Il professor Alessandro Barbero ormai è come se fosse il conducente di una macchina del tempo, i suoi scritti ci hanno portato un po’ ovunque tra le pieghe della storia: dal mondo antico al Medioevo e al Risorgimento; questa volta la direzione è la Guerra di Secessione americana. Nel suo nuovo libro, “Alabama” (Sellerio, 272 pagine, 15 Euro), ci accompagna nei caldi stati del sud degli Stati Uniti d’America, all’ombra del porticato della casa di Dick Stanton, un reduce di guerra intervistato da una giovane ricercatrice.
Il vecchio Stanton, un suddista convinto, sulla sedia a dondolo inizia a raccontare le vicissitudini di una fase storica complicata. Nel dialogo tra i due, Alessandro Barbero plasma un romanzo avvincente, carico di verità storiche veicolate dal punto di vista dei due protagonisti. La struttura del libro è molto ben definita: ogni capitolo, nella prima parte è caratterizzato dal racconto di Stanton, crudo, razzista, a tratti nostalgico; dove l’unico rimorso che traspare è quello di aver perso la guerra. In conclusione di ogni paragrafo, invece, il professor Alessandro Barbero lascia il racconto alla giovane ricercatrice, con i suoi punti di vista e le sue opinioni sull’uomo che ha di fronte per la sua intervista.
Probabilmente, la scelta di pubblicare proprio in questo periodo un libro del genere non è casuale: negli Stati Uniti d’America il discorso sul suprematismo bianco e i diritti della comunità afroamericana sono all’ordine del giorno, soprattutto dopo l’omicidio di George Floyd e le proteste del movimento BLM (Black Lives Metter) e il ritorno sulla scena politica del Black Panther Party (partito nato per fronteggiare gli abusi degli uomini in divisa). L’autore ha ben colto il momento giusto per parlare di un argomento che non è propriamente suo, essendo egli professore di storia medievale; ma al suo solito riesce a destreggiarsi benissimo pure in questo periodo storico, come se avesse – si diceva in all’inizio di questo nostro articolo – una macchina del tempo.
E’ ovvio che Alessandro Barbero non è un costruttore di macchinari fantascientifici; ci accompagna in questo viaggio nel passato che non passa solo dopo aver trascorso una parte della sua vita all’interno di archivi, su libri e documenti. “Alabama” dipinge nel migliore dei modi la mentalità di uno sconfitto della Guerra di Secessione, i suoi ricordi, le immagini dei suoi commilitoni, il suo rapporto con i “negri”, i “mussolini” (musulmani) che “sorprendentemente” come i giudei non mangiavano maiale. I sudisti erano uomini da un lato fortemente razzisti, dall’altro profondamente cattolici, leggevano e rileggevano la Bibbia, usavano il credo come collante anche se alla fin fine non erano propriamente “uomini di chiesa”. Anche questa volta Alessandro Barbero ha fatto centro: rende la storia un racconto avvincente alla portata di tutti.
Dario Palmesano