Il libro a cura di Alessandro Ghisalberti e Antonio Tarzia, “Cassiodoro primo umanista” (Jaca Book, 205 pagine, 20 Euro), è l’occasione per conoscere meglio una delle figure più straordinarie del suo tempo, ma anche capace di interrogare e stimolare il nostro presente. Flavio Magno Aurelio Cassiodoro, oltre la fortuna di una ammirevole e lucida longevità (a 93 anni firma l’opera “De ortografia”) godeva anche di una personalità poliedrica. Fu politico di razza, fine letterato, biblista profondo (unico scrittore ecclesiastico latino a commentare l’intero Salterio). Il “De anima” e i suoi commenti biblici lo rivelano mistico sulla via della perfezione, pur essendo uno spirito eminentemente pratico. Dopo 40 anni di impegno politico con i re goti a Ravenna, da Teodorico a Vitige, si dimise da magister officiorum e praefectus praetorio dopo l’eccidio dei senatori di Roma da parte di Vitige. A 70 anni si ritira nei suoi possedimenti in Calabria e fonda due monasteri: Vivarium, sulle rive del fiume Pellena, e, sulla collina, il Castellense. Originalità assoluta, imitata da tutti i grandi monasteri medievali, lo scriptorium, con un centinaio di monaci amanuensi e miniaturisti che salvano la Bibbia, i libri dei Padri della Chiesa e i testi laici classici della cultura greco-romana. Cassiodoro aveva fatto della parola scritta e tramandata ai posteri un sacramentale. Fu il primo umanista amato e studiato dai più colti e liberi spiriti dei mille e cinquecento anni che ci separano da lui. Ha scritto Benedetto XVI: Cassiodoro, “uomo di alto livello sociale, si dedicò alla vita politica e all’impegno culturale come pochi altri nell’Occidente romano del suo tempo. Forse gli unici che gli potevano stare alla pari in questo suo duplice interesse furono Boezio e il futuro Papa di Roma Gregorio Magno”.
Il volume raccogliere testi di Marco Beck, Agnese Bellieni, Giovanni Bonanno, Massimo Cardamone, Antonio Carile, Milena Carrara, Ester Cuzzocrea, Alfredo Focà, Alessandro Ghisalberti, Elio Guerriero, Laura Mapelli, Giorgio Montecchi, Roberto Osculati, Joseph Ratzinger-Benedetto XVI e Patrizia Stoppacci. Nell’introduzione Franco Cardini sottolinea tra l’altro: “Oggi però – e ormai da tempo, e irreversibilmente – la critica storiografica, come dimostrano i saggi qui riuniti, ha riassegnato a Cassiodoro il ruolo che merita nella storia del suo tempo. La sua vita politica fu quella di un uomo coinvolto precocemente, per un destino familiare ancora prima che personale, nelle vicende di un’epoca terribile; l’aver servito un progetto politico di grande interesse, lungimiranza e coraggio quale fu quello teodoriciano, avendo contribuito ampiamente a qualificarne la memoria, non può esser giudicata opera da poco. Dopo il tracollo del regno goto e l’esilio costantinopolitano, anche la decisione di volgere le spalle al mondo per dedicarsi alla trasmissione della cultura e allo studio delle Scritture è una scelta alla quale va attribuito il giusto peso, evitando gli eccessi di valutazione – quando non addirittura le esplicite calunnie – di quanti l’hanno voluto dipingere come un opportunista, un debole, un ‘pagano’ travestito da cristiano e protagonista di una conversione soltanto superficiale”.
Red. Cro.