Le culture degli esseri umani fin dalla preistoria hanno fatto ricorso ai racconti mitici che, insieme ai riti e ai simboli, costituiscono le costanti del vissuto religioso di una popolazione. Julien Ries (1920-2013), cardinale, storico delle religioni e teorizzatore dell’antropologia religiosa fondamentale, è il curatore de “Il mito” (Jaca Book, 283 pagine, 50 Euro), un volume che ospita i contributi, corredati da tavole e foto a colori, di numerosi studiosi ed esponenti di culture diversissime tra di loro. La composizione è stata condotta da Julien Ries nello stesso periodo in cui stava lavorando a “Il trattato di Antropologia del Sacro”, opera alla cui stesura avevano partecipato decine di autorevoli studiosi. Metodo utilizzato anche per il libro ora edito da Jaca Book che si presenta come un compendio sull’uso e sul senso del mito in diverse culture.
Nei capitoli del volume, i racconti mitologici vengono analizzati da vari punti di vista: una studiosa navajo, Trudy Griffin-Pierce, accanto a Gianfranco Ravasi, attuale “ministro della cultura” del Vaticano, la sinologa Christine Kontler e lo studioso di Omero (il liberatore dai miti) Paul Wathelet; per il mondo indù Michel Delahoutre, per quello delle Americhe precolombiane Davide Domenici, per l’Africa subsahariana Ivan Bargna, per il mito di Demetra Dario M. Cosi, per i miti dell’antica Roma Natale Spineto; e ancora, per i giochi di parole e i miti dell’antico Egitto Michel Malaise. Il mito è presente anche nella preistoria e di questo tema si occupa direttamente il curatore Julien Ries.
Il mito è un racconto costitutivo di una cultura, di una sapienza diffusa, di riferimenti fondamentali: può riguardare un grande impero o caratterizzare la tradizione di una piccola tribù. Da sempre i miti si presentano come racconti sacri ed esemplari che di solito si riferiscono ad avvenimenti collocati in un tempo primordiale, fornendo all’uomo un senso determinante per il suo comportamento. Una delle sue funzioni principali, oltre a quella “pedagogica”, è quella simbolica che svela il legame tra essere umano e sacro. Nelle società tradizionali il mito è connesso intimamente al rito e attraverso i rituali si opera la riattualizzazione ciclica del mito stesso che rappresenta un concreto ritorno alle origini e alla creazione: in questo modo esso diventa canale di rinnovamento e generatore di nuove forze. I miti cosmogonici rivelano la creazione, la condizione umana e i principi che reggono il mondo. Il racconto mitico è quindi legato indissolubilmente a immagini e simboli, per questo motivo si presta a essere illustrato e spiegato attraverso rappresentazioni grafiche. Le illustrazioni contenute nel libro riguardano monumenti, dèi e simboli dell’antichità, oltre che scene del Kumbha Mela, il più grande pellegrinaggio del mondo che si tiene all’incrocio del Gange con altri due fiumi sacri a indù, buddhisti, jainisti, sikh e altri credenti indiani. Immagini e testi ripercorrono quindi il lunghissimo rapporto tra essere umano e racconto mitico: un rapporto antico quanto la storia dell’uomo.
Massimiliano Palmesano