PIGNATARO M. – Le proteste contro i rincari della Tares che giovedì scorso hanno spinto un nutrito gruppo di cittadini a occupare Palazzo Scorpio e protestare contro l’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Raimondo Cuccaro, ha visto in prima linea i ragazzi del Centro sociale “Tempo Rosso”, i quali hanno dato una scossa alle timide rimostranze degli esercenti locali. Caleno24ore, dopo aver accolto le note ufficiali delle parti che stanno animando questa particolare fase politico-sociale del paese, cerca di mettere a disposizione dei lettori una analisi approfondita della questione, senza tediare con opinioni giornalistiche che lasciano il tempo che trovano. Per questo ha chiesto l’opinione di uno dei veterani delle battaglie ambientali (e non solo) nell’Agro caleno, Teo Lepore. Figura storica e di primo piano del “Tempo Rosso”, Lepore è uomo riflessivo e preparato sul fronte della lettura politica dei fenomeni, dal punto di vista dell’antagonismo.
Perché il “Tempo Rosso”, che a Pignataro Maggiore non è mai sceso in campo su questioni come le tasse, oggi è tra i protagonisti della battaglia anti Tares?
Innanzitutto, riteniamo che la vicenda ci permetta di legare due battaglie a cui abbiamo sempre prestato molta attenzione e nelle quali ci siamo sempre impegnati: quella per l’ambiente e la difesa del territorio e quella contro le politiche di austerità, per il diritto all’insolvenza, includendo le vicende drammatiche legate a reddito e disoccupazione. Per cui, è evidente che abbiamo deciso di scendere in campo, contro un aumento spropositato della TARES, per le stesse ragioni che hanno spinto i pignataresi a prendere parola: l’acuirsi di una crisi che viene scaricata, per precise scelte politiche, su tutti noi e che spinge verso la precarizzazione interi settori sociali, nel quadro di una carenza cronica di servizi e di continue inefficienze della cosa pubblica. Abbiamo creduto in queste iniziative perché siamo convinti che la questione TARES ci consenta di cominciare a mettere al centro il vero problema che è sul tavolo: la necessità di una fuoriuscita dal basso dalla crisi e la riappropriazione delle nostre vite.
In questi giorni di mobilitazione avete avuto l’impressione di remare nello stesso verso delle opposizioni, anche di destra, e di una parte minoritaria (almeno in paese) del tanto vituperato Pd?
Questa impressione non l’abbiamo mai avuta. I linguaggi che parliamo sono molto diversi ed il nostro obiettivo non è quello di occupare poltrone: per noi queste formazioni politiche fanno parte di un mondo in via di disfacimento ed il tempo della delega ai politici in carriera è finito. Nell’era delle larghe intese, sappiamo che quella composizione sociale spuria che è scesa in piazza non è rappresentata (né rappresentabile) da formazioni politiche che, esse sì, remano all’unisono in direzione dell’austerità e dei sacrifici. Nel caso specifico di Pignataro poi, il nostro giudizio politico sulla destra è nettamente negativo e siamo assolutamente convinti che essa abbia una lunga serie di responsabilità rispetto alla attuale situazione. Questa battaglia non è una passerella, piuttosto esprime l’esigenza di una comunità di risolvere un problema collettivo, qui ed ora.
Qualcuno, indipendentemente dalla presenza dell’opposizione consiliare che fa la sua parte, ha letto politicamente questo scontro come un regolamento di conti dopo il congresso cittadino del Pd.
Onestamente, questa interpretazione ci appare alquanto fantasiosa. Le vicende interne al Partito Democratico ci appassionano molto poco. Non capisco poi quali conti avremmo da regolare. Dal nostro punto di vista l’esito del congresso è assolutamente indifferente. Quello che possiamo esprimere, semmai, è un giudizio sull’atteggiamento avuto rispetto alla mobilitazione: una chiusura netta che li vede trincerati dietro un cordone di polizia, carabinieri, guardia di finanza e vigili urbani. Una abdicazione della politica di queste proporzioni non si era mai vista! Rispetto ad una mobilitazione di massa, si è gridato prima alla strumentalizzazione; poi, secondo un copione oramai troppo noto, alla contiguità camorristica . Eppure questa gente era il ‘popolo di Pignataro’ quando si manifestava contro la discarica di Torre Ortello e Raimondo Cuccaro, insieme a tutti noi e lo rivendichiamo, andava a bloccare l’autostrada.
