«I tre discorsi che formano Si sente? hanno uno sguardo distolto dai campi di concentramento. Ed è questo che permette di vedere quei campi e quei luoghi circostanti più di ogni altra descrizione. Un tema tragico, quello dell’olocausto, visto con uno sguardo da deficiente, come tu stesso scrivi, intendendo uno sguardo che permette di ritrovare il senso delle cose che guardiamo, perché siamo assuefatti dall’informazione, dalle abitudini, da adattamenti che ci fanno perdere il senso dei luoghi, il senso delle cose più piccole e comuni, come i bottoni. È questo sguardo da deficiente – dal latino deficere, mancare – che permette di vedere. Ecco, per me, questo tuo scrivere così vuol dire straordinario.»
Questo è solo uno stralcio della lunga lettera che il fantasiologo Massimo Gerardo Carrese ha inviato allo scrittore Paolo Nori. Il testo dello studioso è stato pubblicato dalla Società Dante Alighieri di Katowice, Polonia. Carrese ha incontrato lo scrittore Paolo Nori alla Libreria InfoModoShop di Bologna in occasione della presentazione del suo ultimo libro Si sente? (Marcos y Marcos, 2014) dedicato ai campi di concentramento di Birkenau e Auschwitz. Non un libro storico né critico sui campi di concentramento ma un testo inconsueto che permette di vedere quei luoghi terrificanti con uno sguardo nuovo, altro. Paolo Nori è un noto scrittore e traduttore russo (sua la traduzione italiana de Le anime morte di Gogol) e racconta la propria esperienza da visitatore, ormai da anni, dei campi di concentramento di Birkenau e Auschwitz. Un libro straordinario, secondo Carrese, nel senso etimologico del termine, fuori dell’ordinario, e che per questo motivo andrebbe letto nelle scuole, ma letto per davvero e non solo in occasione di giornate commemorative. Massimo Gerardo Carrese sottolinea questo aspetto e molto altro nella lettera che Nori ha molto apprezzato. L’autore descrive i campi di concentramento con la tecnica dello straniamento, cioè con un effetto di sconvolgimento, un modo altro di percepire la realtà e di raccontarla, al fine di rivelarne nuovi aspetti. È proprio così che Paolo Nori, sottolinea Carrese, senza descrivere direttamente i campi di concentramenti li imprime nell’immaginazione del lettore.
La lettera è stata pubblicata dalla Dante di Katowice, Polonia, nei suoi “Quaderni della Dante” ed è liberamente consultabile a questo indirizzo https://docs.google.com/viewer?a=v&pid=sites&srcid=ZGFudGUta2F0b3dpY2Uub3JnfG5vd2F8Z3g6ZjYwZDE1YjUxNTQ1NWRm