PIGNATARO MAGGIORE – La figura del giornalista Giancarlo Siani rappresenta un grande insegnamento per le nuove generazioni. Questo è quanto emerso nel corso dell’incontro organizzato dal preside dell’Istituto autonomo comprensivo “Luigi Martone” di Pignataro Maggiore, Paolo Mesolella. Il giovane pubblico ha ascoltato con grande partecipazione le parole dei relatori, tra i quali il dottor Paolo Viggiani della fondazione Pol.i.s. (Paolo Siani, fratello di Giancarlo, non ha potuto partecipare a causa di un’emergenza professionale), il quale ha spiegato: ” Giancarlo Siani non è stato ammazzato, vive nel ricordo che noi portiamo nelle scuole ai ragazzi. Chi lo ha ucciso voleva farlo tacere e invece ha ottenuto l’effetto contrario. Il suo modo di interpretare la realtà e di raccontarla, è utile a tutti e ci permette, anche a distanza di anni, di vedere quello che ci circonda in modo diverso. Era un “giornalista giornalista” che voleva fare il suo lavoro con passione, a differenza di chi preferisce svolgere le proprie mansioni a metà, un po’ come il giornalista impiegato del film di Marco Risi. In una società nella quale in pochi svolgono il proprio ruolo fino in fondo, nascono dei mostri come i boss e le persone come Giancarlo vengono viste come degli eroi. Le organizzazioni criminali, infatti, sono frutto di una distorsione sociale che prospera grazie ai cittadini “a metà”. Voi ragazzi dovete capire che non conviene scegliere le mafie, bisogna vivere nella legalità e guadagnarsi con il sudore della fronte quello che si possiede. Soltanto così è possibile creare una società giusta e libera”.
Sull’attualità degli articoli di Siani, Viggiani ha aggiunto: ” Giancarlo, oltre che dei problemi legati alla presenza della camorra, si occupava anche di tematiche come il lavoro, la disoccupazione e il disagio sociale. Argomenti ancora attuali, che ancora nel 2012 turbano la società”. L’intervento dell’ospite è stato preceduto da quello del sindaco Raimondo Cuccaro che ha sottolineato: ” Dobbiamo trarre dall’attività giornalistica di Siani degli insegnamenti da trasportare nell’attività didattica. Molto spesso i camorristi vengono arrestati, ma il legame che la malavita organizzata ha con la società e che le permette di rigenerarsi, può essere rotto soltanto con la cultura della legalità. I ragazzi non nascono camorristi, ma lo diventano a causa dell’ingiustizia sociale, del bisogno. Soltanto se riusciremo a limitare questo stato di bisogno perenne, sarà possibile minare alle basi la forza delle organizzazioni criminali”.
Nel corso della manifestazione ha preso la parola il capogruppo della maggioranza consiliare, Pier Nicola Palumbo, il professor Bartolo Fiorillo (applauditissimo quando ha invitato i giovani a lottare perché “non dobbiamo aspettare nessun salvatore della patria, siete voi i nostri salvatori e la nostra speranza”) e il consigliere comunale Giorgio Valente che, facendo riferimento a quanto detto dal giudice Cantone qualche giorno fa, ha proposto l’intitolazione di una strada anche a qualche personalità locale che “in vita sta conducendo, senza arretrare di un passo, la lotta contro le mafie”. Prima dell’intervento conclusivo del comandante dei vigili urbani, Alberto Parente, il giornalista Salvatore Minieri ha ricordato che a volere l’uccisione di Giancarlo Siani fu anche Gaetano Lubrano, ascoltato consigliere del clan Nuvoletta e fratello del boss Vincenzo Lubrano.
Davide De Stavola