A cura di Paolo Mesolella. Edizioni Il Mezzogiorno, Vitulazio giugno 2013, pp 233.
Un plauso sincero al Preside Paolo Mesolella che ha curato con il contributo dei docenti Claudia Caimano, Giovanna Caimano, Angelo Martino e Valeria Prencipe, questo interessante volume sulla emigrazione pignatarese e calena, fornendo ai lettori numerose testimonianze e documenti.
Nella prefazione il Mesolella dichiara umilmente che si tratta semplicemente di un laboratorio di storia in cui sono stati cercati e raccolti dei “materiali”. Noi però riteniamo che il gruppo abbia fatto di più, quando per es. a p. 29, dopo aver riportato il dato sulla emigrazione regionale, si dice che “Questo dato ci fa capire che vi è un forte pregiudizio nei confronti del Mezzogiorno, mentre l’area maggiormente interessata al fenomeno dell’emigrazione è proprio quella della Padania”.
Interessante ci sembra quanto leggiamo a pag. 35: “Prima del 1861 e nei primi decenni dopo l’Unità d’Italia, la maggior parte degli emigranti italiani proveniva dal Nord Italia … Nel 1876 l’86,7% degli Italiani emigrati proveniva dal Nord, mentre solo il 6,7% proveniva dal centro e il 6,6% dal Sud Italia e isole. In circa 29 anni la situazione è cambiata completamente. L’emigrazione dal Sud raggiunge il 40,1%, mentre quella del Nord scende al 49,9%” … In seguito le percentuali si invertono a danno del Sud.
A pag. 36 poi il gruppo di ricercatori esprimono un chiaro giudizio di condanna nei confronti del nuovo stato unitario quando così scrivono: “Gli emigranti del Sud Italia erano soprattutto agricoltori e braccianti agricoli e furono costretti a partire a causa della difficile situazione economica di quelle regioni che erano scarsamente industrializzate e penalizzate dalle politiche del nuovo stato unitario che favorivano in modo evidente lo sviluppo delle industrie del Nord, ignorando le produzioni agricole del Sud”.
Insomma, non si tratta solo di semplici dati, ma anche di interpretazioni: e questo è un aspetto positivo!
Devo concludere con alcune annotazioni di carattere personale:
la prima riguarda la nota 28 di pag. 54 che rinvia ad un “Cfr. Antonio Martone – “Nicola Borrelli, Memorie storiche di Pignataro Maggiore”, Edizioni Pro Loco, dove mancano pagina luogo ed anno di pubblicazione. Può darsi che io non ricordi, ma non mi pare di aver scritto un tale testo.
La seconda: a pag. 78 a proposito dei cognomi delle famiglie pignateresi, c’è da precisare che il brano è preso quasi per intero da un mio opuscolo su Pignataro e San Giorgio pubblicato nel 1980, ma è stata omessa ogni citazione.
La terza (più importante): nella rivista LE MUSE da me diretta, nel numero doppio di maggio-dicembre 2006, Anno VIII n. 2-3 (XXIII-XXIV), pubblicai un saggio dal titolo “L’emigrazione italiana (1860-1920 c.)” (pp. 79-84), sviluppato nei seguenti paragrafi: 1.L’emigrazione politica dopo il 1860 dal Sud, 2. Gli espatri dalle regioni italiane; 3. Le percentuali della emigrazione; 4.L’emigrazione nella canzone italiana; 5. La crisi del 1887; 6. La leggenda del Nord ricco e del Sud povero; 7.Conclusione.
Confesso di provare una certa amarezza nel constatare che “hai voglia di affaticarti a pubblicare ricerche!”: sono sempre più rari i lettori!!! Il gruppo di ricercatori sulla emigrazione oggetto del bel libro in esame, avrebbe potuto integrare il lavoro; leggendo il § sulla crisi del 1887, si sarebbe capito che l’inversione della emigrazione (maggioranza dei meridionali e riduzione dei settentrionali) dipese dalla politica protezionistica del governo “piemontese” a vantaggio del Nord, a danno del Sud: una politica deliberata; il Sud-colonia poteva andare alla malora! Importante era salvare il Nord dalla miseria (che c’era! che c’era!).
Recensione di Antonio Martone