L’Italia ed il continente africano hanno una storia condivisa che ha radici profonde: dall’antichità il Mediterraneo è stato sempre solcato per collegare la Penisola e l’oltremare. Ma probabilmente per conoscere il nostro attuale rapporto con l’Africa dobbiamo guadare non molto indietro: c’è bisogno di andare a cercare nelle pieghe delle vicende del Novecento per uscire da uno scenario idilliaco di scambio culturale ed affrontare una realtà storica fatta di colonialismo e sopruso, tante volte.
Il libro di Leila El Houssi: “L’Africa ci sta di fronte” (Carocci, 144 pagine, 16 Euro) si rivolge ai giovani per “riportare alla luce una parte integrante della storia d’Italia”, appunto quella scritta dai rapporti con il continente africano. “L’idea del volume nasce all’indomani del delicato dibattito sulla rimozione delle statue che, partito dagli Stati Uniti grazie al movimento Black lives matter, è giunto in Europa e anche in Italia. Un dibattito che ha visto studiosi, giornalisti e politici confrontarsi con un tema complesso del quale, tuttavia, molti giovani italiani erano all’oscuro”. In sostanza tra le mani abbiamo un libro che vuole riaccendere una memoria storica che guarda al presente ed al futuroù; la cosa è più che chiara nelle prime righe dell’introduzione quando l’autrice sottolinea: “Come scrive Giampaolo Calchi Novati riferendosi al passato coloniale italiano, ‘la nostalgia ha cancellato le colpe dai libri di testo e i sensi di colpa dalle coscienze; l’oblio ha appannato sentimenti ed interessi’”. E la professoressa di Storia ed istituzioni del’Africa nel Dipartimento di Scienze politiche della Sapienza di Roma, Leila El Houssi, addiziona alle parole di Giampaolo Calchi Novati: ”Possiamo aggiungere che c’è molto da esplorare in termini storici anche in relazione al periodo postcoloniale in cui emerse da parte dell’Italia una ‘vocazione terzomondista’”.
L’autrice, culturalmente “tra due mondi”, sviluppa il suo lavoro su una linea temporale che parte da una delle pagine più buie della storia dei rapporti con l’Africa, quella delle stragi in Libia ed Etiopia, dove l’Italia esercitava un controllo coloniale; andando avanti si passa ai processi di decolonizzazione “esaminando luoghi in cui il percorso verso l’emancipazione fu più complesso, laddove sussistevano interessi economici o più considerevole era la presenza dei coloni”. Dalla decolonizzazione poi, il racconto continua sulla strada del postcolonialismo, di rapporti che sussistono anche dopo la fine del processo di occupazione politica e militare dei territori; fino ad arrivare ad una “nuova veste”, come la definisce Leila El Houssi, grazie alla quale l’Italia “vuole liberarsi di un passato scomodo che continua a pesare”: nasce così la “vocazione terzomondista” della politica italiana che vede nell’Africa un interlocutore diverso, ammettendo che le conseguenze della nostra politica estera ha avuto negli anni precedenti un influsso devastante sulle popolazioni del continente che abbiamo “di fronte”. Un libro ben scritto che riporta alla luce una parte di storia troppe volte trascurata.
Dario Palmesano