A 27 anni dall’omicidio di don Peppe Diana occorre una riflessione teologico-politica sulla sua visione profetica: è giusto chiedersi se il sacerdote assassinato dal terrorismo della camorra sia stato il più intelligente politico della sua terra

A 27 anni dall’omicidio di don Peppe Diana occorre una riflessione teologico-politica sulla sua visione profetica: è giusto chiedersi se il sacerdote assassinato dal terrorismo della camorra sia stato il più intelligente politico della sua terra

CASAL DI PRINCIPE – Nel giorno dell’anniversario dell’assassinio di Don Giuseppe Diana desideriamo offrire ai nostri pochi ma affezionati lettori un ulteriore argomento di riflessione sulla sua figura, oltre a quelli già noti e che sono al centro delle prese di posizione della Chiesa Cattolica, dei giornalisti, delle associazioni, dei Boy Scouts, dei semplici cittadini che amano il sacerdote di Casal di Principe. A noi sembra che il significato della missione e della vocazione di Don Giuseppe Diana vada analizzata, finalmente – senza nulla togliere alla dimensione religiosa e pastorale, di cui abbiamo stima e rispetto -, anche sotto il profilo politico. Ci chiediamo da molti anni se Giuseppe Diana (sacerdote, ma pur sempre uomo del suo tempo, in quello specifico ambiente sociale e civile) sia stato il più intelligente politico della sua terra, di moltissime spanne superiore a quelli che fanno i sindaci, gli assessori, i consiglieri comunali, i deputati e i senatori. Dotato di una visione (i credenti cattolici usano la parola “profezia”) di cui non si trova traccia finanche in quei “politici” propriamente detti che a volte si sforzano di servire il loro paese con disciplina e onore, ma non hanno la struttura culturale per guidare l’uscita dal quel “contesto” (come direbbe Leonardo Sciascia). Per non parlare dei collusi con i clan criminali o diretta espressione delle cosche e della camorra imprenditrice.
L’intelligenza politica di Don Peppe Diana, la sua statura di concreto pensatore politico appare indiscutibile a chi ha avuto il privilegio di stargli vicino, di parlargli e impegnarsi con lui; ma anche chi ha “solo” letto i suoi scritti e studiato la narrazione della sua presenza profetica nella vita di tutti i giorni non può non ritenere che unicamente la sua lucidissima analisi appare idonea a offrire una speranza, ad aprire un varco nell’assedio politico-criminale che opprime la sfortunata provincia di Caserta, a cominciare dall’Agro aversano.
Sono trascorsi 27 anni dall’assassinio di Don Peppe Diana, dal vile omicidio politico-camorristico, dal brutale dispiegarsi del terrorismo mafioso. Ma il tempo trascorso non ha reso, a nostro avviso, inutile un convegno – quando si potrà svolgere, speriamo – sulla visione di Giuseppe Diana, sul suo pensiero politico. Non sarebbe un fuor d’opera, meno che mai una provocazione mediatica, di quelle che tanto piacciono a certi giornalisti. Qualcuno forse ci inviterebbe – e farebbe bene, dal suo punto di vista – semmai a organizzare un seminario teologico su Don Peppe Diana, alla luce del fatto che se ne chiede la beatificazione. Non ci sembrano in contraddizione il convegno di analisi politica, da un lato, e il seminario di carattere teologico, dall’altro. La valenza teologico-politica di Don Peppe Diana (nel più vasto scenario della grande potenza teologico-politica della Chiesa Cattolica, come si è storicamente sedimentata nel corso dei secoli) ha ancora molto da dire alla Terra di Lavoro. Ne riparleremo appena possibile, convinti come siamo che non può esservi teologia senza politica, né politica senza teologia.

Rassegna stampa

articolo di Rosa Parchi

da pignataronews.myblog.it

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