Il presidente di Storia Memoria Identità, Giorgio Natale, ricorda l’importanza del IV novembre

Il presidente di Storia Memoria Identità, Giorgio Natale, ricorda l’importanza del IV novembre

Il IV NOVEMBRE è una data importante per la storia d’Italia:  quel giorno del 1918 entrò in vigore, alle quattro del pomeriggio, l’armistizio, firmato 36 ore prima a Villa Giusti fra l’Italia e l’Austria-Ungheria. A ciò contribuì la riuscita offensiva italiana di Vittorio Veneto , iniziata il 24 ottobre 1918. Terminava per l’Italia la Prima Guerra Mondiale, Grande Guerra o IV Guerra d’Indipendenza che con la liberazione dei Territori Irredenti (Trento, Trieste Istria e Dalmazia) realizzava l’Unità politica. Per la prima volta, dai tempi dell’Antica Roma, un esercito composto da tutti gli abitanti della penisola si era battuto ed aveva vinto. Fu una vittoria frutto della volontà, del sacrificio e dell’unità del popolo italiano, ma anche un evento sanguinoso, che costò 689.000 giovani vite,  mentre 1.050.000 furono i mutilati e i feriti, su una popolazione di circa 30 milioni. Il IV Novembre, istituito nel 1919 da un governo liberale, divenne  un simbolo durante il fascismo, e fu mantenuto dai governi repubblicani fino al 1977, quando, per aumentare i giorni lavorativi  fu collocata (festa mobile) nella prima domenica di novembre: Giulio Andreotti, a capo del governo che doveva realizzare il Compromesso Storico, sotto la pressione ideologica delle forze antinazionali che lo sostenevano, liquidò un simbolo della memoria e dell’identità del Popolo Italiano.

Al IV Novembre è legato il culto del Milite Ignoto. Sotto la statua della dea Roma, sarebbe stata tumulata la salma di un soldato italiano sconosciuto, selezionata tra quelle dei caduti della Prima guerra mondiale.

In Italia la scelta di una salma tra undici bare di soldati non identificati caduti in vari fronti di battaglia   venne affidata a Maria Bergamas, madre del volontario irredento Antonio Bergamas disperso in combattimento. La bara prescelta, da Aquileia, fu deposta in un carro ferroviario che sfilò in tutta Italia fino a Roma dove il 4 novembre 1921 fu deposta nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, per poi essere traslata negli anni trenta all’Altare della Patria.

Ricordo i Combattenti e Reduci della I e II Guerra Mondiale,i ragazzi del ’99,  i feriti, gli orfani, le vedove, le mamme dei caduti di tutti i fronti che col vestito buono e le decorazioni in mostra, formavano il corteo che andava a deporre, davanti  al Monumento ai Caduti, con la messa al campo ,l’Appello dei Caduti, scandito dal corale “Presente!” la corona d’alloro, mentre la banda, suonava l’Inno del Piave. Al mio paese, molte di quelle persone che negli anni sessata e settanta, partecipavano con fierezza  alla cerimonia (quasi sempre con la pioggia)che  avevano meno anni di quanti ne abbia io adesso, non ci sono più. I racconti dei loro sacrifici in grigioverde m’attiravano: Dom Antonio mi parlò della sua  nave silurata dagli austriaci all’uscita del golfo di Napoli; Giùanbattist’  dei compagni morti a Giarabub, accumulati in una” cantina” su cui gettavano calce ed aggiunse che per entrare dovevano mettere la maschera antigas, legati con una corda tenuta dai commilitoni, affondati fino alle ginocchia nel fango impastato coi liquidi dei morti; zi’ Giuann’ della sbandierata, da parte dei comunisti, diserzione dei volontari italiani in Spagna (avevano catturato solo il camion con gli zaini) e tanti altri…Pensavo un giorno di raccoglierli  per farli conoscere alle future generazioni, ma nella mia mente, il ricordo dei racconti è sempre più ridotto e lacunoso ed oggi non so nemmeno se al mio paese, dove molti giovani, per avere un lavoro vanno sotto le armi, nella  Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, i discendenti  dei ventenni caduti, feriti, dispersi sul Carso, in Africa, Spagna, Russia, “pel vasto mar”, avranno la possibilità di onorare e ricordare il loro sacrificio con una cerimonia come quelle che si facevano quando i paesi e le città erano comunità d’uomini artefici del proprio destino.

Il presidente di Storia Memoria Identità

Giorgio Natale

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