Giorgio Natale ricorda la Battaglia (a Sud) del Volturno del 2 ottobre 1860, dopo la conquista di Napoli

Giorgio Natale ricorda la Battaglia (a Sud) del Volturno del 2 ottobre 1860, dopo la conquista di Napoli

 

Come scrisse Carl von Clausewitz, il grande teorico prussiano dell’arte della guerra, l’avanzata s’indebolisce procedendo. Su  ciò rifletté Garibaldi dopo l’ingresso a Napoli, allorché il Duce dei Mille stabilì ilproprio comando a Caserta.

 A fine settembre del 1860, sulle opposte sponde del Volturno, si fronteggiavano circa 41.000 soldati duo siciliani, borbonici o regi e circa  24.000 garibaldini dell’Esercito Meridionale o “garibaldesi”.

Il grosso dell’Esercito Regio, con reparti scelti(8000 uomini) formati da mercenari svizzeri, austriaci e bavaresi  era schierato alla destra del Volturno, con perno a Capua in una linea tra, Bellona,Vitulazio, Pignataro, Calvi, Sparanise e Teano. I borbonici erano superiori per  artiglieria e cavalleria.

 Tra i garibaldini, su un fronte di 20 KM c’erano circa 1300 volontari inglesi, americani, polacchi, ungheresi, francesi e reparti regolari dell’Armata Sarda di Vittorio Emanuele II. Tra i numerosi disertori  borbonici passati con ”l’INVITTISSIMO” “ DUCE dei MILLE”, c’era anche Carmine Crocco, in seguito brigante di Francesco II e successivamente in proprio.  I duo siciliani, consapevoli della discesa dell’esercito piemontese attraverso lo Stato Pontificio temevano di finire in una morsa. I primi scontri cominciarono il 16, con i napoletani, padroni di entrambe le rive del Volturno, che cercavano di capire dove  sfondare il fronte garibaldese, per  rientrare a Napoli e le Camice Rosse che cercavano di consolidarsi. I volontari ungheresi e la Legione del  Matese, in un’azione definita avventata da Garibaldi,  riuscirono a conquistare Caiazzo, Piedimonte d’Alife e Roccaromana, ma furono respinti dai regi e dovettero ritirarsi, con forti perdite, a S. Angelo in Formis.

 Nella fase conclusiva, il primo ottobre,  i borbonici, a sud del Volturno, cercarono di sfondare tra i Ponti della Valle-Maddaloni  e  S. Tammaro- S Maria Capua Vetere- S Angelo in Formis, cercando di convergere a tenaglia su Caserta. Dopo l’avanzata iniziale, trattenuti a Castel Morrone-Termopili d’Italia- dai 300 di Pilade Bronzetti (finite le munizioni fecero rotolare i sassi),  i duo  sicilianirespintia Ponti della Valle da Nino Bixio, rafforzato dai rincalzi sopraggiunti, dovettero ripiegare su Dugenta . Ne’ l’iniziale vantaggio, attorno a S. Maria C.V., riuscì a concretizzarsi nell’avanzata verso la Reggia e la strada per Napoli, grazie anche alla mossa di Garibaldi di utilizzare la ferrovia per far giungere velocemente , da Caserta, la riserva strategica che  “l’Invittissimo” guidò personalmente. La mattina del 2 ottobre 1860, anche l’ultimo reparto borbonico si sganciò rientrando nelle proprie linee.

Le perdite per l’Esercito Meridionale furono:  306 caduti, 1.328 feriti, 389 dispersi.Totale  2.023 (10%);

per l’Esercito borbonico: 260 caduti, 731 feriti, 74 prigionieri, 200 perdite accertate a Ponti della Valle e 2089 prigionieri il 2 ottobre.Totale 3.354(11%).

 Fu una grande vittoria difensiva e tattica per Garibaldi, che non aveva uomini e mezzi per inseguire il nemico; per i napoletani non fu  una  rotta. I rapporti di forza erano quelli di prima della battaglia: i duo siciliani avrebbero potuto  riattaccare,  radunando anche tutti i reparti sparsi fra Capua e Gaeta che non avevano partecipato alle operazioni.  Però, il fatto di essere stati respinti, nel primo vero scontro campale, aveva minato il morale e, sia il prudente comandate, sia lo stato maggiore erano ben lontani dal poter concepire una nuova offensiva . Ed incombeva  la minaccia delle truppe piemontesi che avevano sconfitto  a Castefidardo i papalini al comando di Le Moriciere:  Avanzavano rapidamente nell’ Abruzzo malgrado qualche resistenza di truppe regolari e di bande improvvisate. I garibaldini cominciarono l’assedio a Capua.

 IL 25 ottobre il Duce dei Mille attraversò il Volturno a Triflisco ed avanzando per Bellona, Vitulazio, Pignataro, Calvi , Il  26 ottobre incontrò  il re Vittorio Emanuele presso Teano. A quel punto I Garibaldini furono messi in disparte e  la campagna fu continuata dall’esercito sabaudo.

 Capua si arrese il 2 novembre 1860, mentre Francesco II nell’improbabile speranza di una soluzione diplomatica resistette a Gaeta fino al 14 febbraio 1861, quando, con Maria Sofia, lasciò la fortezza sulla nave francese Mouette. Il venticinquenne Francesco II andò in esilio a Roma: ospite di Pio IX, alloggiò prima al Quirinale e poi, dal novembre 1862, a Palazzo Farnese. Nel 1870 si trasferì a Parigi.

 Com’è noto, Garibaldi, dopo l’incontro di Teano andò in esilio a Caprera, partecipando alla III Guerra d’Indipendenza nel 1866 e cercando, Il 28 giugno 1862 – Aspromonte-, 3 novembre 1867-Mentana- di liberare Roma. Nel 1870, andò in Francia a combattere per la neonata repubblica contro i prussiani.

Mi piacerebbe che la modesta sintesi dell’importante battaglia a Sud del Volturno stimolasse, soprattutto i giovani dei luoghi citati, a ricercare e tramandare episodi  minori, collegati all’avvenimento principale, successi nelle campagne e fra le mura dei loro paesi.

In allegato la cartina della situazione strategica precedente lo scontro e quella con lo schema d’attacco delle forze borboniche, presente Francesco II, dell’1 e 2 ottobre 1860 .

La situazione strategica a fine settembre 1860.Borbonici nella morsa formata dall’esercito italiano e da quello garibaldino. Garibaldi fermo sulla difensiva; Armata di Cialdini, vittoriosa a Castelfidardo, in rapido avvicinamento daNord.

Il Piano dell’Esercito Regio per la presa di Caserta

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