Chi volle Francesco Passaro sulla poltrona di liquidatore di “Matese Ambiente Srl”? Emergono altri particolari

Chi volle Francesco Passaro sulla poltrona di liquidatore di “Matese Ambiente Srl”? Emergono altri particolari

PIGNATARO M. – In risposta a un nostro articolo del 19 marzo 2014, nel quale riferivamo che Francesco Passaro accettò spericolatamente la carica di liquidatore in un carrozzone per la raccolta dei rifiuti colpito da interdittiva antimafia, “Matese ambiente srl”, lo stesso dottor Passaro – prendendo la parola a Pignataro Maggiore nel corso del Consiglio comunale “aperto” del 20 marzo 2014 sulla stangata della Tares – ha fornito una spiegazione con la quale ha indubbiamente confermato di non essere uno sprovveduto. Francesco Passaro, infatti – attuale liquidatore di un altro carrozzone mangiasoldi per la raccolta dei rifiuti, la “Pignataro patrimonio srl” (socio unico l’Ente Comune di Pignataro Maggiore) – ha affermato che la sua nomina a liquidatore della “Matese ambiente srl” avvenne ad opera della “parte pubblica”, facendo così involontariamente pensare (come alcuni vanno dicendo in giro a Pignataro Maggiore) che si trattò di una missione speciale voluta dal prefetto per mettere le cose a posto nella società colpita da interdittiva antimafia.

La spiegazione di Passsaro (che, per la verità, non ha mai tirato in ballo il prefetto, ma solo una non meglio precisata “parte pubblica”) è furba, ma vorremmo ricordargli che pure noi di “Pignataro Maggiore News” – forse non infondatamente – abbiamo fama di essere dei ragazzi svegli. Le cose stanno, carte alla mano, nel modo che andiamo a riferire, a beneficio del dottor Francesco Passaro (che lo sa benissimo), del sindaco di Pignataro Maggiore Raimondo Cuccaro (che forse non lo sa) e dei nostri pochi ma affezionati lettori che sicuramente non sanno nulla del caso “Matese ambiente srl”.

La “Matese ambiente srl” aveva un capitale sociale così suddiviso: 51 per cento di proprietà della parte pubblica (il Consorzio intercomunale per i rifiuti CE/1), 49 per cento appannaggio della parte privata (la “Green Line srl”). Il 14 aprile 2008 la Prefettura di Caserta emise un’interdittiva antimafia a carico della “Matese ambiente srl” come logica conseguenza delle controindicazioni nei confronti della “Green Line srl”, quest’ultima raggiunta da analogo provvedimento perché riconducibile al politico-imprenditore “casalese” Nicola Ferraro, ben noto alle cronache giudiziarie anticamorra. A soli tre giorni dall’emissione dell’interdittiva antimafia del 14 aprile2008, indata 17 aprile 2008, si svolse una riunione tra il presidente del Consorzio CE/1, Gianluigi Santillo, e i sindacati dei dipendenti di “Matese ambiente srl” per imbarcare nella “parte pubblica” tutti e 78 i lavoratori del carrozzone. Il verbale di quella riunione è davvero molto interessante perché ci informa che era presente anche il “nostro” dottor Francesco Passaro, all’epoca nella veste di “consulente” del Consorzio CE/1; prese la parola pure un lavoratore, immaginiamo molto ascoltato in quella sede, Luigi Ferraro, fratello del più conosciuto Nicola Ferraro. “Il dipendente Luigi Ferraro – si legge a verbale – chiede che venga conservato il suo livello contributivo. Il Presidente Santillo si riserva di valutare tale richiesta in seguito”. Va ricordato che il rapporto per la raccolta dei rifiuti tra il Consorzio CE/1 e la “Matese ambiente srl” era stato già cancellato in data precedente all’interdittiva antimafia, per inadempienza contrattuale, per la precisione il 14 febbraio 2008.

