NAPOLI – Facevano parte dell’organizzazione criminale anche dei soggetti con la funzione di “grossisti”, quasi tutti italiani, ciascuno dei quali destinatario di rilevanti partite di cocaina, fino a 20 Kg alla volta, che erano suddivisi in cinque gruppi distinti. Il primo, costituito da un uomo ed una donna operanti nella città di Brescia. Il secondo, composto da due pregiudicati bresciani attivi nell’hinterland cittadino; il terzo, costituito da un soggetto serbo da decenni residente in Italia e da due donne bresciane, titolari di un’attività commerciale in città; il quarto, rappresentato da un giovane di Como, nipote di una persona ai vertici della ‘ndrangheta lombarda e, infine, il quinto, composoto dai membri di una famiglia di origine sarda dimorante in provincia di Brescia, già noti alle cronache cittadine per gravi fatti di sangue. Le indagini hanno portato all’individuazione, tra gli altri, di altri soggetti pluripregiudicati, collegati con i “grossisti” anche se non appartenenti all’associazione per delinquere, coinvolti in importanti operazioni antidroga dell’ultimo decennio. Tra questi, spiccano i campani D.F., T.V. e M.G., arrestati anni orsono in quanto appartenenti ad una “filiale” lombarda della “Alleanza di Secondigliano” ,i cosiddetti “eredi di Raffaele Cutolo”. Il calabrese F.M., coinvolto in numerosi fatti di narcotraffico ed arrestato nel corso dell’operazione “Valle” , come personaggio di spicco della malavita bresciana. Poi un bresciano, F.C., tratto in arresto a suo tempo in quanto destinatario di un carico di 1200 chilogrammi di hashish. Tra i destinatari delle misure cautelari figura anche un altro bresciano P.A.A., accusato, oltre che di fatti di droga, del tentato omicidio di due agenti della Polizia di Stato di Brescia.
Nel 2009 aveva “speronato” con la propria auto e ferito gravemente i poliziotti che avevano tentato di fermarlo. Nel corso delle indagini erano già state arrestate in flagranza di reato 11 persone, tra le quali un latitante di nazionalità croata, ricercato a livello internazionale per traffico di droga, e sequestrati alcuni chilogrammi di cocaina. L’organizzazione criminale poteva contare su notevoli disponibilità finanziarie, tanto che ai “grossisti” venivano affidate in “conto vendita” ingenti partite di cocaina, fino a 20 chilogrammi, senza riscuotere immediatamente il corrispettivo; su un’ampia disponibilità di abitazioni ed automezzi, messe a disposizione dei tre serbi operanti in Italia dai “grossisti” italiani; sull’utilizzo di identità e documenti falsi. A Barcellona (Spagna) c’era la più importante base logistica dell’organizzazione mentre a Sarajevo (Bosnia-Erzegovina) è stato localizzato il “rifugio” del capo dell’associazione criminale, ricercato dalle Autorità serbe. Le indagini antidroga sono state accompagnate dallo svolgimento di accertamenti economico-patrimoniali sul conto degli indagati, che hanno condotto all’emissione da parte del G.I.P. di provvedimenti di sequestro preventivo, per “sproporzione” tra redditi dichiarati e tenore di vita, di 3 immobili, 1 centro estetico, 1 negozio di abbigliamento, 1 negozio di alimentari, 2 bar e 5 autovetture di grossa cilindrata, per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro. L’ attività di polizia giudiziaria è stata svolta, in Italia, a Brescia, Bergamo, Mantova, Como, Monza, Napoli ed Oristano, con la collaborazione dei locali comandi e reparti della Guardia di Finanza e dell’Arma dei Carabinieri ed all’estero, in Albania, Bosnia, Grecia, Repubblica Ceca, Serbia e Svezia, con il pieno supporto delle forze di polizia di quei Paesi. Allo stato attuale 9 soggetti non sono stati ancora rintracciati: alcuni di essi potrebbero trovarsi all’estero.