“Un rifugio vicino al cielo” di Aurora Cantini: storia di ebrei in fuga da guerra e Shoah

“Un rifugio vicino al cielo” di Aurora Cantini: storia di ebrei in fuga da guerra e Shoah

Un bellissimo e commovente libro di Aurora Cantini, “Un rifugio vicino al cielo” (Silele Edizioni, 168 pagine, 16 Euro), racconta le vicende di alcune famiglie italiane di religione ebraica nascoste dal 1943 al 1945 ad Ama, piccola frazione del comune di Aviatico, Orobie Bergamasche, tra perquisizioni e sfollati, sulla base della testimonianza diretta di Giuditta Maria Usubelli, che non ha mai dimenticato la sua amica di infanzia Elsa Iachia e i suoi fratelli e cugini. È la storia di una fuga (verso la Svizzera) e di un ritorno (verso casa), di un amore grande per la vita e di un intero paesino con i suoi abitanti che divenne culla e rifugio per 17 persone che scappavano dalla guerra, dall’orrore, dalla Shoah. Erano cinque famiglie legate da parentela che abitarono nelle case messe a loro disposizione da alcuni paesani, a loro volta imparentati. Di quelle famiglie e di quei bambini oggi sono rimasti pochi sopravvissuti ormai anziani, i quali, grazie ad una meticolosa ricerca, si sono messi a disposizione per  riuscire a ricostruire, anche solo parzialmente, le vicende di  cui sono stati protagonisti, fornendo fotografie e documenti preziosi.
L’autrice del libro, Aurora Cantini, poetessa e scrittrice, vive proprio ad Aviatico, paesino dell’Altopiano bergamasco. Il libro presenta anche due scritti introduttivi rispettivamente del sindaco di Aviatico, Mattia Carrara, e del regista Enrico Grisanti. Tutti loro – e anche molti altri – affascinati da una storia ricca di valori e di coraggio, nata e cresciuta germogliando da semplici gesti di solidarietà, fino ad arrivare ad un’amicizia semplicemente autentica. Uno sforzo collettivo di memoria. Scrive tra l’altro il sindaco: “In seguito grazie alla febbrile opera di ricerca storica della nostra poetessa Aurora Cantini fu possibile chiudere il cerchio verificando la reale esistenza delle famiglie Jachia e Lascar dando un volto a quei nomi per noi ancora misteriosi. Di queste fonti storiche ci restano oggi le riprese di Enrico Grisanti che ha messo al servizio della nostra comunità la sua grande esperienza di documentarista ed esperto della Shoah”.

Red. Cro.

Commenta con Facebook