“Poetando”: a beneficio dei nostri lettori, il laboratorio di scrittura poetica curato dal professor Rotoli. Prima lezione

“Poetando”: a beneficio dei nostri lettori, il laboratorio di scrittura poetica curato dal professor Rotoli. Prima lezione

Parte questa domenica la nuova rubrica di Caleno24ore “poetando”: un corso di scrittura poetica curato dal professor Giuseppe Rotoli (che la redazione di C24 ringrazia), riconosciuto cultore di questa affascinante arte. Pur operando in un ambito territoriale molto limitato, C24 cerca di ampliare almeno i confini culturali della nostra trascurabile esistenza, offrendo un “servizio speciale” – si spera gradito –ai lettori. Una scelta coerente con il modus operandi di questo organo di informazione. C24, infatti, ha deciso di rinunciare in linea di massima ai “sermoni” spacciati per editoriali. Di pubblicare le notizie e di lasciare ai lettori la valutazione e l’interpretazione delle stesse: non opinioni propinate a  utenti passivi, ma elementi volti a rendere i lettori soggetti attivi, in grado di costruirsi personali e originali idee su quello che gli accade intorno. In questo senso, la poesia potrebbe essere un insolito – per un sito di informazione – strumento, non solo per elevare lo spirito umano, ma anche per rendere più sottile la capacità critica dei lettori, sovvertendo quel graduale processo di imbarbarimento intellettuale che negli ultimi anni ha invaso l’Italia e, nel caso del nostro microcosmo, l’Agro Caleno. Ogni verità ha una propria componente relativa, soltanto lo spirito critico ci può guidare verso riflessioni che avvicinano alla realtà.

Laboratorio di scrittura poetica

(fatica lunga e dolorosa)

Oggi in Italia moltissimi scrivono versi senza conoscere le più elementari modalità di composizione; non sanno nemmeno dove abita la retorica, che tra l’altro è il prezioso scrigno che contiene gli attrezzi fondamentali per ogni poeta; non conoscono la poesia contemporanea perché si sono fermati a Pascoli; non leggono nessun libro di poesia e mostrano un mostruoso vuoto letterario.
Ecco perché mi piacerebbe fornire l’ABC dell’arte poetica con un basilare kit di strumenti. Le modalità sono innumerevoli e cambiano in rapporto ai corsisti, alla loro età, alla formazione, alla sensibilità, alla tenacia e alla volontà di mettersi in gioco.

Potrei partire dalla fredda illustrazione delle principali figure retoriche presenti in qualsiasi manuale del poeta, oppure partire dalla linguistica, dalla semantica o dalla presentazione di brevi poesie e poi analizzarle nei dettagli. A me piacerebbe, invece, iniziare con una miscela di approcci, che strada facendo può essere rettificata con l’intento di guidare i versificatori a riconoscere e ad appropriarsi delle categorie proprie del linguaggio poetico, come ebbe a dire il critico letterario Luciano Angeschi.

A cosa dobbiamo puntare? A comprendere che abbiamo scritto poesia quando un testo aiuta noi e il lettore a far emergere o a costruire una visione più illuminante di ciò che già conosciamo.

INIZIAMO

Prima di cominciare a scrivere poesie bisogna leggerne moltissime con la guida di commenti analitici che esplicitano le tecniche compositive, gli strumenti linguistico – retorici utilizzati e le varie interpretazioni. E’ necessaria la lettura di poeti del XX secolo, fino ai nostri giorni per poi passare ai classici. Si può iniziare con una certosina lettura delle antologie critico – analitiche in uso nei licei, oppure testi specifici. In tal modo si alza il velo o i veli sul brano poetico e indirettamente siamo invogliati ad utilizzare gli stessi strumenti.

Dopo mesi di lettura e di analisi si può incominciare.

Pertanto inizieremo con il presentare l’analisi critica di una poesia e da lì introdurre anche le illustrazioni graduali degli attrezzi.

