AFRAGOLA – E’ attesa per l’11 marzo prossimo la sentenza della Terza Sezione Penale(Collegio A), del Tribunale di Napoli, circa il processo che vede imputato l’ex Senatore PdL Vincenzo Nespoli, sul quale pesa l’accusa di bancarotta fraudolenta. Nel corso dell’ultima udienza del procedimento giudiziario che lo interessa, il Procuratore aggiunto, Vincenzo Piscitelli, ha richiesto, per lui, una richiesta di condanna a sette anni e mezzo di reclusione. Stando alla tesi della Pubblica Accusa, l’ex parlamentare berlusconiano, nonché Sindaco di Afragola, avrebbe avuto un ruolo determinante nella vicenda del fallimento della Cooperativa di vigilanza privata “La Gazzella”, fallita con un passiva da 25 milioni di Euro, quasi tutti per debiti verso l’INPS. Non solo. Tra i rilievi che vengono mossi a Viespoli, figura anche la tesi che le somme che dovevano essere versate per i contributi a favore dei dipendenti, sarebbero stati dirottati su un fondo occulto, utilizzato per finanziare una maxi speculazione edilizia ad Afragola, gestita dalla società immobiliare “ Sean”, che, per gli investigati, farebbe capo alla moglie dell’ex senatore e ad un nipote di questi, Camillo Giacco, attuale consigliere comunale di opposizione. Dopo la requisitoria del P.M. Piscitelli, la parola è passata all’Avvocato Rosario Pagliuca, che, con n’arringa durata ben quattro ore, ha rimandato al mittente ogni addebito ascritto al suo assistito, dichiarandone la piena estraneità ai fatti contestatigli. Perfino quello di aver aggravato il dissesto finanziario del comune con l’assunzione di trenta nuovi dipendenti, che, per Piscitelli e compagnia, avrebbe avuto fini meramente elettorali. Non solo di questo. Vincenzo Nespoli nonostante il fallimento annunciato de “ La Gazzella”, avrebbe compromesso ancora di più il già grave dissesto finanziario con l’assunzione di trenta nuovi dipendenti, per fini puramente elettorali. Un quadro di responsabilità a tinte fosche, l’avvocato Rosario Pagliula, difensore dell’esponente politico, ha rimandato al mittente, nel corso di un’arringa durata oltre quattro ore, durante le quali ha ribattuto punto su punto su tutte le accuse del pubblico ministero, chiedendo alla corte l’assoluzione piena del suo assistito. A questo punto, non resta che attendere il verdetto dell’11 marzo a venire, per la quale si registra un interessa crescente non solo in ambito afragolese.
Daniele Palazzo