CALVI R. – Il 4 aprile scorso, con nota 5/44 i carabinieri della stazione di Sparanise hanno messo sotto sequestro penale una vasta area della zona denominata ex Pozzi, per la pericolosa presenza di liquidi e rifiuti che ricadono direttamente (come si legge dal verbale dei militari) nel terreno e sui pavimenti di alcuni capannoni superstiti della vecchia zona industriale.
Poco più di un mese dopo, il 19 maggio, il Dipartimento di Prevenzione UOPC ambito 4 di Capua, distretto sanitario 22, ha espresso parere non favorevole alla realizzazione di un impianto di biomasse nella zona in oggetto.
Giorni prima, il 14 maggio, l’Arpac – Dipartimento di Caserta ha certificato che le due centraline di rilevamento qualità dell’aria, poste al confine dei comuni di Calvi Risorta, Pignataro e Sparanise, hanno più volte registrato, nel corso del 2013, il superamento dei livelli di sicurezza per la salute umana.
Ma già all’inizio del 2014, (sopralluogo del 15 gennaio) tecnici dell’Arpac avevano rilevato nell’area ex Pozzi/Ginori la presenza di fusti in cattivo stato di conservazione con il contenuto pericoloso spesso caduto sul terreno.
Nel 1998, a firma dell’ingegnere Pietro Martino, veniva stilato un verbale di carotaggio che parlava di rifiuti pericolosi nella zona in questione.
Ma sembra essere servito proprio a nulla tutto il lavoro di ricognizione e salvaguardia messo in campo dai tecnici e dalle autorità. Qualche giorno fa, la società Iavazzi Ambiente Scarl (proprietaria di quell’area e beneficiaria di un massiccio finanziamento governativo per realizzare una centrale a biomasse), con nota protocollata al Comune di Calvi Risorta, ha chiesto autorizzazione all’Ente di procedere all’escavazione di un pozzo in piena zona segnalata come potenzialmente inquinata.
Insomma, nonostante i dinieghi e i pieni riscontri tecnici che attestano l’assoluta insalubrità della zona, la cordata Iavazzi Ambiente Scarl prosegue nei suoi lavori di realizzazione, molto presumibilmente, di un indotto per la costruzione della centrale a biomasse.
Anche qui, come a Capua, l’impianto a biomasse svetterà a poco più di 300 metri dagli scavi dell’antichissima area archeologica dell’Antica Cales: cittadina etrusco-ausone con impianti pubblici ancora in piedi, strade romane, resti di strutture e uno dei teatri più antichi e suggestivi del mondo che, per uno strano scherzo del destino, sarà il monumento più invaso dalla puzza dei rifiuti delle biomasse, vista la sua dislocazione in un’area del parco antico a poche centinaia di metri dall’area acquistata dalla Iavazzi Ambiente.
Salvatore Minieri