Diffamazione: archiviata la querela della Cioffo ai giornalisti Palmesano e De Stavola

Diffamazione: archiviata la querela della Cioffo ai giornalisti Palmesano e De Stavola

PIGNATARO M. – Il Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dottoressa Ivana Salvatore, su conforme richiesta della Procura della Repubblica (pubblico ministero dottoressa Manuela Persico) ha disposto l’archiviazione della querela presentata dalla magliocchiana Annunziata Cioffo detta Tina per un articolo pubblicato dal quotidiano online www.pignataronuova.it, querela a seguito della quale erano stati iscritti nel registro degli indagati i giornalisti Enzo Palmesano e Davide De Stavola con l’accusa di diffamazione a mezzo stampa. Nel collegio di difesa, tra gli altri, l’avvocato Luciano Polizzi, con studio legale in Pignataro Maggiore.

Come si legge nel decreto di archiviazione a firma della dottoressa Ivana Salvatore, depositato il 3 aprile 2014, “la richiesta di archiviazione del pubblico ministero deve essere accolta, ricorrendo nella specie quanto meno i presupposti dell’esimente del diritto di critica”. Il Giudice delle indagini preliminari così prosegue: “Deve, invero, osservarsi che secondo il consolidato orientamento della giurisprudenza di legittimità la sussistenza dell’esimente del diritto di critica presuppone, per sua stessa natura, la manifestazione di espressioni oggettivamente offensive della reputazione altrui, la cui offensività possa, tuttavia, trovare giustificazione nella sussistenza del diritto di critica, a condizione che l’offesa non si traduca in una gratuita ed immotivata aggressione alla sfera personale del soggetto passivo ma sia contenuta (requisito della continenza) nell’ambito della tematica attinente al fatto dal quale la critica ha tratto spunto, fermo restando che, entro tali limiti, la critica, siccome espressione di valutazioni puramente soggettive dell’agente, può anche essere pretestuosa ed ingiustificata, oltre che caratterizzata da forte asprezza (cfr. Cassazione Penale, Sezione V, 13 dicembre 2010, numero 3047, rv. 249708). Al riguardo, si è in particolare affermato che ai fini del riconoscimento del diritto di critica non può prescindersi dal requisito della verità del fatto storico ove tale fatto sia posto a fondamento  della elaborazione critica, non potendosi evidentemente ascrivere a un soggetto specifici comportamenti mai tenuti o espressioni mai pronunciate, per poi esporlo a critica come se quei fatti o quelle espressioni fossero effettivamente a lui riferibili (cfr. Cassazione Penale, Sezione I, 27 settembre 2013, numero 40930, rv. 257794). Tuttavia il rispetto della verità del fatto assume in riferimento all’esercizio del diritto di critica politica un rilievo necessariamente affievolito rispetto alla diversa incidenza sul versante del diritto di cronaca, in quanto la critica, quale espressione di opinione meramente soggettiva, ha per sua natura carattere congetturale, che non può, per definizione, pretendersi rigorosamente obiettiva ed asettica. Il limite immanente all’esercizio del diritto di critica (continenza) è, pertanto, essenzialmente quello del rispetto della dignità altrui, non potendo lo stesso costituire mera occasione per gratuiti attacchi alla persona ed arbitrarie aggressioni al suo patrimonio morale, tali da trasmodare in una vera e propria aggressione verbale del soggetto criticato (cfr. Cassazione Penale, Sezione V, 28 ottobre 2010, n. 4938, rv. 249239; nello stesso senso Sezione V, 23 febbraio 2011, numero 15060, rv. 250174)”.

“Tanto premesso – sottolinea inoltre il Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere -, nel caso di specie non può dirsi violato il presupposto della verità del fatto storico, atteso che la circostanza relativa al conferimento di un incarico in favore dell’avvocato Zara da parte dell’Amministrazione comunale di Pignataro Maggiore è di fatto riconosciuta anche dalla persona offesa (cfr. nota a firma di quest’ultima in atti), ferma restando la diversa lettura offerta da Cioffo Annunziata in merito al contesto in cui si cala la vicenda. Né può affermarsi che le espressioni contenute nell’articolo incriminato, pur se ovviamente intese a denunciare una contiguità di rapporti tra la Cioffo e il sindaco di Pignataro Maggiore, si risolvono effettivamente in una gratuita aggressione verbale della persona offesa, lesiva della sua dignità. Invero, aldilà del fatto che non si ravvisa nell’articolo alcuna insinuazione circa l’esistenza di profili di corruzione riconducibili alla Cioffo o alla menzionata Amministrazione comunale, va detto che lo scritto appare sostanzialmente stimolare una riflessione – con toni certo aspri ma non tali da superare il limite della continenza – sul contesto politico locale di Pignataro Maggiore e sulla rete di rapporti tessuti dal sindaco, con modalità ritenute evidentemente dal giornalista poco trasparenti. Si tratta, in definitiva, della rappresentazione di un giudizio critico dell’autore dell’articolo riconducibile all’alveo di manifestazione del pensiero, in quanto tale non punibile alla luce dei principi sopra richiamati”.

