PIGNATARO M. – Le cene al ristorante “Ebla” di Triflisco tra l’alemanniano d’acciaio Giorgio Magliocca e il boss mafioso Raffaele Lubrano detto “Lello” sono “provate dalle risultanze processuali”. E’ quanto si legge tra l’altro nelle motivazioni della sentenza della Corte d’Appello di Napoli con la quale l’ex sindaco di Pignataro Maggiore è stato assolto dalle imputazioni di concorso esterno in associazione mafiosa e omissione di atti d’ufficio con l’aggravante camorristica. Secondo i giudici d’appello – come per quello di primo grado – non c’è la prova di uno scellerato patto di scambio tra il giovane e rampante politico e il boss della potente e sanguinaria consorteria criminale. Ma, allo stesso tempo, non c’è dubbio alcuno sul fatto che alla vigilia delle elezioni amministrative del 2002, nelle quali sarebbe stato eletto sindaco per la prima volta, Giorgio Magliocca, da consigliere provinciale di An in carica, sentì il bisogno di incontrarsi con Lello Lubrano, figlio del capobastone di Pignataro Maggiore Vincenzo Lubrano e genero del mammasantissima di Marano di Napoli Lorenzo Nuvoletta.
Nelle motivazioni della sentenza – depositate il 9 marzo 2015 – si legge ancora che “dalle dichiarazioni dei testi, Parisi Francesco e Cuccaro Eliseo (…) non emerge quali fossero le intese illecite tra i due commensali”. Eliseo Cuccaro (allora dirigente dei giovani di “Forza Italia”, legatissimo all’ex sottosegretario Nicola Cosentino) era l’accompagnatore di Giorgio Magliocca alle cene all’“Ebla”; Lello Lubrano – poi ucciso in un agguato il 14 novembre 2002 – era scortato da Francesco Parisi, quest’ultimo recentemente condannato (insieme con il cognato Raffaele Lubrano, cugino di Lello Lubrano) per il tentato omicidio del camorrista Michele Lettieri. Insomma, una compagnia – quella delle cene al ristorante “Ebla” – sicuramente idonea per discutere con competenza del futuro politico-amministrativo di Pignataro Maggiore, famigerata città tristemente conosciuta quale “Svizzera dei clan”. Si legge sempre nelle citate motivazioni della sentenza della Corte d’Appello: “Il Parisi descrive, in modo piuttosto inverosimile, uno scenario di dialoghi sereni sulle problematiche che affliggevano il Comune di Pignataro e le soluzioni da assumere nell’interesse del paese. Il Lubrano avrebbe offerto il suo sostegno durante la campagna elettorale senza pretendere nulla in cambio e il Magliocca, dunque, non promise favori nell’amministrazione dei beni confiscati in cambio dell’appoggio elettorale”.
Gli incontri tra Giorgio Magliocca e Lello Lubrano non sono mai stati messi in discussione dalla magistratura, le cene sono vere. La Corte d’Appello ha confermato quanto sancito in precedenza dal giudice di primo grado e – nella fase cautelare – dalla Corte di Cassazione.
Rassegna stampa
articolo di Rosa Parchi
da pignataronews.myblog.it