Il dottor Francesco Passaro – in un contesto dove appare sempre l’ombra di Nicola Ferraro, o del fratello Luigi Ferraro, o dei suoi amici o dei suoi prestanome –, consulente del Consorzio CE/1, venne nominato liquidatore della “Matese ambiente srl” il 13 maggio 2008 (per restare in carica fino al 13 novembre 2008), come egli stesso ha voluto sottolineare, e come si è fin dall’inizio riferito in questo articolo, dalla “parte pubblica”. Ma chi era la “parte pubblica”, di quale metafisica, sovraordinata, salvifica e padreternistica entità di trattava? A Pignataro Maggiore qualcuno – lo ripetiamo – ha messo in giro la voce che Francesco Passaro fosse stato nominato “dal prefetto per metter le cose a posto”. Non è così. Abbiamo tra le mani il verbale dell’assemblea straordinaria della società “Matese ambiente srl” del 13 maggio 2008, dove si vede subito quale è la “parte pubblica”: si tratta del Presidente del Consorzio CE/1, Gianluigi Santillo, ex sindaco di San Potito Sannitico, che – ascoltato dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti il 13 maggio 2010 – dichiarò di avere un’importante amicizia. Sapete chi è il grande amico di Santillo? Avete indovinato: Nicola Ferraro. Un’amicizia che ha procurato qualche grattacapo a Gianluigi Santillo, quando i valorosi magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, nell’ambito dell’inchiesta “Normandia”, lo iscrissero nel registro degli indagati e ne chiesero il rinvio a giudizio, unitamente a Sebastano Ferraro e Nicola Ferraro, con il seguente capo di imputazione: “per il delitto p. e p. dagli artt. 81, 110, 112 n. 1, 56-353, co. I° e II°, 61 n. 9 c. p. 7 D.L. 152/91, perché in concorso tra loro e nelle qualità di seguito indicate, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso attraverso un accordo specifico intervenuto a monte tra il Nicola FERRARO nella sua doppia qualità di imprenditore e politico legato al clan dei Casalesi ed il sindaco di San Potito Sannitico, compivano atti idonei diretti in modo non equivoco a pilotare l’assegnazione della gara a favore di FERRARO Sebastiano, soggetto affiliato al clan dei Casalesi, o qualunque altro imprenditore da quest’ultimo indicato, al duplice fine di favorire l’imprenditore appartenente alla organizzazione camorristica e di garantire un compenso agli amministratori pubblici quantificabili nel 5% sull’ammontare netto del prezzo dell’appalto”. Accuse dalle quali Gianluigi Santillo è stato assolto dal Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Napoli il 28 giugno 2011.

Gianluigi Santillo nominò – come si è visto – quale liquidatore della “Matese ambiente srl” in rappresentanza della “parte pubblica” il dottor Francesco Passaro, mentre l’altro liquidatore fu individuato dall’assemblea dei soci del Consorzio CE/1 (cioè sempre ad opera di Santillo, amico di Nicola Ferraro) nella persona di Pietro Natale, quest’ultimo ritenuto dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli il prestanome di Nicola Ferraro nella “Green Line srl”. Sempre nelle carte dell’inchiesta “Normandia” si legge il seguente capo di imputazione: “FERRARO Nicola, FERRARO Luigi, NATALE Pietro, CECORO Annamaria (quest’ultima moglie di Pietro Natale) per il delitto p. e p. dagli artt 81 e110 C.P., art. 12 quinquies d. l. n. 306 del08/06/1992conv. in legge n. 356 del07/08/1992e art. 7 d. l. n. 152 del13/05/1991conv. l. n. 203 del12/07/1991, perché, in concorso e previo accordo fra loro, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale e di sequestro preventivo e confisca di beni frutto di reimpiego di capitali illeciti, nonché al fine di consentire l’espletamento di condotte di riciclaggio e reimpiego di capitali di provenienza illecita,  FERRARO Nicola e FERRARO Luigi, istigatori ed organizzatori, attribuivano fittiziamente la titolarità e la disponibilità delle quote della società GREEN LINE srl a NATALE Pietro e CECORO Annamaria, che le acquistavano consapevoli dello scopo, restando in realtà la proprietà di fatto dell’ente giuridico in capo ai fratelli Ferraro e specificamente: in data23.07.2004FERRARO Luigi cedeva a FERRARO Nicola  e NATALE Pietro le proprie quote societarie; in data8.04.05FERRARO Nicola cedeva a NATALE Pietro e CECORO Annamaria le proprie quote sociali, che restavano gli unici soci”. E ancora: “FERRARO Nicola, NATALE Pietro, CECORO Annamaria per il delitto p. e p. dagli artt 81 e110 C.P., art. 12 quinquies d. l. n. 306 del08/06/1992conv. in legge n. 356 del07/08/1992e art. 7 d. l. n. 152 del13/05/1991conv. l. n. 203 del12/07/1991, perché, in concorso e previo accordo fra loro, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale e di sequestro preventivo e confisca di beni frutto di reimpiego di capitali illeciti, nonché al fine di consentire l’espletamento di condotte di riciclaggio e reimpiego di capitali di provenienza illecita,  FERRARO Nicola istigatore ed organizzatore, attribuiva fittiziamente alla società  GREEN LINE srl ed ai sui fittizi titolari, NATALE Pietro e CECORO Annamaria, che l’ acquistavano consapevoli dello scopo, due spazzatrici, due compattatori e tre Ape Car, per un importo complessivo di 120 mila euro, che il FERRARO acquistava dalla WORD Machine s.r.l. e faceva fatturare alla Green Line, con pagamenti dilazionati fra il21.03.06ed 21.08.06”.

