PIGNATARO M. – “Ferna’, hanno suonato i Campanelli, la ricreazione è finita”. Così i buontemponi di piazza Umberto I, a Pignataro Maggiore, hanno commentato a modo loro – cioè facendosi quattro risate a spese del potente di turno, in questo caso il molto discusso imprenditore Mario Turino detto “Fernando” – la notizia secondo la quale la Soprintendenza per i beni archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta ha dato parere negativo per la costruzione del nuovo stabilimento del pastificio Pallante. La soprintendente ha proprio questo cognome, Campanelli (Adele), e ha pertanto offerto involontariamente ai buontemponi pignataresi lo spunto per una battuta di spirito ai danni di “Fernando” e di tutti i poteri forti che avrebbero voluto costruire lo stabilimento su un terreno agricolo, non a destinazione industriale, per di più dove vi sono le memorie e i resti dell’antica Cales.
Con il parere negativo della Soprintendenza archeologica, la conferenza dei servizi – chiesta dall’imprenditore Antonio Pallante al Comune di Pignataro Maggiore, nel tentativo di ottenere il via libera alla costruzione del nuovo stabilimento – può ora avviarsi, e finalmente, verso la conclusione giusta: un secco “no” alla massiccia speculazione immobiliare che aveva visto in prima fila il suddetto Mario Turino, fortunato e ricco venditore (insieme con altri) del terreno agricolo all’industriale della pasta.
Naturalmente, nel dare per certa la notizia della presa di posizione della Soprintendenza per i beni archeologici, non ci siamo affidati solo alla battuta dei buontemponi di piazza Umberto I. Abbiamo chiesto conferma, infatti, e l’abbiamo ottenuta da fonte che “Pignataro Maggiore News” giudica solitamente bene informata.
Da sottolineare ancora una volta un dato inquietante in questa storia del progetto per il pastificio Pallante: in tutte le maxi-operazioni economiche pignataresi (come ben sanno i nostri pochi lettori) spunta sempre Mario “Fernando” Turino, che ha nel proprio curriculum legami di affari con le famiglie mafiose Lubrano, Nuvoletta e Ligato e con Nicola Palladino, quest’ultimo braccio operativo, nella zona che era dell’antica Cales, del capo dei capi del “clan dei casalesi” Francesco Schiavone detto “Sandokan”.
Tutto bene, andiamo a festeggiare la sconfitta di “Fernando” e dei poteri forti con un piatto di spaghetti al dente. Sia chiaro: di marca che non sia Pallante.
Rassegna stampa
articolo di Rosa Parchi
da pignataronews.myblog.it