PIGNATARO M. – Il Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Napoli, dottor Roberto D’Auria, ha assolto Arturo Gigliofiorito, Gabriele Capitelli, e Antimo De Angelis, rispettivamente presidente dell’associazione Mondotondo, e presidente e vicepresidente del consorzio di cooperative “Icaro”. I tre erano stati accusati di omissione di atti d’ufficio con l’aggravante camorristica, “perché in concorso tra loro, unitamente al Magliocca quale sindaco del Comune di Pignataro Maggiore, Gigliofiorito quale presidente dell’associazione onlus Mondotondo, Capitelli quale presidente e De Angelis quale vice-presidente del Consorzio Icaro, incaricati della gestione di beni confiscati alla famiglia Lubrano a Pignataro Maggiore ed in tale qualità amministratori dei beni immobili confiscati alla famiglia Ligato-Lubrano, omettevano di compiere un atto dovuto in ragione del loro ufficio e precisamente l’immissione nel possesso dei beni e la conseguente amministrazione dei beni suddetti, consentendo che la famiglia Lubrano continuasse a gestire ed a percepire i redditi relativi a tali immobili. Con l’aggravante della commissione del fatto al fine di agevolare il clan dei casalesi operante in Pignataro Maggiore e Comuni limitrofi e in particolare il gruppo riconducibile alla famiglia Lubrano-Ligato”.
Gabriele Capitelli era imputato anche di falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici con l’aggravante camorristica e quella prevista dall’articolo 61 del Codice penale “perché in qualità di incaricato di pubblico servizio, al fine di conseguire l’impunità per il reato che precede, attestava falsamente, con una relazione del 12 giugno 2007 indirizzata al Comune di Pignataro Maggiore, in qualità di presidente del Consorzio Icaro, di essere entrato in possesso dei beni appartenuti alla famiglia Ligato il 7 giugno 2007 e non il 18 ottobre 2005. Con l’aggravante della commissione del fatto al fine di agevolare il clan dei casalesi operante in Pignataro Maggiore e Comuni limitrofi ed in particolare il gruppo riconducibile alla famiglia Lubrano-Ligato”.
Antimo De Angelis era inoltre imputato di falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, con l’aggravante camorristica e quella sancita dal secondo comma dell’articolo 61 del Codice penale, “perché, in qualità di incaricato di pubblico servizio ed in particolare del Consorzio Icaro incaricato della gestione dei beni confiscati, falsamente attestava nel corpo del verbale datato 7 giugno 2007 reso al personale della Polizia Municipale del Comune di Pignataro Maggiore di essere entrato in possesso dei beni confiscati alla famiglia Ligato, in qualità di vice presidente del Consorzio Icaro, il 7 giugno 2007 e non il 18 ottobre 2005 al fine di conseguire l’impunità per il reato che precede. Con l’aggravante della commissione del fatto al fine di agevolare il clan dei casalesi operante in Pignataro Maggiore e Comuni limitrofi ed in particolare il gruppo riconducibile alla famiglia Lubrano-Ligato”.
Il pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, dottor Giovanni Conzo, aveva chiesto la condanna di Gabriele Capitelli e Antimo De Angelis a 6 anni di reclusione, e 2 anni per Arturo Gigliofiorito. Nel procedimento penale il Comune di Pignataro Maggiore, parte offesa dal reato, si era costituito parte civile con l’assistenza dell’avvocato Carmine Di Rubba. Adesso la Procura della Repubblica di Napoli avrà la possibilità di presentare appello alla sentenza del Gup.
Red. cro.