Confiscata dopo anni la villa bunker del killer Antonio Abbate. L’amministrazione valuta le ipotesi di riutilizzo

Confiscata dopo anni  la villa bunker del killer Antonio Abbate. L’amministrazione valuta le ipotesi di riutilizzo

PIGNATARO M. – Di seguito il comunicato stampa dell’Amministrazione comunale che annuncia l’avvenuta confisca della villa del boss Antonio Abbate:

Un altro importante risultato per l’Amministrazione di Pignataro Maggiore sul fronte dei beni dei clan. E’ di qualche ora fa la notizia ufficiale del ritorno nelle mani dell’Agenzia del Demanio della villa bunker appartenuta al feroce killer della cosca Lubrano-Ligato, Antonio Abbate, ormai da anni collaboratore di giustizia.

Per il sindaco Raimondo Cuccaro, la lotta alle mafie e il lavoro costante di riconversione dei beni appartenuti ai potentati camorristici locali, è davvero diventato un fiore all’occhiello del suo mandato.

“Siamo felicissimi perché adesso si apre un ventaglio di ipotesi per il riutilizzo della villa bunker del boss Abbate – ha spiegato il sindaco di Pignataro Maggiore – al momento l’immobile è passato nel novero dei beni gestiti dall’Agenzia del Demanio, sta ora a noi amministratori valutare se e come riconvertire a fini di pubblica utilità la grande struttura nei pressi di via Veneto”.

Ironia della sorte vuole che, proprio a 30 metri dalla villa di Abbate, ci sia il polo civico intitolato a Franco Imposimato, vittima di un commando di fuoco partito da Pignataro e del quale faceva parte anche il killer Abbate. Anche questa, all’inizio del suo mandato, fu una delle significative e profonde iniziative del sindaco Cuccaro.

“Sì, abbiamo intitolato quel bene alla memoria del sindacalista Franco Imposimato, alla presenza dei suoi figli, Filiberto e Giuseppe, in una cerimonia che non dimenticherò mai per la commozione e il senso di grande fratellanza che si respirava – ha confidato Raimondo Cuccaro – quella palazzina era di proprietà del boss Raffaele Ligato senior, uno di quelli che sparò e uccise il sindacalista di Maddaloni nel 1983. Non è stata una semplice operazione di facciata, ma una sfida vera e propria contro tute le mafie. L’onestà alla fine resta scolpita nelle targhe per sempre e schiaccia del tutto ogni violenza con la forza e la sicurezza delle persone serie”.

Ora inizia la fase di valutazione per decidere se prendere in gestione la grande villa bunker della famiglia Abbate.

Mai, in così pochi mesi, era stato fatto tanto a Pignataro sul fronte della confisca dei beni appartenuti alla camorra.

“L’operato della magistratura e delle Forze dell’Ordine ci conforta sempre e ci spinge ad avere pensieri positivi per il furto – ha concluso il sindaco pignatarese – è loro il merito, così come a loro attribuisco la capacità incessante e il coraggio valoroso di combattere sempre, senza mai abbassare la guardia”.

Uffici comunali, o servizi pubblici, insomma, il Comune di Pignataro ora potrebbe addirittura avere un palazzo di un boss pronto ad essere riconvertito per utilità collettiva, così come accaduto circa due anni fa per la palazzina dei Ligato, quando Cuccaro la trasformò in polo civico con tanto di Aula Consiliare (che a Pignataro mancava dal 1991), e un moderno e funzionale Comando della Polizia Municipale al primo piano.

Il boss  Antonio Abbate, pentitosi nel 1998 e condannato anche per la strage di Acerra del 1992, è stato indicato da altri pentiti, insieme al suo sodale di fuoco, Raffaele Ligato senior, quale esecutore materiale di circa 100 omicidi. E’ lecito pensare che non fu un caso il blitz del lontano 21 febbraio 1975, quando un allora giovanissimo Abbate fu arrestato per porto abusivo di armi in un covo a Nocelleto di Carinola: con lui, infatti, oltre all’allora latitante Antonio Raffaele Ligato,c’erano due ricercati calabresi, esponenti della Ndrangheta, Domenico Tripodi e Ignazio Polimeno. E’ possibile, che negli anni caldi della faida tra i Sanfeliciani e i Crimaldi di Acerra, ci sia stato anche uno scambio, tramite i boss di stanza a Pignataro, di armi tra la camorra casertana e la malavita calabrese.  Mai era stata portata al perfezionamento di ieri la procedura di confisca in via definitiva della  villa del superkiller Abbate, all’interno della quale venne anche rinvenuto un bunker a scomparsa, protetto da una parete semovibile in marmo.

Ora la parola al Consiglio Comunale che dovrà prendere decisioni sul riutilizzo e, soprattutto, sull’accettazione del bene al cosiddetto patrimonio indisponibile dell’Ente.

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