“In tale contesto – conclude il Giudice delle indagini preliminari dottoressa Ivana Salvatore -, del tutto superflui appaiono i supplementi istruttori indicati dall’opponente, trattandosi di approfondimenti non in grado di incidere sulla operatività della richiamata esimente. Ne consegue che – quantomeno ex articolo 125 disposizioni attuative Codice di procedura penale – gli elementi raccolti in fase di indagine non appaiono idonei, sotto il profilo evidenziato, a sostenere il dibattimento ed inducono ad accogliere la richiesta di archiviazione del PM”.

Ricordiamo, a beneficio di chi si fosse aggiunto solo recentemente alla schiera dei nostri pochi ma affezionati lettori, che la querelante Tina Cioffo – che si presenta come giornalista pubblicista, collaboratrice del quotidiano “Il Mattino” e dirigente dell’Associazione “Libera” in provincia di Caserta –, con i suoi avvocati, si era opposta alla richiesta di archiviazione e il Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere aveva convocato la Camera di consiglio. L’inchiesta giornalistica oggetto di querela fu pubblicata in data 23 gennaio 2011, con il titolo: “Ecco finalmente il dossier che vi svela come mai Libera e Don Ciotti credono che Magliocca e altri sindaci siano concretamente contro la camorra”, sommario: “Questo è il sistema: tu mi dai un incarico professionale al Comune di Pignataro e noi scriviamo bene di te e veniamo a fare manifestazioni antimafia nel tuo Comune… tanto don Ciotti non ne saprà mai niente”. Un articolo che si inseriva nella durissima polemica sulla scandalosa gestione dei beni confiscati alla camorra a Pignataro Maggiore, sulla carta acquisiti al patrimonio indisponibile del Comune ma in realtà rimasti nelle mani delle cosche, con gravissima responsabilità dell’allora sindaco Giorgio Magliocca. Come è noto, Giorgio Magliocca fu arrestato l’11 marzo 2011 con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e omissione di atti d’ufficio con l’aggravante camorristica; miracolosamente assolto in primo grado, con il rito abbreviato, dal Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Napoli “perché il fatto non sussiste”, è ora in attesa della sentenza del processo d’appello chiesto dal valoroso pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, dottor Giovanni Conzo (prossima udienza il 24 giugno 2014).

Sempre a beneficio di eventuali nuovi lettori, riportiamo di seguito uno stralcio dell’articolo che fu pubblicato su “Pignataro Maggiore News” il 13 luglio 2013, al momento della richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero: “Giorgio Magliocca e il marito di Tina Cioffo (Giovanni Zara, sindaco di Casapesenna fino al 10 febbraio 2009, eletto il 13 aprile del 2008), inoltre, appartenevano alla stessa covata politica e amicale, in quanto entrambi legatissimi all’ex senatore Pdl ex An di Casal di Principe, avvocato Gennaro Coronella, quest’ultimo conosciuto a Pignataro Maggiore come – in dialetto casalese – “’u cumper’ Genner’” perché testimone di nozze del pluri-indagato e pluri-imputato ex sindaco pignatarese. Coincidenza volle che – mentre si sviluppavano iniziative di facciata, con l’assurdo contributo di “Libera”, per creare la leggenda inventata di sana pianta di “Giorgio Magliocca sindaco anticamorra” – l’Amministrazione comunale di Pignataro Maggiore, con deliberazione di Giunta numero 173 del 23 ottobre 2007, affidò un succoso incarico professionale a Giovanni Zara, avvocato di fresca iscrizione all’albo con la data del 5 ottobre 2007, all’epoca consigliere comunale di Casapesenna.  Una bella dimostrazione di cameratesca amicizia dal “cumper’” di Coronella Giorgio Magliocca al guaglione di Coronella Giovanni Zara. Poteva passare sotto silenzio – giornalisticamente parlando – una vicenda del genere? Lo chiediamo alla giornalista Tina Cioffo, anche se – avendo presentato querela – di certo non vorrà darci ragione. Ma anche lei sa che i giornalisti di www.pignataronuova.it erano nel giusto. Del resto pure in altre vicende il quotidiano online (che ha purtroppo cessato le pubblicazioni), di cui era editore e direttore editoriale il giornalista Salvatore Minieri e direttore responsabile Davide De Stavola, ha scoperchiato imbarazzanti altarini, senza fermarsi davanti ad alcun santuario che si vorrebbe inviolabile. Noi giornalisti pignataresi facciamo i giornalisti, non gli impiegati, gentile collega Tina Cioffo.

