Lo scrittore Maurizio De Giovanni è napoletano e visceralmente tifoso del Napoli. Il suo nuovo romanzo “Fiori per i Bastardi di Pizzofalcone” (Einaudi, 272 pagine, 18,50 Euro) è dedicato in questo modo napoletanissimo: “A mia madre. Il fiore più bello”, mentre noi pensiamo in lingua partenopea che “ogni scarrafone è bell’ ‘a mamma soia”. Il libro comincia con un omaggio alla zona di Napoli resa celebre pure da una serie televisiva ispirata ai personaggi di Maurizio De Giovanni: “Prima di morire, dovreste regalarvi un giorno di primavera a Pizzofalcone. L’ideale sarebbe il primo, perché gustereste per intero il passaggio di testimone dall’inverno; l’attimo in cui l’aria acquista una vena di dolcezza, un retrogusto appena percettibile di altri profumi, e qualche suono che ancora non c’era e adesso giunge alle orecchie tese all’ascolto”.
Come in ogni “noir”, ecco il morto. E dove lo ammazzano? Se avete risposto: “A Pizzofalcone”, avete indovinato. Ma nel romanzo di Maurizio De Giovanni, a parte Napoli e la napoletanità, non c’è nulla di prevedibile, anzi la storia si fa leggere con attenzione crescente dalla prima all’ultima pagina, con la voglia di capire come andrà a finire, per scoprire l’assassino insomma. Trama: la vittima è Savio Niola, proprietario di uno storico chiosco di fiori; un delitto che sconvolge Pizzofalcone, perché l’anziano era amato da tutti nel quartiere. Lo consideravano una specie di «nonno civico», che non avendo una famiglia propria si prodigava per quelle degli altri. Aiutava i giovani spingendoli a studiare, cercando di tenerli lontani da strade senza ritorno; chiunque si rivolgesse a lui poteva contare su una parola gentile, su un po’ di attenzione, se necessario su un sostegno materiale. Eppure è stato letteralmente massacrato. Chi può avere tanto odio, tanta rabbia in corpo da compiere un gesto simile? Poco tempo prima l’uomo si era esposto contro il racket che taglieggia i commercianti della zona, ma la pista della criminalità organizzata non convince i Bastardi, ancora una volta alle prese con un caso difficile da cui, forse, dipendono le sorti del commissariato. Un commissariato che, per loro, è ormai molto più di un luogo di lavoro. Come per il defunto Savio Niola era il suo chiosco.
Red. Cro.