Il libro di Mimmo Franzinelli, “Il filosofo in camicia nera” (Mondadori, 384 pagine, 24 Euro), racconta – come recita il sottotitolo – “Giovanni Gentile e gli intellettuali di Mussolini”. Giovanni Gentile non è stato soltanto il filosofo dell’“atto puro”, autore della riforma scolastica e direttore dell’ Enciclopedia Italiana; sin dal 1922, subito dopo la Marcia su Roma, si rivelò anche uno dei più influenti intellettuali dell’Italia littoria. Animato da un forte protagonismo politico e da un malcelato desiderio di potere, ricoprì innumerevoli incarichi e ruoli apicali negli anni cruciali della stabilizzazione del consenso al regime: ministro della Pubblica istruzione, senatore, membro del Gran Consiglio del fascismo, estensore del Manifesto degli intellettuali fascisti nel 1925, ideatore del giuramento di fedeltà imposto ai professori universitari nel 1931, direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa, fondatore e presidente dell’Istituto nazionale fascista di cultura.
Pronto a mettere al servizio del duce la sua vasta cultura e abilità di divulgatore, Gentile diventa un suo fidato consigliere, lo smanioso organizzatore di iniziative editoriali a sfondo propagandistico, l’ideologo di guerre a cui non prende parte. A causa di un itinerario così compromettente, perderà per strada molti tra colleghi, amici, discepoli ed estimatori: oltre a Benedetto Croce – che gli contrapporrà il Manifesto degli intellettuali antifascisti –, Piero Gobetti, Guido De Ruggiero, Gaetano Salvemini, per citarne alcuni. Gentile rimane al fianco di Mussolini anche dopo il 25 luglio 1943 e la caduta del fascismo. Fino al 15 aprile 1944, quando viene ucciso da un gruppo di partigiani comunisti nei pressi della sua villa di Firenze. Il documentato e appassionante libro di Mimmo Franzinelli fa chiarezza su questo e altri aspetti della biografia gentiliana.
Il libro di Mimmo Franzinelli è un’autentica miniera di notizie. Ai nostri affezionati lettori desideriamo segnalare una circostanza: Giovanni Gentile, per sue grandi capacità e anche per l’appoggio pieno di Benito Mussolini, raccolse tanti successi in tutta Italia e anche all’estero, eccezion fatta per una iniziativa che ebbe come scenario la città di Napoli. Sostenne un giornale quotidiano, “Lo Stato”, appunto con sede partenopea, che si rivelò un fallimento e fu liquidato, una bancarotta completa. Come dire che i problemi dell’Italia meridionale, a cominciare da quelli del giornalismo, nella dittatura e nella democrazia, sono più complessi che altrove.
Red. Cro.