Confinare la spiritualità dell’occidente medievale esclusivamente entro i perimetri di chiese e monasteri riduce un fenomeno estremamente complesso in una lettura superficiale e imprecisa. Proprio per questo nel libro “La spiritualità dell’Occidente medioevale” (Vita e Pensiero, 220 pagine, 18 Euro) André Vauchez “prende in esame stili di vita, disposizioni del vissuto dei movimenti sociali, delineando così un Medioevo della spiritualità molto concreto e composito. In questa prospettiva, protagonisti dell’opera non sono tanto i monaci e chierici, quanto i laici, il popolo, gli incolti con le loro peculiari forme di espressione religiosa: devozione, celebrazioni liturgiche, osservanza dei precetti, sacre rappresentazioni, iconografia, pellegrinaggi, culto delle reliquie ecc.”
Nel suo lavoro Vauchez declina varie fasi dello sviluppo della spiritualità medievale: le origini, dove una propensione alla lettura del Vecchio Testamento la faceva da padrone; il periodo di diffusione degli ordini monastici nella società feudale, fino alla costituzione di una nuova forma di spiritualità caratterizzata da un “cristocentrismo” sempre più diffuso e predominante. La formazione della spiritualità medievale ovviamente è un processo molto lento e variegato, inoltre ”è difficile affermare quale sia il momento in cui ha termine l’Antichità e ha inizio il Medioevo, più difficile ancora di quanto non lo sia per l’ambito della storia politica o economica”.
Come è complicato riuscire a trovare precisamente quando sulla linea temporale ci sia un vero e proprio passaggio tra le due ere, allo stesso modo l’autore, per dare una giusta chiave di lettura del suo scritto, tiene a specificare cosa si intende per spiritualità: “Per poter parlare di vita spirituale è necessario premettere non solo una formale adesione a un insieme di dottrine, ma anche un essere impregnati, da parte degli individui e della società, delle credenze religiose che essi professano: il che può avvenire solo nel tempo”.
Così, non si può non trovare storiograficamente un momento in cui questo passaggio sia realmente avvenuto, il momento in cui la società europee inizia ad essere profondamente cristiana non solo dal punto di vista religioso ma allo stesso tempo culturale e politico: il periodo carolingio, “i sovrani carolingi, investiti, in virtù della loro consacrazione, di un potere soprannaturale, si ritenevano quasi responsabili della salvezza del loro popolo e, in base agli stessi principi, pretendevano di governare sia la Chiesa sia la società laica”.
Il professore di Storia medioevale dell’Università di Paris X-Nanterre, André Vouchez, delinea un quadro molto chiaro di quella che è la spiritualità cristiana medioevale, in un libro ben scritto e dalla lettura per niente complessa. Un volume molto interessante per chi vuole comprendere la “spiritualità” intrinseca nella società dell’epoca, la quale esonda dai confini di chiese e monasteri.
Dario Palmesano