CALVI R. – “Dove le istituzioni chiudono gli occhi, le comunità difendono le comunità”. Questo, il monito lanciato dal “Comitato per l’agro caleno: No centrale biomasse”; il quale ha organizzato per sabato scorso un presidio presso l’ex Pozzi, l’area industriale dove si vorrebbe far sorgere la Centrale a Biomasse e dove sono stati apposti dei sigilli simbolici come segno di protesta contro ogni forma di speculazione.
“Mai uno slogan è stato più appropriato”, afferma il Dott. Giovanni Marrocco. “Infatti all’assemblea spontanea hanno partecipato in tanti, ma tra i tanti mancavano i politici locali. I “signori”, in senso generale, che dovrebbero occuparsi di tutelare la salute pubblica e difendere il territorio da ogni forma di speculazione, si muovono nella più assoluta indifferenza, celando la loro inefficienza a governare per il bene comune con una politica omertosa da cui sembra trasparire una classe politica miope ed asservita. Eletti democraticamente, i nostri “politicanti”, sono diventati un’oligarchia dittatoriale, fanno ciò che vogliono senza ascoltare minimamente e senza mai rispondere alle denunce ed alle aspettative dei Cittadini. Noi non dobbiamo demordere! E’ nostro dovere continuare ad esortare e “costringere” coloro che amministrano la cosa pubblica a bloccare sul nascere qualsiasi tipo di insediamento industriale che possa arrecare danno al nostro territorio e creare l’illusione di vantaggi occupazionali. Il nostro è un territorio già fortemente martoriato, soggetto per anni allo sfruttamento incontrollato che ha trasformato la Campania Felix in un concentrato di veleni. Ben vengano iniziative per rivalutare il territorio atte a creare nuovi sistemi occupazionali. Allora perché non pensare di realizzare nell’area industriale dell’agro caleno fabbriche per la conserva di pomodori, di frutta, fabbriche di mobili, insomma qualsiasi tipo di attività “pulita” che non sia dannosa per la salute e che sia utile veramente alla collettività? La crisi economica sta investendo anche le nostre piccole industrie che, per mancanza di finanziamenti, saranno trasferite all’estero. Perché non investire capitali ed incentivi in attività già funzionanti? E’ più remunerativo inquinare che salvaguardare l’esistente? Le notizie, seppure discordanti, che da giorni stiamo apprendendo dai media non sono per niente confortanti. C’è mancanza di informazioni chiare, nessuno si assume le responsabilità di quanto è avvenuto e ancora sta accadendo.
Ha ragione chi scrive che nella Terra dei fuochi si muore. Si muore di veleni, ma ancora di più di indifferenza. “I politici, i rappresentanti istituzionali che per decenni hanno sottovalutato il problema o finto di non vedere, non sono distratti, sono complici”. Ci vorranno 80 anni per bonificare quei terreni. Il solito politico di turno ci esorta a non creare allarmismi perché potrebbero risultare dannosi per il comparto agroalimentare e conseguentemente causare il crollo dell’economia di Terra di Lavoro. Ma ormai la situazione è già diventata un caso nazionale. Perché i nostri politici non fanno un esame di coscienza? Forse non sanno che i consumatori italiani non acquistano più prodotti ortofrutticoli provenienti dalla Campania ? Forse i nostri politici acquistano per la loro tavola prodotti provenienti dall’estero e quindi non inquinati? Come si può rimanere indifferenti di fronte a questo infame crimine? Come si può rimanere indifferenti difronte al dolore di quei genitori che hanno perso i loro figli, ancora piccoli, colpiti da patologie legate all’inquinamento di rifiuti di ogni genere? E, ribadisco, nella più totale indifferenza la nostra classe politica ci dice di non creare allarmismi, che il tutto è circoscritto!!! Allora cosa bisogna pensare che sia solo un fatto mediatico? “Una manovra per screditare la Regione e il territorio”? La situazione è a dir poco allarmante e riguarda tutti, dagli agricoltori, ai commercianti, dalle famiglie ai singoli, tutti indistintamente, anche i politici che in questa terra ci vivono e con la loro “assenza” continuano ad alimentare il malaffare. Stiamo pagando tanto, in termini di vite umane! La terra, la nostra amata terra è inquinata. Si è sbagliato in passato e, con la presumibile realizzazione di una centrale a biomasse, si vuole perseverare nel futuro. Siate persone coerenti e non distruttori dell’umanità! Se i responsabili hanno una coscienza abbiano il coraggio di ammettere gli errori e rimediare almeno in parte allo scempio perpetrato per anni.
Tutti i problemi”, conclude Marrocco, “vanno affrontati in termini di trasparenza. Le istituzioni dovrebbero scendere in campo e difendere le comunità, perché al primo posto si deve difendere in ogni caso la salute del cittadino, i quali devono affrontare il più delle volte da soli queste problematiche. Coinvolgiamo i più giovani anche attraverso le scuole, sensibilizziamoli alle problematiche ambientali, è l’istruzione l’arma più efficace per combattere ogni forma di prevaricazione.
Si parla di bonifica ambientale, ma a mio avviso ci vorrebbe prima di tutto una bonifica culturale! La cultura della trasparenza, la cultura della tutela, perché quando gli eletti della democrazia rimangono indifferenti di fronte alla distruzione dell’ambiente e dei beni individuali, alla vivibilità ed alla protesta, che è costretta a materializzarsi in comitati di lotta, come sta accadendo a Calvi Risorta, vuol dire che manca la cultura dell’agire per il bene comune.
In gioco c’è il futuro nostro, dei nostri figli e dei nostri nipoti. Quindi uniamoci e rivendichiamo il diritto alla dignità, alla salute, alla vita”.
Luciana Antinolfi