Tra centrali, piattaforme e beni confiscati, le menzogne della commissione antimafia

Tra centrali, piattaforme e beni confiscati, le menzogne della commissione antimafia

PIGNATARO MAGGIORE/SPARANISE – Per capire quale sia il livello della dittatura camorristica e mafiosa nell’Agro Caleno, in particolare tra Pignataro Maggiore e Sparanise, un documento agghiacciante è rappresentato dalle notizie false pubblicate dalla Commissione parlamentare antimafia sugli eco-mostri e sulla utilizzazione dei beni confiscati alle cosche. Una volta di più vogliamo lanciare un appello ai valorosi magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli affinché indaghino su chi forniva tali notizie false alla citata Commissione parlamentare e chi poi eventualmente operava per farle prendere per buone. Fatto sta che la relazione conclusiva della Commissione parlamentare antimafia approvata il 18 febbraio 2006 contiene menzogne come quelle che andiamo ad elencare.

Serve, però, una breve premessa. I nostri (pochi) lettori sanno che la centrale termoelettrica di Sparanise è stato un grande affare della camorra, con le cointeressenze della famiglia dell’ex sottosegretario il molto onorevole Nicola Cosentino e con la copertura delle cosiddette Istituzioni. I fratelli di Cosentino, come è noto, ebbero il via libera perché la prefettura di Caserta, graziosamente, annullò l’interdittiva antimafia nei loro confronti. Mentre il progetto della piattaforma dei rifiuti industriali tossici e nocivi di Pignataro Maggiore fu bloccata – e per fortuna – proprio a seguito di denunce che smascherarono la presenza di soggetti colpiti da interdittiva antimafia. Incredibilmente, però, per la Commissione parlamentare i pericoli di camorra e di mafia non erano rappresentati dai mega-affari della centrale termoelettrica e dalla piattaforma dei rifiuti industriali tossici e nocivi, ma dai cittadini e dagli ambientalisti che protestavano contro gli eco-mostri. Ecco di seguito la vergognosa diffamazione ai danni dei cittadini firmata dalla Commissione parlamentare antimafia: “Sparanise e Pignataro Maggiore, ricadenti nell’ambito della sfera di influenza dei casalesi, meritano particolare attenzione perché hanno catalizzato interessi economici di rilevante valore, essendo prevista la realizzazione di una centrale termoelettrica e di un insediamento per il trattamento dei rifiuti: nelle tensioni sociali che assai spesso accompagnano – non sempre giustificatamente – questo tipo di opere che incidono sul territorio, è agevole che si infiltrino le esigenze e le pretese della criminalità organizzata. Questa, infatti, è interessata a condizionare l’azione dell’ente appaltante e degli appaltatori, in ragione delle proprie mire speculative sulla individuazione degli immobili (onde indirizzare gli espropri verso terreni precedentemente acquisiti), sulle modalità di esecuzione dell’opera (onde conseguire i subappalti), sulle tipologie di esercizio delle opere stesse (onde inserirsi nelle assunzioni e nei servizi di supporto: trasporti, guardianie, ecc.) e finisce per strumentalizzare anche la più onesta delle proteste ambientalistiche o localistiche, trovando in esse un formidabile supporto al proprio potere di interdizione del libero esercizio delle funzioni pubbliche e amministrative”. E infatti i terreni della centrale termoelettrica di Sparanise erano di proprietà della famiglia Cosentino. La camorra e la mafia sono un fenomeno di classi dirigenti, uno degli aspetti del potere politico ed economico.

Per i beni confiscati, invece, le menzogne riguardano Pignataro Maggiore. La Commissione parlamentare antimafia fa riferimento alla “vicenda dei beni confiscati al clan Ligato a Pignataro Maggiore, la cui utilizzazione era preclusa perché risultava difficoltoso liberare uno degli immobili dall’occupante (si trattava di uno dei Ligato, che si faceva scudo della circostanza di trovarsi costretto su di una sedia a rotelle e agli arresti domiciliari): solo la determinazione del sindaco e della Prefettura hanno consentito di vincere gli ostacoli burocratici frapposti e i beni sono attualmente adibiti a caserma dei Carabinieri e a caserma della Guardia di Finanza, mentre i fondi sono coltivati da una cooperativa agricola di un’associazione. (…) Va, infine, sul punto, aggiunto che il Ligato, al quale erano stati concessi gli arresti domiciliari perché le condizioni di salute (postumi di un ictus) erano incompatibili con la detenzione carceraria, una volta privato della disponibilità dell’immobile confiscato, ove trascorreva la sua detenzione domiciliare, si è reso latitante”. Quindi il boss Raffaele Ligato stava benissimo, faceva finta di essere malato e non appena gli arrivò la notizia della condanna in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Franco Imposimato (fratello del giudice Ferdinando Imposimato) si rese uccel di bosco. Tutto “normale” le false malattie dei camorristi e dei mafiosi, con le evidenti complicità (e speriamo che i colletti bianchi responsabili finiscano presto in galera). Quello che non è normale, invece, è che la Commissione parlamentare antimafia diffonda notizie false sulla utilizzazione della villa bunker e sull’annesso terreno confiscati alla famiglia Ligato in via del Conte, a Pignataro Maggiore. La villa bunker è diroccata, distrutta dai camorristi ed era addirittura diventata la base per nascondervi auto rubate, nonostante fosse già stata acquisita sulla carta al patrimonio indisponibile del Comune di Pignataro Maggiore. Non è vero che nell’immobile vi siano una caserma dei Carabinieri e un’altra della Guardia di Finanza. I terreni, invece, non erano coltivati da un’associazione (prima “Mondotondo” e poi “Icaro”), ma da una certa famiglia Maisto che aveva un “regolare” contratto di affitto con la moglie del boss Raffaele Ligato, Maria Giuseppa Lubrano. Insomma, la Commissione parlamentare antimafia ha scritto una valanga di menzogne. Menzogne pure sul presunto impegno anticamorra dell’allora sindaco di Pignataro Maggiore, Giorgio Magliocca, per varie vicende pluri-indagato e pluri-imputato, che l’11 marzo 2011 fu arrestato con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e omissione di atti d’ufficio con l’aggravante camorristica (assolto in primo grado, con il rito abbreviato, ora si è in attesa del processo d’appello).

Ma come si possono sconfiggere le mafie se la Commissione parlamentare antimafia pubblica notizie false nel suo documento più importante, appunto la relazione conclusiva?

Rassegna stampa

articolo di Rosa Parchi

da pignataronews.myblog.it

 

 

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