“Donne nel Sessantotto” (il Mulino, 312 pagine, 14 Euro) è un interessante libro che tratteggia sedici ritratti biografici di persone che hanno partecipato, anche senza essere militanti, a quel grande passaggio d’epoca. Così Franca Viola che si ribellò agli arcaici costumi siciliani e rifiutò il matrimonio riparatore, così Mara Cagol che pagò con la vita la scelta del terrorismo brigatista. Due ribellioni diverse, una pacifica e una violenta, emblematiche di quegli anni. E in mezzo ci sono le altre, Amelia Rosselli, Carla Accardi, Patty Pravo, Giovanna Marini, Perla Peragallo, Krizia, Emma Bonino, Rossana Rossanda, Carla Lonzi, Letizia Battaglia, Annabella Miscuglio, Mira Furlani, Elena Gianini Belotti, Tina Lagostena Bassi: ogni “scatto” disegna un percorso, politico, artistico, culturale, civile, ora luminoso ora tormentato, sullo sfondo di quella rivoluzione femminile, che – come ha scritto Eric Hobsbawm – è stata l’unica rivoluzione riuscita del Novecento. Il quarto volume della serie con cui il gruppo di “Controparola” ha costruito una galleria ideale di figure femminili rappresentative della vita e del ruolo delle donne nell’Italia contemporanea dal Risorgimento a oggi. Le autrici del libro fanno parte appunto di “Controparola”, un gruppo di giornaliste e scrittrici nato nel 1992 per iniziativa di Dacia Maraini. Per il Mulino hanno pubblicato anche “Donne del Risorgimento” (2011), “Donne nella Grande Guerra” (2014) e “Donne della repubblica” (2016); per altri editori: “Piccole italiane” (Anabasi, 1994), “Il Novecento delle italiane” (Editori Riuniti, 2001), “Amorosi assassini” (Laterza, 2008).
Molto bello in questo “Donne nel Sessantotto” il ritratto di Patty Pravo a firma di Paola Cioni, che scrive tra l’altro: “Che le brave ragazze vadano in paradiso e quelle cattive dappertutto Nicoletta Strambelli lo aveva capito sin da bambina. E così, quando all’inizio della sua carriera, ancora adolescente, le chiesero di scegliere un nome d’arte non ebbe dubbi, se lo andò a cercare all’inferno. Si sarebbe chiamata Patty Pravo, come le anime prave di dantesca memoria (…). Ragazza del Piper, interprete di brani impegnati, romantica, avanguardista, strafottente, fragile e tenera allo steso tempo. Con la sua voce ha attraversato tutti i generi innovando in profondità il panorama musicale italiano. Simbolo del Sessantotto con il suo spirito libertario, ha costruito la sua carriera e la sua vita pezzo per pezzo, con fatica e duro lavoro, pagando in prima persona le sue scelte e compiendo il difficile miracolo di non farsi distruggere. Un diamante dalle mille sfaccettature, che ha vissuto gli anni della rivolta da protagonista e, oggi come allora, ne rimane per molti un simbolo indiscusso”. Paola Cioni dirige l’Istituto italiano di cultura di San Pietroburgo; studiosa di storia russa, è autrice di numerosi saggi su riviste italiane e straniere. Ha pubblicato “Un ateismo religioso. Il bolscevismo dalla Scuola di Capri allo stalinismo” (Carocci, 2012).
Red. Cro.