristo, non secondario e, forse, legato al pensiero del Santo vescovo di Capua, oggi patrono di Catanzaro, San Vitaliano (NA) e di Sparanise.
A Sparanise dove intorno all’anno 1000 venne edificata una chiesa “vocabula sancti Vitaliani”, secondo le scritture del Chronicon, nel 1658 – è documentata la datazione della statua – i fedeli costruirono una statua lignea dove, alla base, sono incastonati alcuni resti mortali che visibili ad occhio umano, secondo la tradizione riportata da fonti storiche locali, sarebbero parte delle ossa della coscia del Santo. Ancora nel 1630 un canonico capuano, Michele Monaco autore di una monumentale opera (scritta in latino) di documentazione di tutte le cose sacre capuane, avvertiva come le spoglie di San Vitaliano non si sapeva con precisione che fine avessero fatto, data per certa la morte a Montevergine, e sicura la traslazione da quel monastero come vedremo anche per via del fatto che Guglielmo da Vercelli , santo perché riconosciuto fondatore del monastero irpino, nel 1124 costruì quella che, secondo la sua versione, sarebbe stata la prima chiesa della Beata Vergine, cancellando qualsiasi traccia del predecessore capuano.
A Sparanise resta lo stemma con il calice sormontato da tre stelle ed ornato di due bisce, calice che conserva intatti i suoi misteri, non avendo alcuno sino ad oggi ben chiarito le ragioni dell’antico stemma. Forse è legato alla custodia dei resti di San Vitaliano? Recentemente alcuni lavori pubblici nella zona della chiesetta hanno alimentato la curiosità degli storici locali. Se sotto la chiesetta fosse presente una cripta? D’altra parte perché mai l’abate Roffredo doveva costruire una chiesetta? E’ noto che nell’anno mille tutte le chiese, costruite nella Longobardia minor, avevano una cavità sotterranea, custodivano sepolcri e cose simili. Può essere l’eventuale cripta “il calice” di San Vitaliano? Chissà, magari avviando una campagna di scavi in quella zona potrebbero verificarsi scoperte sensazionali.
Red. Cro.
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