BELLONA/PASTORANO – Si è aperta ieri mattina (13 dicembre) l’udienza preliminare del processo “Titano 2”, il procedimento nato nell’ottobre del 2010 e che vede coinvolti anche uomini legati al clan dei Casalesi. Davanti al Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Napoli, dottor Vincenzo Alabiso, oltre ai pm della Direzione distrettuale antimafia, erano presenti i difensori degli imputati finiti nell’ordinanza eseguita lo scorso 12 aprile con le accuse, a vario titolo, di estorsione e detenzione illegale di armi da fuoco. Dopo la costituzione delle parti, il collegio difensivo ha chiesto il rito abbreviato per tutti, cercando di sfruttare lo sconto della pena previsto per questo tipo di rito alternativo e per cercare di mitigare – in caso di condanna – le pene previste per gli uomini della fazione Schiavone del clan dei Casalesi, finiti nelle maglie della giustizia per aver chiesto il pizzo a imprenditori e commercianti nei periodi di Natale, Pasqua e Ferragosto. Tra gli imputati c’è anche Maurizio Fusco, ritenuto capozona del gruppo riconducibile alla famiglia di “Sandokan”, nella zona di Pastorano, Bellona e Vitulazio. Non è un caso che tra gli operatori economici vittime delle estorsioni vi sia un imprenditore pastoranese.
L’inchiesta coordinata dai pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli ha permesso di ricostruire un intero sistema, su banda nazionale, dedito al favoreggiamento delle attività del clan dei Casalesi fazione Schiavone. In particolare dalle attività investigative è emerso come la struttura criminale era organizzata in ruoli specifici di azione.
Un imprenditore titolare di una impresa rivenditrice di prodotti termoidraulici di Aversa, addirittura, era stato inserito nel libro paga del clan dei casalesi, l’uomo, doveva corrispondere tre rate annue da cinque mila euro in cadenza con le festività di Natale, Pasqua e Ferragosto. Lo stesso accadeva per il resto degli imprenditori nei comuni di Casal di Principe, Cancello Arnone e Pastorano.
Alcune vittime sono state indagate in quanto, nel corso delle indagini, avrebbero negato di avere subìto richieste di denaro dal clan e per questo devono ora rispondere dell’accusa di favoreggiamento. Le indagini hanno anche accertato il ruolo di Carmine Confuorto, un sottufficiale dei carabinieri attualmente in congedo, che all’epoca dei fatti prestava servizio in qualità di addetto alla sezione di polizia giudiziaria presso la Dda di Napoli. Le indagini avrebbero permesso di accertare come, nonostante gli arresti eccellenti degli ultimi anni, il clan dei Casalesi continuasse a chiedere le tangenti ad imprenditori e commercianti nei periodi a ridosso delle festività.
Red. cro.