La categoria degli esercenti pignataresi notoriamente è tutt’altro che rivoluzionaria, come mai si è creata questa nuova sintonia?
Una parte dei commercianti sta partecipando alla lotta. Noi speriamo che partecipino tutti. Ragionare secondo una logica per cui ci sarebbero categorie rivoluzionarie ed altre che non lo sono non ci sembra proficuo. Il commercio al dettaglio, nei piccoli centri dell’Agro Caleno, attraversa una fase di grande difficoltà e questo è sicuramente un dato oggettivo che spinge molti di loro a mobilitarsi: stanno subendo gli effetti della crisi, della contrazione del credito e spesso sono in balia delle banche. Questa parte di società non può essere considerata a priori avversa ad un processo di cambiamento ed in ogni caso ciò andrebbe comunque sperimentato nel vivo della lotta politica. Detto ciò, in piazza c’erano anche moltissimi pensionati, disoccupati, precari, studenti che vivono in famiglie con basso reddito. Insomma, lo ripeto, quella stessa composizione sociale spuria che abbiamo visto tante volte nelle battaglie ambientali.
Avete chiesto nelle vostre rivendicazioni la divisione della Tares per fasce di reddito, ma se – come spesso è accaduto in passato – i “furbetti” evadono le tasse con dichiarazioni fasulle, a pagare saranno sempre gli stessi (gli stipendiati, operai e ceto impiegatizio) e i “poveri saranno sempre più poveri”. Ci avete pensato?
Il primo obbiettivo di una comunità deve essere quello di non lasciare nessuno indietro. Perché questo è quello di cui si sta discutendo. Un tassa spropositata e percepita come ingiusta (si pensi a tutto ciò che la nostra terra ha subìto a causa della speculazione sulla gestione dei rifiuti) danneggia tutti. Così come una gestione dei rifiuti sconsiderata, dove si continua a non attuare una corretta raccolta differenziata, perdendo gli introiti di un possibile recupero e riciclo dei materiali ed inquinando con discariche traboccanti è un problema per tutta la comunità. Piccoli commercianti, stipendiati ed operai hanno spesso le stesse difficoltà ad arrivare a fine mese, questi ultimi vivono nell’incubo del licenziamento a causa di quelle stesse politiche che stritolano le partite iva. Quanto ai furbi: viviamo in un sistema fatto apposta per loro, ecco perché vogliamo cambiarlo.
Nelle stesse ore della protesta a Palazzo Scorpio, l’Assessore regionale Martusciello (Forza Italia) e il Consigliere regionale Angelo Consoli (Udc) erano alla Nuroll per dimostrare la loro vicinanza agli operai in cassa integrazione. Si è capovolto tutto: la destra sostiene gli operai e la sinistra la classe media?
Noi stiamo dove c’è una lotta, non dove si stringono mani e si promettono promettenti promesse. Martusciello e Consoli hanno la necessità di alimentare costantemente le proprie reti clientelari: quello che cercano sono voti ed è inutile sottolineare che entrambi rappresentano al meglio un modo di fare politica che negli ultimi decenni ha creato il deserto in cui oggi viviamo. D’altra parte, gli operai devono avere la facoltà di chiedere conto alle istituzioni del proprio operato e di rivendicare i propri diritti. Siamo molto preoccupati per la situazione alla Nuroll ed esprimiamo la nostra vicinanza ai lavoratori. Li invitiamo da subito a partecipare alla mobilitazione, come qualcuno di loro ha già fatto, per estendere l’iniziativa anche ai temi del lavoro e del reddito. Che questa poi sia un’epoca di capovolgimenti importanti lo possiamo solo auspicare…
Più volte avete sottolineato che la classe politica locale è incapace. Nel merito del costo della Tares, quale soluzione proponete per l’abbassamento dei costi della Pignataro Patrimonio srl?
