Si è concluso ieri (17 maggio) all’I.A.C. di Vitulazio il progetto alimentare “Vitali e belli” svolto con il supporto della Dott.ssa Orsola Lagnese e del Dott. Antonio Scialdone. Esso partendo dal presupposto che la situazione dell’obesità in Italia è sempre più preoccupante, in quanto un bambino su tre ha un peso superiore a quello che dovrebbe avere, ha nel corso dell’a. s. previsto incontri con i docenti e si è concluso con la visita medica ai ragazzi previo consenso dei genitori. L’obiettivo era quello di conoscere l’incidenza dell’obesità nella popolazione pediatrica di due paesi limitrofi (Bellona e Vitulazio). L’occasione mi ha sollecitato a riflettere sul significato che l’educazione alimentare ricopre nella nostra società e sul fatto che il cibo è sì un elemento fondamentale della nostra vita ma che “si mangia per vivere e non si vive per mangiare”. Nutrirsi è un atto complesso che coinvolge processi emotivi, sensoriali, culturali, psicologici, economici (purtroppo ultimamente sempre più anche questi ultimi). L’abitudine per molti a mangiare fuori casa con spuntini, merende, alimenta la cultura dei cibi “spazzatura”. Quelli di cui insomma i bambini sono ghiotti, le cose che piacciono da cui scaturisce il rifiuto ad esempio per verdure e pesce. Lo sviluppo cognitivo nel tempo modifica queste abitudini che, però, spesso permangono fino a un’età adulta. Educare all’alimentazione nella scuola significa, a mio avviso, invitare i ragazzi a sviluppare un pensiero critico, a superare la prospettiva nutrizionista per affrontare con interventi interdisciplinari, cognitivi-sensoriali ed esperenziali-induttivi il problema. Bisogna aiutare gli allievi a capire che a definire un cibo concorrono sapore,consistenza , odore, aspetto e che in base a uno o più di questi fattori deriva la loro scelta per quella pietanza o per un’altra. Intervenire, quindi, sugli atteggiamenti e sulle scelte insegnando a riconoscere gli schemi psicologici su cui si fondano e delimitano gli stili alimentari. Il percorso, se compiuto correttamente, attraverso schede di alfabetizzazione sensoriale porta a modificare e/o arricchire le abitudini alimentari possedute. Ad esempio, per imparare a degustare un alimento riconoscendo le caratteristiche dei diversi tipi, si possono presentare due tipi di pane mettendoli a confronto con l’aiuto dei sensi: esame olfattivo, visivo, tattile, uditivo, gustativo. Ciò farà capire che il pane è diffuso in tutto il mondo ma che ha caratteristiche diverse (brezel, pita, azzimo ecc.). Così per alcuni tipi di frutta (o altri cibi) esaminare la superficie, la succosità, la morbidezza, “l’appiccicosità”, il gusto .Tutto ciò porta ad imparare che tutti i cibi hanno caratteristiche sensoriali diverse. Sfruttando i plessi dove c’è la refezione si può approfondire con i genitori anche gli aspetti più specificamente nutrizionisti. Basta provarci e vedere che risultati si ottengono.
Vitulazio,18 maggio 2013
Giacomo Coco