Il romanzo d’esordio di Laura Marzadori, “L’altra metà delle note” (HarperCollins, 240 pagine, 18,90 Euro), narrato in presa diretta, ci trasporta nel mondo della musica in maniera coinvolgente. E nelle pagine risuona una colonna sonora emozionante davvero unica, classica e moderna allo stesso tempo. La trama: Tina è una giovane violinista e da sempre insegue il suo grande sogno, vivere di musica. A soli tre anni ha iniziato a pizzicare le corde di un violino e ha scoperto la bellezza delle note e il loro potere ammaliatore grazie ai suoi genitori e alla Maestra Fiò. Da quel momento tutta la vita di Tina è ruotata intorno a quello strumento magico, fino ad arrivare a un passo importante: l’ingresso in una delle più prestigiose accademie musicali; un esordio folgorante. Per fare questo passo la protagonista deve lasciare la sua famiglia e trasferirsi nella Grande Città dove va a vivere con Katia, un’eccentrica coinquilina appassionata di moda. E così tutto cambierà nella vita della violinista: la quotidianità, le amicizie, i punti di riferimento e persino i desideri. L’incontro poi con la carismatica ma temuta direttrice d’orchestra Sheila Hunter segnerà una svolta inattesa nel suo percorso: da un lato una repentina ascesa professionale, dall’altro un baratro emotivo accompagnato da un tormentato rapporto con il cibo.
Laura Marzadori è nata a Bologna nel 1989 e fin da piccolissima ha capito di voler fare la violinista più di ogni altra cosa. Grande amante della musica, ha vinto numerosi premi nazionali e internazionali. Giovanissima è diventata primo violino di spalla dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano, un ruolo prestigioso che le permette di lavorare a fianco dei più grandi direttori al mondo, tra cui Daniel Barenboim e Riccardo Chailly.
Ecco un assaggio della scrittura di Laura Marzadori: “Seguo il suono del piano ma è l’orchestra che mi risuona in testa. Mi pare di sentire Fiò che ci dice ancora prima di salire sul palco: E adesso, bambini, scordatevi di tutto quello che vi ho insegnato, pensate solo a suonare e fatelo col cuore. La grande carica che ho dentro, ricca di tensione positiva, si trasforma in libertà di esprimermi, mi emoziono, mi stacco da tutto ciò che è materiale e sento che la musica va libera, come se non avesse bisogno di me”.
Red. Cro.