Scherza col vento la sciocca gramigna,

non sa che anche settembre è sul finire.

Ma la cicala sente tra le spire

del sole falso, la sua morte.

 

Nel mio grembiule, primule e cetonie,

dal gran naufragio vi vorrei salvare.

Ma è meno di una vela: e ci vorrebbe

più profondo del mare.

 

(da Le acque del sabato di Maria Luisa Spaziani)

 

Come affermano Legeder e Zucchini, due autori che ci forniranno molto materiale, bisogna comprendere il significato che sta sopra, dentro e sotto i versi e verificare se il testo è coerente.

In primo luogo alcune osservazioni:

  • il testo è diviso in due strofe che hanno alcuni fatti in comune;
  • in entrambe le strofe sono citate una pianta piccola e un insetto. Qual è il senso di queste due piante piccole? Convogliare l’idea di fragilità, di piccolezza, di pallido. Ecco la PRIMA RACCOMANDAZIONE: limitare al massimo vocaboli astratti ed utilizzare invece quelli concreti e costruire con essi immagini nuove e non abusate perché la poesia è la ROTTURA DEI MECCANISMI AUTOMATICI DELLA LINGUA per generare nuovi significati e svelare nuove realtà.;
  • tutte e due hanno una pausa lunga dopo il secondo verso. La PAUSA in genere si crea con il punto, con un punto e virgola o con lo spazio bianco tra una strofa e l’altra. Essa serve a creare attesa nel lettore, che è inconsapevolmente costretto a fermarsi per un attimo, riprendere fiato. Serve anche a preparare il lettore alla presentazione di un qualcosa di nuovo che sta per avvenire. Ecco perchè molti poeti usano numerosi punti con frasi brevissime, spesso ellittiche; lo fanno per creare suspense nel lettore oppure per sballottarlo da un campo semantico – sentimentale all’altro.
  • il verso successivo alla pausa è introdotto dalla medesima avversativa (Ma);
  • due versi in ogni strofa rimano. Parleremo più in là della rima, e delle rime, la sua funzione e dell’attuale disgrazia in cui è caduta nella poesia del XX secolo.

Analisi: il poeta

  • ha osservato l’erba e i fiori del prato e il colore scialbo del sole in una giornata di vento;
  • ha colto il senso della morte imminente delle piccole creature; ha attribuito ad alcune l’ignoranza, e ad altre la consapevolezza di questa fine;
  • ha trasfigurato la realtà con la metafora del naufragio: l’autunno è u naufragio nel quale periscono molti, soprattutto i più deboli..

La metaforizzazione è uno dei più importanti processi della scrittura poetica, che ogni poeta deve conoscere; essa si realizza mediante la metafora e la similitudine.

Ma proseguiamo. La gramigna è definita sciocca, cioè come un essere vivente dalle limitate capacità intellettive.  Qui sta un altro elemento importantissimo: la personificazione. Le cose inanimate diventano persone, esse vivono, agiscono, provano emozioni. Se riuscite a personificare già siete a buon punto per iniziare: provate a descrivere una o più cose e poi trasformatele in persone: questo è il PRIMO ESERCIZIO e ne vedrete delle belle.

Il poeta utilizza l’inarcatura o enjambement, cioè finire il verso con una divisione innaturale tra sintagmi; cioè separare il soggetto dal verbo, il verbo dal complemento, una preposizione dal nome, come avviene tra il versi 3 e 4 , e i versi 7 e 8. L’inarcatura serve ad accelerare il ritmo o a rallentarlo, comunque crea una rottura della lettura naturale e dà significato maggiore all’ultima parola del verso precedente e alla prima del verso successivo, su cui il lettore è costretto a soffermarsi per un attimo e a coglierne i significati più nascosti. Provate a scrivere due versi con l’enjambement.

Per il momento mi sembra già abbastanza. Alla prossima.

prof. Giuseppe Rotoli

 

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