PIGNATARO M. – A quattro anni esatti dall’operazione che portò in carcere quindici tra capi e affiliati dei clan che orbitano nell’Agro Caleno, e, nello specifico, quello Lubrano – Ligato e quello dei “casalesi”, arriva la prima condanna definitiva per uno degli imputati coinvolti nell’inchiesta ribattezzata “Caleno”. Si tratta di Antonio Izzo, trentasettenne pregiudicato di Pignataro Maggiore, che questa mattina è stato tratto in arresto dagli uomini della Squadra Mobile di Caserta, in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso ieri (22 febbraio 2013).

Il malvivente è stato condannato in via definitiva il ventidue gennaio scorso, alla pena di due anni e otto mesi di reclusione per associazione mafiosa e, in particolare, per i reati previsti dai comma 1,3,4,5,6,8 dell’articolo 416 bis. Izzo, accusato di essere un appartenente alla storica cosca camorristica Lubrano-Ligato di Pignataro Maggiore, dovrà scontare 1 anno 4 mesi e 17 giorni di reclusione, come pena residua di condanna.

Il clan, disarticolato nella sua componente che fa capo alla famiglia Ligato – dal capofamiglia Raffaele ai figli Pierino e Antonio, attualmente sono tutti detenuti – aveva comprovate alleanze con le cosche mafiose di “cosa nostra” siciliana (boss del calibro di Totò Riina e Luciano Liggio hanno trascorso lunghi periodi a Pignataro), con la famiglia Nuvoletta di Marano – a capo dell’organizzazione criminale “nuova famiglia” -, con il clan Massaro di San Felice a Cancello e con la fazione che fa capo a Francesco Schiavone “Sandokan” del clan dei casalesi, sotto il cui controllo opera.

Izzo, difeso dall’avvocato Carlo De Stavola del foro di Santa Maria Capua Vetere, è stato rintracciato a casa e, dopo gli adempimenti di rito, è stato rinchiuso nel carcere circondariale di Santa Maria Capua Vetere.

Red. cro.