Che la classe politica locale sia incapace lo dicono i fatti. È stata la classe politica locale a mettere in piedi la Pignataro Patrimonio, voluta da Magliocca e messa in liquidazione da Cuccaro che, però, è sindaco ormai da tre anni mentre la municipalizzata del comune resta inchiodata attorno al 44% di differenziata, un dato vergognoso. Questa costatazione, che emerge dalla analisi dei dati certificati dalla Regione, è ancora più grave se si considera che la legge impone di arrivare almeno al 65% , ma non è tutto: nulla è dato sapere sulle percentuali inviate a riciclo e recupero. E qui siamo alla vicenda dei costi: a quanto ammontano i ricavi che la Pignataro Patrimonio ottiene da queste percentuali così basse? A giudicare da queste tabelle quello che stiamo pagando, dentro una generale crisi sociale, sono le “inefficienze” nella gestione dei rifiuti rispetto alle quali Cuccaro nulla ha saputo fare. Il problema non sono gli stipendi dei lavoratori come si continua a ripetere. Vogliamo parlare poi del Regolamento TARES approvato da questa amministrazione? Una cosa del tutto inadeguata, probabilmente a limite della legalità (per restare su un tema tanto caro al sindaco) visto che gli incentivi per promuovere la riduzione della produzione di rifiuti sono obbligatori eppure, assolutamente assenti! Non c’è l’autocompostaggio, niente di niente. Come vedete, le ipotesi per abbassare i costi ci sono, ma andrebbero vagliate con serietà e serenità dalla comunità che si sta battendo, insieme ai lavoratori magari chiedendosi se chi amministra la municipalizzata sia all’altezza del compito: si chiama democrazia. E questo discorso una sinistra decente avrebbe potuto e dovuto farlo prima, quando gli effetti sociali di questo aumento si potevano prevedere evitando di far piovere sulla testa delle persone questo provvedimento.
Che cosa succederà nel corso della seduta del Consiglio comunale di venerdì prossimo?
Succederà che chiederemo tutti un Consiglio comunale aperto per discutere della vicenda, salvo che non venga concesso prima. Non sappiamo se la decisione del sindaco Cuccaro, dell’amministrazione e del PD sarà quella di schierare le forze dell’ordine contro i cittadini e di trattare i pignataresi come delinquenti. Del resto chi è convinto delle proprie ragioni non dovrebbe avere timore di un confronto pubblico più volte richiesto e finora rifiutato. Ricordiamo, per inciso, che il Consiglio comunale è comunque pubblico e che se ai cittadini verrà impedito di ascoltare sarà l’ennesima dimostrazione che la legalità, di cui tanto si parla, vale solo quando conviene.
Che cosa vi aspettate da questa vertenza?
Innanzitutto, ci aspettiamo che la comunità si riprenda la parola laddove le istituzioni collezionano fallimenti. La verità è che, imbrigliati nelle strette maglie dell’austerity, gli enti locali scaricano il costo della propria incapacità sulle popolazioni. E questo è inaccettabile. Ci aspettiamo soprattutto che si diffonda la consapevolezza che gli effetti di politiche decise a Roma e Bruxelles si dipanano sui territori in cui viviamo, incidendo, come già ampiamente avviene, impietosamente sulle nostre vite. E dal momento che non possiamo prendere un aereo ed andare tutti in Belgio per farci sentire, sarà necessariamente con una lotta sul territorio che dovremo invertire la tendenza. Le necessità di bilancio imposte da una crisi che noi non abbiamo prodotto non possono prevalere sulle nostre esistenze, sottraendoci il presente e privandoci del futuro. Una ribellione a questa catastrofe è necessaria ed urgente. Chi si rifiuta di comprenderlo magari conserverà la poltrona per qualche tempo, ma è destinato ad un fallimento certo.
Quali saranno le prossime mosse del Tempo Rosso, concretamente, sul fronte delle lotte all’insolvenza e a favore del reddito garantito?
Questo è un tema molto complesso. A livello nazionale c’è una discussione in atto. Certamente si tratta, da un lato, di sperimentare nuove forme di iniziativa politica che parlino il linguaggio della riappropriazione delle risorse, del territorio ma anche della temporalità della propria vita. Percorsi che in parte vivono anche grazie ai movimenti per la difesa del territorio contro la speculazione. Dall’altro lato occorrerà ripensare a nuove ed inedite prospettive di insubordinazione e mutualismo. E probabilmente non è un caso che questo discorso prenda corpo, in Terra di Lavoro, proprio a Pignataro Maggiore che fu la terra di Bartolomeo Scorpio.