Decapitata la frangia del clan dei “Casalesi” che controllava parte dell’Agro Caleno e dei Mazzoni

Decapitata la frangia del clan dei “Casalesi” che controllava parte dell’Agro Caleno e dei Mazzoni

GRAZZANISE – Dalle prime ore dell’alba in provincia di Caserta è partita un’operazione nei confronti di soggetti appartenenti al clan dei Casalesi, condotta dai carabinieri della Compagnia di Santa Maria Capua Vetere coordinati dalla Procura di Napoli-Direzione Distrettuale Antimafia. L’operazione ha portato all’esecuzione di 17 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti responsabili a vario titolo dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione e detenzione illegale di armi ed esplosivi finalizzati ad agevolare le attivita’ criminali del clan dei Casalesi. Dall’attivita’ investigativa e’ stato possibile ricostruire numerosi episodi di estorsione ai danni di imprenditori locali, molti dei quali hanno inteso in seguito collaborare con gli inquirenti. L’indagine ha inoltre permesso di far luce anche su un attentato dinamitardo, mediante utilizzo di ordigni artigianali posti poi in sequestro, che esponenti di quella consorteria criminale stavano organizzando per colpire la Stazione Carabinieri di Grazzanise e la Compagnia Carabinieri di Santa Maria Capua Vetere.

I carabinieri hanno anche sequestrato una sala scommesse di Falciano del Massico (Caserta) riconducibile a uno dei destinatari dei 17 provvedimenti eseguiti oggi. L’uomo, attualmente detenuto, e’ ritenuto dagli investigatori il referente del clan dei Casalesi nei comuni casertani di Grazzanise, Santa Maria la Fossa, Sant’ Andrea del Pizzone, Vitulazio e Pignatarto Maggiore. Il titolare della sala e’ indagato. Undici provvedimenti sono stati notificati a persone gia’ in carcere. Sei, invece, le persone in liberta’ bloccate dai militari dell’Arma durante il blitz.

Sono tutti elementi vicini alle fazioni Zagaria e Schiavone del clan dei Casalesi. Una donna, di 50 anni, che era agli arresti domiciliari a Cassino, in provincia di Frosinone, per la quale i giudici avevano disposto il trasferimento in carcere, e’ rimasta ai domiciliari in quanto deve accudire due bambini. Delle sei persone che erano in liberta’, bloccate stamani dai carabinieri, quindi, quattro sono stati trasferiti nel carcere napoletano di Secondigliano e una donna, in quello femminile di Pozzuoli (Napoli).

E’ stata una telefonata anonima arrivata il 2 agosto del 2009 alla sala operativa dell’Arma a Santa Maria Capua Vetere (Caserta), a dare il via alle indagini. E’ una voce femminile mai identificata ad aprire uno squarcio inquietante: ”Il mio compagno – dice la donna – e’ stato incaricato dalla consorteria di Casale di piazzare una bomba sotto la caserma di Grazzanise e Santa Maria Capua Vetere”. L’avvertimento viene preso molto sul serio, visto che appena pochi giorni prima proprio i carabinieri di Grazzanise e Santa Maria Capua Vetere avevano decapitato con l’operazione ”Cento Passi” il gruppo Cacciapuoti fermando inoltre nella citta’ del Foro 22 componenti del clan Amato vicino ai Belforte di Marcianise. Colpi durissimi che le cosche volevano prontamente vendicare.

Sotto controllo viene cosi’ messo il telefono di Romolo Del Villano, uomo di Cacciapuoti. Emergono cosi’ le decine di estorsioni realizzate a tappeto a tutti i commercianti della zona; Del Villano viene arrestato il 13 agosto 2012 per un’estorsione ad un imprenditore agricolo, nel frattempo i carabinieri sequestrano anche l’arsenale in dotazione al gruppo, tra cui 4 bombe carta molto potenti pronte ad essere piazzate fuori alle caserme dell’Arma. Ventisette gli episodi estorsivi consumati, in dieci casi gli imprenditori hanno collaborato solo dopo essere stati convocati in caserma e messi di fronte alle telefonate ricattatorie ricevute dagli emissari del clan. Sotto sequestro questa mattina anche una sala scommesse ubicata a Vitulazio e intestata alla 57enne Carmina Maria Scialdone, arrestata questa mattina, ritenuta prestanome di Caciapuoti. La Scialdone, e’ emerso dalle indagini, proprio in virtu’ di questa sua appartenenza al gruppo camorristico, ritirava alimenti nei supermercati del suo paese senza pagare.

 

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