Vi proponiamo la terza lezione per la rubrica di scrittura poetica “Poetando”, curata del professore Giuseppe Rotoli.
‘Vedere’ la poesia
Gli aspetti grafici del testo poetico (1)
Di solito quando leggiamo o quando scriviamo consideriamo normale, insignificante la presenza di spazi bianchi, di caratteri diversi, la disposizione delle parole, la lunghezza di un rigo o di un verso. Queste scelte grafiche non hanno un ruolo decorativo, ma rispondono a precise intenzioni comunicative. La forma della parola, il suo carattere, la sua grandezza, gli spazi bianchi che la circondano, la sua posizione nel verso rispetto alle altre parti sono elementi che modificano le informazioni, arricchiscono o impoveriscono l’efficacia della suggestione, attivano innumerevoli processi connotativi, sono marche che conferiscono spicco e significanza a ciò che essi intendono evidenziare.
Ogni variazione rispetto agli schemi ordinari, consueti, prevedibili costruisce nuovi significati, a volte non previsti dall’autore stesso e che il lettore riesce a percepire.
Le scelte formali possono addirittura assumere una funzione di orientamento interpretativo del testo, ancor prima che il lettore lo legga.
E’ di vitale importanza per la formazione dello scrittore capire ed imparare che gli aspetti grafici del testo attivano imprevedibili e sorprendenti dinamiche semantiche, perché il senso di chi legge risulta modificato, rinforzato, diversamente connotato dalle caratteristiche grafiche.
Ma vediamo quali sono i principali aspetti grafici che i linguisti (G. Genette, R. Jakobson, N. Chomsky, J.L. Austin), i critici letterari, i poeti e i pubblicitari suggeriscono di tenere sotto costante vaglio:
- La disposizione del testo intero sulla pagina bianca;
- La lunghezza del verso;
- La disposizione delle parole;
- Le posizioni di dominanza;
- L’inarcatura.
La disposizione del testo intero sulla pagina bianca
Quando il poeta si trova di fronte alla pagina bianca per un nuovo testo prova sensazioni di entusiasmo, timore, sgomento, curiosità, rabbia, malinconia, conati di confessioni, di solipsismo, di intimità o sentimenti di potenza e aggressività, istintivamente va a riempire la pagina in modi differenti, va a collocare il testo in differenti angoli o spazi. La sua disposizione non è ininfluente sulla percezione del lettore. Difatti provate un po’ voi a verificare gli effetti:
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Con una sciarpa viola ti alzi
dalla risaia e mi raggiungi, drastica presa
che tiene congiunti: c’è ancora un grido
tra i chicchi incantati e consenzienti
e ogni cosa sembra creata.
Pag. 1
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Con una sciarpa viola ti alzi
dalla risaia e mi raggiungi, drastica presa
che tiene congiunti: c’è ancora un grido
tra i chicchi incantati e consenzienti
e ogni cosa sembra creata.
Pag.2
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Con una sciarpa viola ti alzi
dalla risaia e mi raggiungi, drastica presa
che tiene congiunti: c’è ancora un grido
tra i chicchi incantati e consenzienti
e ogni cosa sembra creata.
Pag.3
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Se riandate con lo sguardo al lay-out della pagina percepite senz’altro emozioni diverse. La pag 1 fornisce un senso di presenza e di volontà di esserci e di penetrare nel nuovo, che può essere anche il nuovo della nostra mente. La pag. 2 fa registrare subliminalmente un senso di fuga, di timidezza o di incertezza, di timore, un voler chiedere scusa al lettore per esserci e aver osato esserci. La variante della pag. 3, invece, dà un senso di schiacciamento, di sconfitta, di rassegnazione, di valorizzazione.
Così, ancor prima di leggere il testo, il lettore è condizionato nella sua dinamica decodificante. E come si sa, le prime impressioni sono le più resistenti e restie ad essere messe in discussione.
Forse non ci crederete, ma è così. Anche la pubblicità, gli articoli di informazione, la televisione, il cinema utilizzano queste tecniche, manipolando le aree semantiche e indirizzando il lettore verso alcuni significati e giudizi piuttosto che verso altri, creando mentalità, valori e attitudini di intere comunità.
Cogliete gli stessi significati nelle due differenti versioni della stessa poesia?
Il dolce e verde prato, il fiume dipinto, il nero albero,
umido (per l’inverno, ancora, e già con le foglie); l’uccello taciturno…
(Jiménez, Poesie)
Il dolce e verde prato,
il fiume dipinto,
il nero albero, umido (per l’inverno,
ancora, e già con le foglie);
l’uccello taciturno…
(Jiménez, Poesie)
Non è la stessa cosa. Se poi leggete le due versioni ad alta voce vi accorgerete ancor di più delle differenze. Nella seconda versione (la originale) si sente un respiro ampio, lento, beato del creato, dell’universo che vi proietta in una dimensione onirica e romantica. La prima, invece, fa sentire affanno, increspature, interruzioni ruvide in netto contrasto con lo spirito del testo; il ritmo veloce distrugge l’atmosfera di incanto e dà sensazione di una dichiarazione tutta prosaica, quotidiana, quasi squallida.
Provate voi adesso!
Prof. Giuseppe Rotoli