Quali furono le idee e gli errori dei giovani volontari fascisti che andarono consapevolmente (e fanaticamente) a morire in battaglia? Una risposta prova a darla Aldo Grandi in “Gli eroi di Mussolini” (Diarkos, 304 pagine, 18 Euro), un libro dedicato a “Niccolò Giani e la Scuola di Mistica fascista”: una ricerca su diari e carteggi privati completata da un’appendice di documenti inediti, fra i quali le annotazioni dal fronte dello stesso Niccolò Giani e le lettere dagli scenari di guerra di altri ferventi mussoliniani.
La cosiddetta “Scuola di Mistica fascista” – definizione paganeggiante che attirò le critiche del Vaticano -, istituita nel 1930, aveva lo scopo di mettere ordine nel magma ideologico e formare la nuova classe dirigente del regime fascista attraverso il culto fideistico del “Duce”. Al centro di tutto c’erano le parole d’ordine di Benito Mussolini che segnarono a tal punto questi intellettuali, giornalisti, scrittori, docenti e militanti politici da indurli al supremo sacrificio della vita. Nel suo libro Aldo Grandi riporta una parte di un discorso del capo del fascismo proprio ai membri della “Scuola di Mistica fascista”: “Ogni rivoluzione ha infatti tre momenti: si comincia con la mistica, si continua con la politica, si finisce nell’amministrazione. Quando una rivoluzione diventa amministrazione, si può dire che è terminata, liquidata. Potrei dimostrarvi che tutte le rivoluzioni sono passate attraverso questo ciclo: noi che conosciamo la storia dobbiamo impedire che la politica scivoli nell’amministrazione”. Parole che evidentemente accendevano gli animi, che facevano sognare – in maniera contraddittoria – una vera rivoluzione e che portarono un’intera generazione a un immane disastro. Per quei “mistici” del fascismo era d’obbligo la polemica anti-borghese, la voglia di mettere da parte la classe dirigente che – a loro giudizio – aveva tradito lo spirito originario e autentico del regime, che si era, appunto, imborghesita (naturalmente, Mussolini escluso). Dal sogno all’incubo: quello della incommensurabile vergogna dell’antisemitismo. Poi la fine di tutto, per molti la morte ancor prima del crollo del fascismo. Come per Niccolò Giani, fondatore e direttore della “Scuola di Mistica fascista”, nato nel 1909 e caduto in guerra nel 1941, medaglia d’oro al valor militare.
Red. Cro.