CALVI R. – Da dove arriva la crisi economica? Chi l’ha causata? Quali sono le ricette per uscirne? Queste e tante altre domande hanno trovato una risposta nel dibattito organizzato ieri pomeriggio (domenica 26 gennaio) dalla Piccola Libreria 80mq con il professore di economia politica e politica economica presso l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, Fabio D’Orlando. Presentando il suo ultimo libro – “Recessione: i colpevoli, i complici, le vittime” (edizioni Centoautori) -, il docente, utilizzando concetti e termini alla portata di tutti, ha descritto con estrema chiarezza i meccanismi che regolano l’economia contemporanea e le distorsioni che oggi hanno condotto buona parte dell’Occidente alla crisi.
D’Orlando è partito dall’analisi della bolla immobiliare degli Stati Uniti che ha coinvolto anche l’Europa e, specificamente, Paesi come la Gran Bretagna, l’Irlanda e la Spagna; per arrivare alla conseguente crisi del subprime. In questo contesto, si è passati a fotografare il ruolo delle circa trecento agenzie di rating che si pronunciano sulla solidità e sulla solvibilità di società e Stati che emettono titoli sul mercato finanziario. Dopo aver parlato delle cause contingenti, il docente si è concentrato sulla crisi strutturale del sistema economico dell’Europa, sul “caso Germania” e sulle difficoltà dell’Italia.
“Il taglio del costo del lavoro o l’austerity sono strumenti che servono a poco. Danno un beneficio soltanto temporaneo e immediato,senza risolvere il vero problema. Il punto centrale per combattere la crisi economica è quello di ristrutturare il sistema produttivo. Questo, però, comporta scelte dolorose e tempi lunghi, e i politici che sono proiettati al tornaconto elettorale a breve termine difficilmente affronteranno il problema in questo modo”. In questi termini D’Orlando ha cercato di fare un quadro della situazione, sottolineando le responsabilità della classe dirigente. Di fronte alle tante domande rivolte nel corso del dibattito, il professore, anche di fronte alle questioni più spinose, non si è tirato indietro, per la soddisfazione dei presenti. La manifestazione si è conclusa con l’amara considerazione del docente: ”Dal punto di vista microeconomico, ai giovani converrebbe imparare una lingua e cercare fortuna altrove”.
Red.