Caso “gassificatore”: scende in campo anche la propaganda favorevole al progetto di Antropoli

Caso “gassificatore”: scende in campo anche la propaganda favorevole al progetto di Antropoli

CAPUA – Un commentatore appena obiettivo, di fronte all’ennesimo progetto che prevede la realizzazione di un eco mostro in provincia di Caserta, dovrebbe quanto meno sentire puzza di bruciato. Il sospetto non deriva da posizioni oscurantiste o da un atteggiamento retrogrado di chi rifiuta il progresso, o – ancora peggio – da chi vorrebbe tutelare chissà quali interessi. Ma, molto semplicemente, dai ragionamenti di persone che conoscono almeno un po’ i politici e la criminalità organizzata in questa zona.

Innanzitutto cominciamo a chiamare ogni cosa con il proprio nome. Quello che l’assessore Mastellone presenta come un “gassificatore” (una finezza pari a quella utilizzata per identificare le prostitute con il più raffinato termine “escort”) a livello normativo è equiparato a un impianto di incenerimento (come recita l’articolo 2 comma 1 Dlgs 133/05). Fatta questa premessa, bisognerebbe sfatare un altro mito e cioè quello che vorrebbe la camorra contraria agli inceneritori e favorevole alle discariche. Niente di più falso, sia dal punto di vista “metodologico” che dal punto di vista storico. La criminalità organizzata “investe” su tutto quello che crea guadagno e se ha la possibilità di arricchirsi con tali impianti in luogo delle discariche, non se ne fa un problema. Tanto è vero che tra il 2006 e il 2008, nel bel mezzo del passaggio di “competenze” del settore rifiuti dall’ala bidognettiana a quella di Francesco Schiavone “Sandokan”, il clan dei “casalesi” pare fosse favorevole alla localizzazione di un termovalorizzatore a Santa Maria la Fossa.

Sgombrato il campo dai miti artatamente costruiti sulla camorra, un capitolo a parte meriterebbe tutta la questione legata al controllo di queste strutture di incenerimento dei rifiuti da parte della politica. Non servono doti divinatorie per capire che la gestione del ciclo dei rifiuti in Campania – ancora oggi – sta scatenando uno scontro tra due schiere politiche contrapposte, che a stento si riconoscono nei partiti. Anzi, sono assolutamente trasversali e hanno due punti di riferimento: Domenico Zinzi e Nicola Cosentino. Ognuno dei due ha un gruppo imprenditoriale di riferimento che vorrebbe curare tale delicato ambito. Ma questa è una storia che va raccontata in un altro momento, adesso giova parlare soltanto di questa contrapposizione per inquadrare la vicenda “gassificatore”.

A Capua il tutto si è tradotto nello scontro tra il sindaco Carmine Antropoli e il presidente del Consiglio regionale, Paolo Romano. Il primo interessato a una importante carriera politica e per questo pronto ad appoggiare la scelta fatta da chi non appartiene al suo partito (Zinzi e “suoi” professori universitari della Sun casertana), il secondo grande nemico del primo e uomo legato a doppio filo a Cosentino (per rapporti politici e imprenditoriali). Antropoli, strenuo sostenitore del progetto, sta mettendo in campo ogni strumento per assicurarsi quel progetto che potrebbe salvare il suo Comune dal dissesto finanziario e vincere la partita politica contro l’”odiato” Romano.

In questa crociata, i soliti opportunisti, che usano l’informazione per qualche recondito tornaconto, sono subito corsi in soccorso del primo cittadino. Ormai non si contano gli articoli di fior di opinionisti, i quali vorrebbero far credere che l’unico prodotto dell’inceneritore sarà l’essenza dei fiori più profumati. Per fortuna, però, in pochi credono a queste fandonie e al momento la difesa di Antropoli continua a essere debole. A nulla sono valse le apologie sulla biografia del medico “senza macchia e senza peccato”, tutte vanificate – anche ex ante – dal confronto che il primo cittadino ebbe qualche mese fa con l’oncologo Antonio Marfella. Il simpatico medico napoletano, che non fa il politico come il suo illustre collega, ma che sul piano della salute pubblica ha tanto da insegnare a magistrati e giornalisti, mise a tal punto sotto pressione Antropoli, che il poverino fu costretto ad abbandonarsi all’infelice asserzione secondo la quale il gassificatore sarebbe alimentato a “Cip 6”. Più che uno scivolone, la tragica realtà di un amministratore che non ha nemmeno piena contezza della situazione. Insomma, di fronte a cotante argomentazioni, fatte di stupidaggini e ragioni pretestuose, anche la difesa dell’inceneritore diventa alquanto ardua.

Davide De Stavola

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