L’inizio del XX secolo è per l’Italia il momento della genesi del fumetto. Il fatto che oggi sia saldamente radicato nella cultura giovanile – grazie anche alla grande influenza del Giappone avuta negli ultimi anni con i popolarissimi “manga” – distoglie l’attenzione dall’origine indigena del fenomeno. L’epopea delle storie a vignette raccontata da Pier Luigi Gaspa nel suo libro “Dal signor Bonaventura a Saturno contro la Terra” (Carocci, 280 pagine, 21 euro) inizia nel 1908: il “Corriere dei piccoli”, inserto del “Corriere della Sera” dedicato ai più giovani, è il primo veicolo di diffusione costante della nuova formula grafico-letteraria. Dalla creatività di Paola Lombroso Carrara (figlia del noto criminologo e psichiatra Cesare Lombroso) si struttura l’idea di una rivista settimanale dedicata ai più piccoli a scopo sia di intrattenimento sia pedagogico. Le storie appena nate erano fortemente influenzate dal mondo americano ed anglosassone; le prime strisce, infatti, erano adattamenti di lavori esteri. Caratteristica peculiare delle opere, una volta importate, era l’assenza delle famose “nuvolette”; oggi una costante del genere, ma che inizialmente furono messe da parte: le parole erano affidate a delle didascalie in rima poste sotto i disegni. Si trattava di soluzione escogitata per esigenze di riproduzione delle tavole; d’altra parte donava un tocco nazionale a uno stile doverosamente degno di un popolo che pure sulla letteratura e la poesia fondava la propria identità culturale.
I “giornalini”, in breve tempo, si diffusero nello Stivale, ma solo dopo essere passati sotto un’attenta revisione dovuta all’esigenza di rendere il genere familiare e comodo nella realizzazione e la riproduzione in tipografia. Personaggi provenienti da oltreoceano così si italianizzavano, a volte con nomi che ora possono sembrare improbabili e goffi per i protagonisti di una storia avvincente, abituati come siamo agli inglesismi: il primo fra tutti fu Baster Brown, in Italia Mimmo Mammolo. Solo in un secondo momento arriveranno protagonisti prettamente locali come il Signor Bonaventura (ideato da Sergio Tofano), personaggio che ritroviamo nel titolo del volume; il sottotitolo è: “Agli albori del fumetto in Italia (1908-1945”). Saranno poi gli anni ’30 e ’40 che daranno un’ulteriore svolta, a seguito del conflitto mondiale e delle influenze del regime fascista, con l’apertura di uno spazio più ampio per le strisce italiane sulle testate giornalistiche. Nonostante le contingenze, sono comunque questi gli anni (precisamente l’inizio dei ’30) in cui i giovani italiani iniziarono a conoscere il famosissimo Topolino o Flash Gordon i quali riusciranno a resistere nell’immaginario collettivo nonostante la censura fascista. Si inaugurerà passo dopo passo, così, anche la grande diffusione del genere comico e di avventura, fino ad arrivare alla divulgazione del fantascientifico al quale Pier Luigi Gaspa dedica un’attenzione particolare nel suo libro. Una storia a tratti dimenticata, fatta di esigenze culturali mutate numerose volte nel corso della prima metà del secolo scorso (il libro, come si è visto, tratta degli anni che vanno dal 1908 al 1945). Non resta che mettersi comodi e farsi accompagnare in questo viaggio da Pier Luigi Gaspa che di striscia in striscia, passando per rime e “nuvolette”, ci accompagnerà con il suo libro alla scoperta di un mondo bellissimo non solo per i più piccoli ma per tutti coloro che nella commistione di disegni e parole trovano un modo per vivere avventure fantastiche.
Dario Palmesano