Non conosciamo i più recenti sviluppi della vicenda giudiziaria per tutte le persone citate nei capi di imputazione, che abbiamo riportato solo per far capire il contesto delle amicizie di Nicola Ferraro. E per sottolineare quale era la qualità della “parte pubblica” che aveva voluto il dottor Francesco Passaro sulla poltrona di liquidatore della “Matese ambiente srl”. Per quanto riguarda la “parte privata”, invece, davvero non c’è bisogno di aggiungere altro. Siamo ridotti così nella sfortunata provincia di Caserta: la “parte pubblica” (con i soldi dei cittadini) sente il bisogno di mettersi in società con Nicola Ferraro e i suoi prestanome (“Green Line srl”).

Sempre nel corso del suddetto Consiglio comunale di Pignataro Maggiore del 20 marzo 2014, il dottor Francesco Passaro aveva detto di considerare la nomina a liquidatore della “Matese ambiente srl” una medaglia. Contento lui. Non sappiamo se della presunta medaglia passariana – sbagliando – è contento anche il sindaco Raimondo Cuccaro. Ma non tutti, a Pignataro Maggiore, sono contenti. In capo al dottor Francesco Passaro – bisogna sottolinearlo con forza – c’è una pesante responsabilità “politica” (in senso lato): da liquidatore della “Matese ambiente srl” coltivò in maniera molto combattiva un ricorso al Tribunale amministrativo regionale della Campania di Napoli per chiedere l’annullamento dell’interdittiva antimafia emessa dal prefetto di Caserta. Ma – come abbiamo riferito nel nostro articolo del 19 marzo 2014 -, con sentenza che pubblichiamo di nuovo in coda a questo articolo, i giudici del Tar ritennero fondate le accuse emerse a seguito di penetranti indagini di polizia giudiziaria. Passaro, insomma, non prese in mano le redini della “Matese ambiente srl” per volontà del prefetto, ma per decisione di un amico di Nicola Ferraro; e, anzi, Passaro, da liquidatore del carrozzone, si batté con estrema decisione contro l’interdittiva antimafia emessa dalla prefettura.

Solo un’ultima annotazione, sicuramente superflua (in ossequio alla nostra fissazione per la precisione e la correttezza): nella carte della richiamata inchiesta “Normandia” della Direzione distrettuale antimafia di Napoli – dove pure, in alcune intercettazioni  a carico di Nicola Ferraro e di altri soggetti, si parla della “Matese ambiente srl” – non appare mai, in alcun modo, il nome del dottor Francesco Passaro.

Matese-ambiente-sentenza-Tar

Rassegna stampa

articolo di Rosa Parchi

da pignataronews.myblog.it

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