E in quell’inchiesta giornalistica che tanto è dispiaciuta a Tina Cioffo non c’era nulla di diffamatorio. Non a caso, il pubblico ministero dottoressa Manuela Persico ha chiesto l’archiviazione del procedimento penale “perché il fatto non costituisce reato”. In particolare – aggiunge il Pm – “la frase secondo cui ‘questo è il sistema: tu mi dai un incarico professionale al Comune di Pignataro e noi scriviamo bene di te e veniamo a fare manifestazioni antimafia nel tuo Comune… tanto Don Ciotti non ne saprà mai niente’ appare avere in sé un contenuto di mera riflessione critica ed essere solo espressione del diritto di manifestazione del pensiero del giornalista redattore”.

Per concludere, vorremmo dare un consiglio sincero e disinteressato alla famiglia Zara-Cioffo: evitate di avere a che fare con soggetti discussi (come Giorgio Magliocca e altri), altrimenti c’è il rischio di trovarsi in situazioni spiacevoli e imbarazzanti. Come si sa, Giovanni Zara (unico candidato, senza avversari) fu eletto primo cittadino di Casapesenna per volontà del potente ex sindaco Fortunato Zagaria, che nell’Amministrazione Zara ritagliò per sé la carica di vice-sindaco. Fortunato Zagaria fu poi arrestato, a seguito di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, perché aveva ordito un complotto per mandare a casa Giovanni Zara, sindaco pesantemente minacciato perché “colpevole” tra l’altro di diffondere – nel paese dell’altro Zagaria, il superboss “don” Michele – coraggiose dichiarazioni contro la camorra e a sostegno delle forze dell’ordine che arrestavano i latitanti. Dichiarazioni in cui – ne siamo certi – c’era pure il lodevole zampino della moglie giornalista Tina Cioffo. Tutta la nostra solidarietà a Giovanni Zara (e alla moglie) per la vicenda, appena descritta, che lo vide acerrimo e coraggioso avversario di Fortunato Zagaria e dello strapotere del boss Michele Zagaria. Ma a noi, se qualcuno ci dicesse di candidarci a sindaco con un’unica lista, senza avversari, in una pericolosa città come Pignataro Maggiore la “Svizzera dei clan” (o Corleone o, nel caso, Casapesenna), non ci prepareremmo a fare una campagna elettorale con il Fortunato Zagaria di turno, ma chiameremmo subito i carabinieri. Né ci sogneremmo mai – anche se fosse “cumper’” di qualche amico – di dare man forte a soggetti come Giorgio Magliocca che lasciava i beni confiscati nelle mani della camorra e che, alla vigilia delle elezioni comunali di Pignataro Maggiore del 2002, quando fu eletto sindaco per la prima volta, da consigliere provinciale di An (lo stesso partito dell’ex senatore Gennaro Coronella e dell’ex sindaco Giovanni Zara) si incontrò almeno tre volte con il boss mafioso Lello Lubrano ucciso in un agguato il 14 novembre 2002”.

È tutto, per ora, cari lettori di “Pignataro Maggiore News”. Sarete anche voi – come noi – contenti del fatto che, ancora una volta, non c’è stata alcuna diffamazione, solo un sacrosanto diritto di critica politica. Concludiamo citando, a modo nostro, la celebre battuta di un vecchio film: “É il giornalismo, bellezza!”.

Rassegna stampa

articolo di Rosa Parchi

da pignataronews.myblog.it

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